Editoriale

La fiducia sulla legge elettorale è un controsenso del pro Vincenzo Musacchio

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La fiducia sulla legge elettorale è un controsenso e una prassi fortemente antidemocratica. La Storia italiana annovera due precedenti: Benito Mussolini, se ne servì per approvare la famigerata legge Acerbo che poi portò il fascismo al potere. Alcide De Gasperi, la usò per far passare la famosa legge truffa del 1953. Inviterei il lettore a rileggere i discorsi parlamentari dell’epoca di Sandro Pertini e di molti componenti del PCI incluso Giorgio Napolitano. Oggi, Renzi per la legge elettorale vuole la fiducia per appello nominale. Si è svolto ieri alla Camera il primo atto di quella storia che certamente statuirà la morte della nostra Repubblica parlamentare conquistata con immensi sacrifici e tanti morti. La rappresentanza dei cittadini italiani sta andando in malora mentre il garante delle istituzioni democratiche ancora tace. In pochi mesi avremo un esercito di nominati e di servi sciocchi. La Repubblica parlamentare non è stata apprezzata dagli italiani altrimenti oggi sarebbero scesi in piazza, invece, vige un silenzio assordante. Abbiamo più volte da questo e da altri organi di stampa tentato di evidenziare tutti i rischi dell’affidarsi a un domani senza valori e senza idee per le quali sia giusto battersi. Ritengo che il Presidente del Consiglio non avrebbe lanciato la sua sfida al Parlamento se non fosse convinto di avere con sé la maggioranza dei deputati. Giorno dopo giorno, anche i più recalcitranti hanno abbassato il capo, confluendo nel gregge, seppellendo la dignità e la loro autonomia costituzionalmente garantite. A tal proposito voglio ricordare le parole di Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”. Non dimentichiamoci mai che il senso della democrazia è decidere attraverso la più ampia partecipazione possibile.

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