Editoriale

Bombardare i barconi è un’assurdità, del Prof. Avv. Vincenzo Musacchio

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Dopo la ultime stragi in mare al largo della Libia, in cui hanno perso la vita circa mille migranti, da più parti si è tornati a chiedere il blocco navale. Questa misura non è sconosciuta al nostro ordinamento. Se ne servì il Governo Prodi negli anni novanta con risultati assolutamente infruttuosi. Il nostro ministro dell’Interno, alcuni giorni fa, ha proposto la distruzione dei barconi utilizzati dai trafficanti e il rapido rimpatrio dei migranti irregolari. Personalmente mi sento di criticare tale iniziativa semplicemente perché togliendo di mezzo gli scafisti, le stragi di migranti non si arresteranno magicamente. Ma davvero crediamo che basti bombardare qualche barcone sulle coste libiche e arrestare qualche scafista per risolvere una piaga mondiale cronicizzata e strutturale? Davvero pensiamo che sia così semplice? Il primo gravissimo errore che si commette è quello di associare i trafficanti agli scafisti. Nella cupola criminale, il trafficante sta al vertice, mentre lo scafista è soltanto l’ultimo anello della catena. Come ho più volte ribadito in varie sedi istituzionali, i trafficanti sono le grandi organizzazioni criminali, sono i professionisti del crimine, violenti e crudeli alla ricerca di ingenti guadagni cercando di sfruttare le vulnerabilità sistematiche delle istituzioni nazionali e internazionali. Gli scafisti ed i loro mezzi sono solo uno degli strumenti usati dai trafficanti, i quali hanno a disposizione ingenti quantità di denaro per corrompere e falsificare documenti, nonché l’utilizzo vie aeree e navali e tanti altri mezzi ancora. Usare le nostre navi per affondare i barconi non risolverà nulla. Ancora una volta si vuole reprimere anziché prevenire perché la prima attività è più facile e più economica rispetto alla seconda.

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