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A Palermo “Meraviglie del mare” di Gaetano Barbarotto

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Martedì 21 settembre 2021 alla Real Fonderia alla Cala – Piazza della Fonderia, 7 di Palermo si inaugura “Meraviglie del mare” la mostra personale dell’artista siciliano Gaetano Barbarotto che rende omaggio, dopo una vita professionale trascorsa a Milano, alla natura e alla bellezza della propria terra d’origine.

Lo stretto legame tra Palermo e il suo mare, infatti, non è solo legato alla portualità e al traffico passeggeri, non è solo la candida spiaggia di Mondello o le calcaree scogliere di Capo Gallo vissute dal turismo ma, per chi vi è nato, è sicuramente la bellezza che si può scoprire appena sotto il pelo dell’acqua. Gaetano Barbarotto, in 18 tele tecnica mista, esplora l’azzurro silenzioso e inondato di luce concentrandosi sulle forme dei pesci, dei coralli, delle spugne e la vastità dei fondali.

“Meraviglie del mare” sarà presentata alle ore 17.30 di martedì 21 settembre dal professore Tommaso Romano, stimato critico d’arte, intellettuale ed editore le cui parole in catalogo ben descrivono le opere dell’Artista: “Aristotele sosteneva che lo stupore e la meraviglia sono la radice delle idee e del reale.

Barbarotto dipinge le sue meraviglie del mare che, come tali, sono individualmente la sua continua esperienza diretta con la scoperta – che egli peraltro pratica e non solo contempla – degli abissi marini, di tutto ciò che è nel mondo liquido, di quell’universo d’acqua che consideriamo a volte ornamento e non fondamento di vita, ma vero polmone. Approccio personale, in beata solitudo si potrebbe dire, alla ricerca di una conoscenza che scorge, ascolta i silenzi e ne valuta i suoi segreti. Cosi è la metafisica degli azzurri marini di Barbarotto: una gnosi senza un approdo definitivo, la scoperta del sé attraverso l’esperienza e la pratica dell’arte che, nel suo felice caso, vive di materiali plurali che si inverano in cromaticità ulteriore fra una figurazione accennata e una surrealità dell’espressione che si disseta di mare, di fondali, di pesci, di flora marina, senza essere stucchevole presa fotografica senza effetto anzi, lasciando alla immaginazione critica quelle sirene che sembrano fargli compagnia”.

Ospite d’onore del vernissage è l’artista TOGO, Enzo Migneco, noto e valente pittore e incisore già docente di calcografia all’accademia e stimato per il suo inconfondibile Espressionismo mediterraneo, con cui descrive scene e paesaggi di Sicilia usando colori vibranti e solari. TOGO spiegherà agli intervenuti il profondo legame nell’arte di Barbarotto fra linea e colore, evidenziando la lunga comune frequentazione della stampa d’arte al torchio che entrambi gli artisti hanno praticato per decenni. Per il Comune di Palermo, che ha dato il proprio patrocinio all’evento sarà invece presente l’Assessore alle Culture professore Mario Zito.

La mostra, che è stata curata da Massimiliano Reggiani e Monica Cerrito, ne porta in catalogo anche un intervento critico. Scrive Reggiani: “La pennellata di Gaetano Barbarotto è impressionista, la rappresentazione si ricompone continuamente nello sguardo dell’osservatore in un baluginare di piccole variazioni luminose. La scelta del punto di vista è strategica e raffinata: la linea d’orizzonte altissima con una prospettiva a volo d’uccello rende la sensazione di galleggiare appena sotto il pelo dell’acqua, ammirando le sfuggenti meraviglie del mare senza poterle definire esattamente. Un’immersione senza maschera, la forza dominante dell’azzurro che assorbe e spegne i riflessi del sole. L’uso del colore riesce a far coincidere emozione e significato. Il fine di queste opere è la bellezza, la fuga dall’esperienza claustrofobica della pandemia, un luogo di pace che possa improvvisamente aprirsi fra le pareti domestiche. Le gradazioni di blu sono le più adatte, non perché è il colore del mare ma della quiete. I bianchi, i colpi di luce danzano leggeri, affascinano con le mutevoli e cangianti geometrie: ordine senza diventare monotonia; sono macchie astratte e contemporaneamente pesci. I colori caldi, gorgonie, coralli e attinie stimolano l’interesse dell’osservatore, diventano presenze rassicuranti senza essere necessariamente il centro dell’opera”.

L’emozione alla base della mostra è proprio quella dell’Artista, capace di aprirsi e lasciarsi travolgere dalla bellezza, che lui stesso descrive: “Mi sono ispirato alle meraviglie del mondo sommerso cercando di far emergere nelle mie opere tutti gli scenari della natura marina: dai coralli alle grotte nascoste, dai banchi di pesci alle alghe fluttuanti che hanno le stesse coreografie dei nostri parchi e giardini fioriti.

La voglia di esplorare i panorami marini è così grande che mi spinge verso gli abissi, mi fa prendere la maschera per raggiungere le acque profonde, nella loro limpida e magnetica bellezza.

Qui al Sud ogni stagione è adatta alle immersioni, ma non sempre mi è possibile abbandonarmi all’abbraccio del mare; per questo ho voluto creare questi scenari di forme e colori che rappresentano quelle meraviglie del mare nascoste sotto le onde della mia adorata Sicilia”.

MERAVIGLIE DEL MARE mostra personale di Gaetano Barbarotto
Palermo Real Fonderia alla Cala – Piazza della Fonderia, 7
orari 9-13 e 15-19
Domenica chiuso, per la visita è d’obbligo mascherina e green pass

NOTA BIOGRAFICA

Gaetano Barbarotto, in arte GABA è nato a Palermo nel 1957 e sin da piccolo ha manifestato passione per il disegno e la pittura, intraprendendone poi lo studio fino al diploma presso le Belle Arti di Palermo, conseguito nel 1978; negli stessi anni frequenta lo studio dell’artista Guido Quadrio (1938-2006), pittore molto attento sia allo studio della figura che alla politezza del tratto; da questa formazione di bottega il “giovane pittore” si perfeziona nello stile ed è subito chiamato per partecipare a diverse mostre e rassegne d’arte nella città di Palermo.

Negli anni Ottanta Barbarotto si trasferisce a Milano e prosegue la propria affermazione artistica inserendosi nel mondo di Brera, dove conosce altri Maestri tra cui Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani, Mario Bardi e Enzo Migneco in arte “Togo”. La frontalità dell’immagine e la pennellata sfuggente di Treccani, l’impostazione statuaria e senza essere eroica di Migneco e Bardi, la nostalgia e l’uso emozionale del colore di Togo cominciano a dialogare con la poetica e lo stile di Barbarotto; la profonda amicizia che lo lega a Togo, docente di tecniche dell’incisione, gli svela i segreti della calcografia, tecnica molto adatta alla sua innata capacità grafica. 

Impegnato fra partecipazioni a collettive e diverse rassegne personali, nel 1982 Barbarotto concorre al Premio Nazionale d’Arte Contemporanea dedicato al tema “Padre Kolbe e l’olocausto” un evento curato dal critico Albano Rossi; assieme a Barbarotto altri importanti artisti del momento: Bruno Caruso, Ernesto Treccani, Mario Tornello e Gianbecchina. L’Olocausto, nel suo dramma storico e nel valore universale di inaudita e insensata sofferenza, si impone con forza nell’atto creativo e Barbarotto si stacca dalla mera raffigurazione costruendo l’immagine “secondo le proprie impressioni, trasferendo sulla tela il sentimento che porta nell’anima” come scrisse il critico Giovanni Capuzzo. L’opera raffigurerà una “Stola rossa appesa ad un filo spinato” con un tale impatto simbolico da attirare l’attenzione del primate Glemp ed essere premiata dai critici di Varsavia. 

Nel 2019 torna a vivere stabilmente nella propria città natale, dove riprende frequenti contatti con molti amici artisti siciliani e compagni degli studi alla Belle Arti.

Continua a partecipare a rassegne tra cui la “Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell’Umanità – BIAS 2020” che accoglie tre sue opere alla Galleria del Loggiato di San Bartolomeo di Palermo; l’evento, presieduto dalla contessa Chiara Modica Donà dalle Rose, ha per tema il gioco “The time of the game, the game of the time”.

Altri dipinti sono esposti all’Arsenale di Venezia, sul Naviglio Grande di Milano, al Museo Beccadelli di Marineo, nella Biennale d’arte contemporanea di Ciminna, a Cefalù presso la Galleria Ottagono di Santa Caterina per il Simposio d’arte.

Com. Stam.

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