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Difesa: la Marina “imbarca” il sindacato. Prima battaglia: ddl sindacali da riscrivere Il ministro Trenta firma l’autorizzazione per la Costituzione del SIM Marina. Imbarazzante il ddl Corda (M5S).

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ROMA, 11 MAR – Tanto atteso, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha firmato, la settimana scorsa, l’autorizzazione per la costituzione del SIM (Sindacato Italiano Militari) Marina militare.

Nella stessa giornata nella quale veniva diffusa la notizia, a Roma si riuniva il primo gruppo di marinai “fondatori” della nascente realtà sindacale della Marina. Dieci persone tra ufficiali, sottufficiali e graduati provenienti da varie regioni italiane, da Nord a Sud, tutti animati da spirito collaborativo e pronti a lavorare per il bene del personale. A questo proposito l’assemblea “ristretta” dei fondatori (in realtà sono già più di 50) ha sottolineato l’importanza di far arrivare a tutti i colleghi un appello alla fiducia e alla collaborazione, poichè il momento è cruciale e si ha bisogno delle energie di tutti, nessuno escluso. Eccoli: 2° Capo Maurizio Lucarelli, Capitano di Fregata Antonio Colombo, 2° Capo Massimiliano Maraglino, Sottocapo di 1ª classe scelto Antonio Cilli, Sottocapo di 1ª classe scelto Cesare Gambari, Tenente di Vascello Salvatore Pillitteri, Ammiraglio Pietro Covino, 1° Maresciallo Warner Greco, Capitano di Fregata Diego Ciolino, 1° Maresciallo Pierfrancesco Di Quattro.

Il gruppo si rende conto che nel recente passato il mondo sindacale “civile” non ha certo brillato per sobrietà e compostezza, risultando coinvolto in vicende poco commendevoli che lo hanno esposto alla riprovazione dei cittadini; il SIM Marina si vuole nettamente discostare da questa “visione” elitaria del sindacato, affrontando il benessere del personale con umiltà ed ascolto, promettendo di lottare a viso aperto contro storture che ancora oggi sopravvivono nel mondo militare, e lo farà (finalmente) con gli strumenti adeguati.

“Nessuno deve restarne fuori”, è il leit motiv della riunione, anche perchè l’istituto della Rappresentanza militare è – per forza di cose – destinato ad essere abolito ed è necessario che tutti i colleghi sappiano che le regole sono cambiate: non più un Rappresentanza regolata dalla gerarchia militare, ma un istituto pienamente democratico dove ogni rappresentante verrà eletto con i voti della base e le posizioni di vertice saranno stabilite dal numero di preferenze ricevute, non certo dal grado rivestito. “Per il bene comune, quindi, tutti sono chiamati a collaborare con questo nuovo strumento democratico, se veramente hanno a cuore il benessere proprio e dei propri colleghi”, rilevano i fondatori.

«Finalmente una realtà non calata dall’alto che costituisce un bel cambiamento», è il parere di Cosima (Mimma) Capone, Tenente di Vascello psicologa e psicoterapeuta in servizio a La Spezia (non presente all’assemblea romana ma tra i fondatori) – «che sicuramente porterà beneficio alle giuste esigenze del personale». «Il sindacato che abbiamo in mente – ci spiega la Capone – non vuole portare scompiglio all’interno della Forza armata con sterili atteggiamenti pseudo-rivoluzionari, ma si batterà con fermezza per il personale negli ambiti del lavoro, della famiglia e delle esigenze economiche».

Sposata con una figlia di 5 anni, Mimma Capone auspica che «i professionisti in uniforme possano vivere al meglio la loro vita sia in servizio che fuori servizio, raggiungendo tali obiettivi anche attraverso uno scambio con l’ambiente civile, scevro dall’autoreferenzialità che a volte ha caretterizzato l’ambiente militare».

Primo obiettivo del SIM Marina: cambiare i disigne di legge sul sindacato militare

Se c’è una cosa (più delle altre) che unisce i diversi SIM finora costituiti (Carabinieri, Marina e Guardia di Finanza) è la volontà di modificare i disegni di legge che regoleranno l’attività sindacale, attualmente in discussione presso le Commissioni Difesa in Parlamento. Primo fra tutti quello a firma dell’on. Emanuela Corda (M5S) giudicato non solo insufficiente, ma in alcuni passaggi addirittura dannoso. Li vedremo in seguito, ma prima credo sia doverso verso i militari commentare l’intervento dell’on. Corda sui sindacati militari, espresso nell’ambito del “Villaggio Rousseau 2019” a Milano.

La prima cosa che fa storcere il naso ai militari è il fatto che l’on. Corda attribuisce a se stessa e al M5S i meriti della nascita delle organizzazioni sindacali militari. Ovviamente è falso!

Ricordiamo infatti ai più distratti, che la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato il divieto per i militari di costituire organizzazioni sindacali, è scaturita da una lunga battaglia legale intrapresa in solitudine dalle associazioni militari, che hanno impiegato energie e denaro (circa 25mila euro) per finanziare i ricorsi presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e presso la nostra Giustizia Amministrativa (TAR e Consiglio di Stato). Dato che le sentenze della CEDU sono vincolanti per gli Stati membri dell’UE, la Corte Costituzionale ha dovuto ratificare tali decisioni pur inserendo importanti correttivi. Quindi diamo a Cesare (i militari) quel che è di Cesare, senza strumentalizzarne gli sforzi e i sacrifici.

Proseguendo nel video, l’on. Corda riferisce che il suo ddl ha ottenuto un “grande consenso in Parlamento”, ci piacerebbe sapere da parte di chi, visto che le dichiarazioni che provengono da più parti sono fortementi negative, soprattutto per l’indisponibilità della stessa Emanuela Corda (contrariamente a quanto afferma nel video) ad ascoltare le giuste istanze provenienti dai sindacati militari, che in più occasioni gli hanno manifestato, dimostrando un’irragionevole chiusura.

Dalla lettura del ddl Corda, inoltre, emerge come il testo sia caratterizzato da notevole dilettantismo ed assoluta mancanza di aderenza alla realtà: basta leggere, ad esempio, l’art. 6 (Rappresentanze unitarie di base) dove si legge che «Le rappresentanze unitarie di base rappresentano unitariamente tutte le categorie di personale previste dall’ordinamento militare, compresi il personale non in servizio permanente, i volontari in ferma breve…..); qualcuno spieghi all’on. Corda che i Volontari in Ferma Breve (VFB) sono scomparsi nel 2004!

E che dire dell’articolo 12 (Assemblea di base) che recita testualmente: «Le rappresentanze unitarie di base, dandone comunicazione almeno tre giorni prima ai comandanti delle unità o dei reparti interessati, convocano almeno tre volte all’anno assemblee di base, cui sono invitati a partecipare i militari interessati. Le assemblee di base si svolgono in orario di servizio».

Ovviamente da più parti i sindacati militari appena costituiti hanno fatto presente responsabilmente all’on. Corda – che evidentemente non ha mai messo piede presso un Reparto militare – che il breve prevviso (tre giorni) ai comandanti previsto dal disegno di legge, metterebbe in seria difficoltà l’attività operatività già programmata. Peraltro ai comandanti è vietato (articolo 2) «limitare, direttamente o indirettamente, lo svolgimento delle attività sindacali …» dovendo invece «garantire il rispetto del diritto sindacale di riunione». E’ palese che il combinato disposto dei precedenti articoli, anch’essi portati inutilmente all’attenzione della Corda, potrebbero seriamente compromettere l’operatività di un reparto.

Ma l’aspetto forse più “sottile” nel video propagandistico della Corda, è quando fa’ cenno alla circostanza che la sua proposta sarebbe sostenuta dal ministro della Difesa? Davvero? A noi non risulta, anzi, diciamo come stanno le cose.

Se c’è un esponente politico che attualmente è guardato con rispetto ed ammirazione dai militari è proprio il ministro Elisabetta Trenta, che non solo si è dimostrata sensibile alle varie istanze del personale in uniforme ma, quando è intervenuta personalmente, lo ha fatto con competenza e senso della realtà, nonostante le resistenze che sta affrontando da parte dei vertici militari che hanno mal digerito proprio il senso di responsabilità del ministro nel dare pronta attuazione alla sentenza della Consulta. Quindi nutriamo seri dubbi che un ministro di provata competenza possa concordare con il pasticcio messo su dall’on. Corda, alla quale forse sarebbe bastato dare un’occhiata alla legge 121/81 (sindacati della Polizia di Stato) ed apportare minime modifiche che si adattassero alla realtà militare.

Il SIM Marina, insieme al SIM Carabinieri e Guardia di Finanza auspicano che le modifiche loro proposte in Commissione Difesa vengano recepite dall’on. Emanuela Corda, che di questo passo sarà ricordata dai militari soltanto come colei che ha boicottato la nascita dei sindacati militari, utilizzati solo come strumento propagandistico. (GRNET.IT)

Com. Stam.

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