Diciannove anni fa a Partinico il barbaro omicidio di Giuseppe La Franca, ucciso perché osò sfidare Cosa Nostra

Quella volta la mafia uccise d’inverno. A Partinico era il 4 gennaio del 1997 quando la furia omicida mafiosa si accanì contro l’avvocato Giuseppe La Franca, funzionario del Banco di Sicilia in pensione.

La Franca era il legittimo proprietario di alcuni terreni sui quali avevano puntato gli occhi i fratelli Vitale, i “Fardazza”. E proprio il boss Leonardo avrebbe ordinato l’omicidio dell’avvocato partinicese, “colpevole” di non volersi piegare alla prepotenza mafiosa. La Franca, infatti, nonostante le pressioni e le minacce, non aveva nessuna intenzione di cedere i suoi terreni ai Vitale, cosa che altri proprietari invece avevano fatto senza battere ciglio.

Un affronto intollerabile nei confronti di chi a Partinico faceva il bello e il cattivo tempo. Ma soprattutto, secondo la subcultura mafiosa, La Franca – disobbedendo alla “leggi” di Cosa Nostra – rappresentava un “cattivo esempio”. Fino a quel momento, nel territorio controllato dal clan dei Vitale, nessun proprietario di fondo aveva osato ribellarsi, nessuno aveva negato ai Fardazza i propri poderi, svendendoli o addirittura abbandonandoli per consentire il pascolo alle mandrie dei Vitale, i capi di bestiame dei “Fardazza”, le “vacche sacre” come le chiamavano in paese.

In un’intervista pubblicata sul sito dell’Osservatorio per lo Sviluppo e la Legalità, istituito in memoria di Giuseppe La Franca, la moglie Lina, morta nel 2009, racconta: «Gli dissero: “Avvocato, ci deve dare questa terra”. “No, io non do niente a nessuno. Do da lavorare, pago gli operai che la lavorano perche sono padre di famiglia, ma le terre ne ve le do”.»

La Franca venne ucciso proprio nei suoi terreni – tra le campagne di Partinico e Grisì – che con ostinazione aveva difeso fino a pagare con la vita.

di  Franco Cascio

(immagine dal sito vww.osservatoriolafranca.it)