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Andrieri (Les): «Al cinema l’ennesimo film che “rompe le ossa” alla Polizia»

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In sala il prossimo 24 maggio “Il Legionario” pellicola che racconta lo sgombero di un edificio occupato abusivamente. «Invece di valorizzare il contributo dato alla collettività dal personale di Polizia con origini non italiane, passa ancora il messaggio della “celere cattiva e violenta”

ROMA – «Operatori di Polizia che agiscono in sfregio a qualsivoglia regola e che sgomberano per il puro gusto di farlo, utilizzando la violenza come unico strumento e non come misura estrema. Ancora una volta la Polizia di Stato esce nelle sale cinematografiche con le “ossa a pezzi”. Ancora una volta a finire nell’obiettivo del regista è la “celere” chissà quando inizieranno a chiamarla con  il suo vero nome: Reparto Mobile». Con queste parole Luca Andrieri, segretario generale della provincia di Roma del sindacato di Polizia, Libertà e Sicurezza, commenta le immagini contenute nel trailer del film “Il Legionario” del regista Gleb Papou, la cui uscita nelle sale cinematografiche è prevista per il prossimo 24 febbraio. «Da quanto letto circa la pellicola – prosegue Andrieri – il regista si è concentrato su due realtà che da un punto di vista sociale ha deciso di mettere in antitesi: gli occupanti abusivi di una casa e la Polizia di Stato. Da una parte persone che, seppur senza un posto dove vivere occupano abusivamente quindi senza alcun titolo di legge, uno stabile e dall’altro la Polizia di Stato che attraverso l’operato del Reparto Mobile deve ristabilire una situazione di “normalità”». Ma quello che più colpisce Andreri è che si arrivi a questa situazione come se tra le due parti non possa esservi altro che questo. «Se è vero che l’occupazione di un edificio possa nascondere delle difficoltà umane non indifferenti, che la gestione sia difficile e tutta una serie di problematiche connesse, altrettanto vero è che spesso questi edifici sono occupati da persone dedite alla commissione di reati come loro principale attività di reddito. Il Reparto Mobile non interviene mai di propria iniziativa ma solo su ordine dell’autorità locale di pubblica sicurezza che valuta circa l’opportunità o meno di liberare gli edifici occupati. Paghiamo ancora gli scotti di Genova, non lo nascondiamo, però il negazionismo esasperato di chi ritiene che la Polizia operi soltanto in modo violento deve essere stigmatizzato». La faida di famiglia è anche la trama portante del film di Gleb Papou. «Il regista – ritiene Andrieri – ha sprecato l’occasione di concentrarsi su di un tema che non è affatto esplorato e cioè il grande contributo dato nella fase di indagine e di controllo del territorio da agenti e non solo che sono figli di persone regolarmente immigrate sul territorio italiano. Tra i ranghi della Polizia aumentano in maniera considerevole chi ha origini africane. Si tratta, nella maggior parte dei casi di personale altamente qualificato, spesso poliglotta che riveste un ruolo fondamentale nell’attività di Polizia. Nella trama del film invece la Polizia viene messa contro gli occupanti anche perché il leader dell’occupazione è il fratello di uno degli agenti che presta il proprio servizio nel reparto mobile. Apprezziamo la finzione, pietra angolare del cinema, ma la trama non regge. A tutto questo, non possiamo non registrare i tanti commenti di disprezzo che si sono registrati nei nostri confronti soprattutto sui social. Forse in questo momento di tensione sociale massima sarebbe stato opportuno puntare su altri temi – conclude Andrieri -. Noi come sindacato continueremo a farlo, con le nostre battaglie all’interno che portiamo avanti e con le tantissime campagne di sensibilizzazione che periodicamente organizziamo».

Com. Stam.

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