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Cronaca dalle macerie : Film Russo Premiato a Cannes

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Sguardo desolato su un Paese attraverso le vicissitudini di un uomo
Esiste già almeno un altro film di finzione chiamato Leviathan. Lo firmò George Pan Cosmatos nel 1989,si tratta della nefasta avventura di un equipaggio sottomarino lanciatosi nel recupero di una nave sovietica, inabissatasi con un terribile segreto che fa virare la trama verso l’horror fantascientifico. Dato che in questi ultimi anni la “sovrapposizione” di titoli sembra non preoccupare affatto i produttori, la nuova omonima fatica – che a Cannes ha ricevuto il premio per la migliore sceneggiatura, oltre ad aver ottenuto il Golden Globe e la nomination all’Oscar per il Miglior Film Straniero – del rigoroso regista russo Andrey Zvyagintsev, Leone d’Oro a Venezia nel 2003 per il suo esordio Il ritorno, rischia di cancellare dalla memoria dei cultori il peraltro non esaltante precedente.
La pellicola, prendendo a prestito il nome della potente, imbattibile e allegorica bestia – che rappresenta l’ineluttabile volere divino o perfino il caos – descritta nell’Antico Testamento (segnatamente nel Libro di Giobbe, citato nei dialoghi) e della figura evocata dal filosofo Hobbes nel suo omonimo trattato secentesco sulla forza schiacciante dello Stato, è imperniata su una semplice vicenda, quella di un meccanico che abita in un piccolo centro della Russia settentrionale affacciato sul mare di Barents (il panorama è punteggiato da barche tristemente in secca e dallo scheletro di un enorme cetaceo, affine all’animale biblico di cui sopra), vedovo e risposato (con spiccato disappunto del figlio adolescente), al quale l’avido sindaco del luogo intende espropriare casa e terreno per becera (e prepotente) speculazione edilizia. L’aspro confronto tra questi due personaggi spudoratamente inclini alla bottiglia è il nucleo di un lungometraggio intenso e chiaramente votato a criticare, con un’aperta sineddoche, un sistema nazionale fatto di corruzione e collusione, perfino con la Chiesa ortodossa (l’opera ha naturalmente avuto dei problemi di circolazione in patria). L’irascibile cittadino vessato da un’ammorbata burocrazia (il convincente Aleksey Serebryakov), che si appoggia alla paziente e addolorata giovane moglie (la bella Elena Lyadova, che recita in sapiente sottrazione), per difendersi ricorre all’amico avvocato conosciuto sotto le armi (Vladimir Vdovichenkov), conscio delle proporzioni della causa e pronto a tirare fuori documenti compromettenti per ridimensionare l’arroganza del primo cittadino (Roman Madyanov).
Un racconto stilisticamente rifinito (anche grazie alle note di Philip Glass), quasi perfetto, che trasmette un senso di progressivo sgretolamento dal culmine esplicito.
Leviathan (Leviafan, Russia, 2014) di Andrey Zvyagintsev con Aleksey Serebryakov, Elena Lyadova, Vladimir Vdovichenkov, Roman Madyanov, Sergey Pokhodaev

Di Massimo Arciresi

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KKKKK
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