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Beatrice Campisi: esce Ombre, il nuovo album della cantautrice di Avola

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Un disco folk dal sound internazionale, ma che rimane ancorato alle radici Si muove tra sonorità acustiche ed elettroniche, tra l’italiano e il dialetto siciliano Da oggi in tour. Ad aprile: Pavia, Alessandria, Milano, Grosseto e Roma

“Un omaggio alla terra e alle radici, alle forze contrastanti, in tempesta, che svelano i fotogrammi delle tante identità che abitano donne e uomini, come frammenti di specchio, ombre fluttuanti”. Così la cantautrice siciliana Beatrice Campisi descrive Ombre, il suo secondo album in uscita l’8 aprile in digitale e cd, con la distribuzione Ird.

Un disco folk dal sound internazionale ma che rimane ancorato alle radici, che si muove tra sonorità acustiche ed elettroniche, tra l’italiano e il dialetto siciliano. Voce e corde in primo piano e poi synth, con punteggiature che riportano alla tradizione affidate al marranzano, ma anche alla fisarmonica e, guardando Oltreoceano, al banjo.

Prodotto da Alosi, Ombre rispetto al disco d’esordio di Beatrice Campisi, segna un cambio di passo a livello musicale, ma testualmente rimane fedele al suo modo di intendere la canzone, introspettivo e onirico.

Il filo conduttore del disco è proprio il tema delle ombre, inteso ora come elemento evanescente, inafferrabile, quasi nostalgico di un tempo irripetibile dell’infanzia, come nel singolo “Cummaredda” (che trae ispirazione da un’antica filastrocca e tradizione siciliana), ora come doppio, come in “L’altra lei” (brano che parla di fragilità e dualismo interiore), ora come ombra oscura del passato da lasciar andare, far scorrere via, come in “Gondole di carta” e “Cambiamento”. Nella canzone che dà il titolo all’album, le ombre sono quelle di due innamorati proiettate sull’asfalto, che si allungano, come le loro anime, in cerca l’una dell’altro; in modo simile in “Ventu”, l’ombra sottile delle foglie scosse dal vento diventa l’ispirazione per un omaggio alla potenza vivificatrice della natura nelle diverse stagioni.

Ma l’ombra è anche metafora di invisibilità, come quella dei detenuti nelle carceri (canzone “Zoo”), o come senso di affanno e ansia dovuto alla frenesia del presente, al ritmo ossessivo e incessante della città produttiva, in movimento, fra metropolitane e traffico (come nella surreale “Angelo Verde”).

Il fil rouge che attraversa il disco sarà anche l’elemento guida dello spettacolo live, dove le canzoni del disco saranno protagoniste, in un’alternanza tra musica e testi recitati.

Le date di aprile:

08/04 h 18:30 PAVIA – Downtown Studios

16/04 h 21:00 ALESSANDRIA – L’Isola Ritrovata

27/04 h 21:00 MILANO – Garage Moulinski

29/04 h 21:00 ROCCATEDERIGHI (GR) – Enoteca Le Volte

30/04 h 20:30 ROMA – Arciliuto

OMBRE” TRACCIA DOPO TRACCIA (Guida all’ascolto)

1. CUMMAREDDA

La nostalgia dell’infanzia, il tempo dei giochi e di quella amicizie che sembravano indissolubili. Il brano è ispirato ad una tradizionale filastrocca siciliana che racconta di un gioco antico che si è poi perso nel tempo, ovvero di quando le bambine si riunivano per battezzare le proprie bambole. Un evento che diventava una vero e proprio rito sacro per suggellare un patto eterno tra le partecipanti. Le piccole madrine, i cummareddi, venivano unite da un legame di sangue e diventavano sorelle d’anima.

Il testo della canzone alterna il racconto per immagini di questa particolarissima festa con inserti in dialetto siciliano che richiamano più da vicino la filastrocca. L’arrangiamento è guidato dal ritmo battente della chitarra acustica, che si intreccia al loop di basso e alle linee sonore più oniriche di hammond, pianoforte e synth.

Da

2. GONDOLE DI CARTA

Una ballata nostalgica, un brano intimo che presenta una riflessione sul senso di precarietà dell’esistenza e sul bisogno di lasciare scorrere le paure, le ansie, il dolore. Uomini e donne, come fragili “gondole di carta”, spinti da un confuso desiderio di ricerca, seguono cori lontani di sirene e si perdono nel viaggio che attraversa gli abissi dell’animo umano.

3. ANGELO VERDE

Brano onirico e surreale che parla per immagini ed evoca paesaggi urbani grigi e affollati. Il ritmo ossessivo e incessante della città produttiva e in movimento, fra il pulsare del traffico, le folle che si accalcano in metropolitana, il ticchettare di orologi che scandiscono esistenze in perenne affanno. Tutto questo è reso dai movimenti del basso, dagli intrecci acidi e distorti di chitarre elettriche e dai suoni sintetici, che passano dai momenti rarefatti delle strofe a crescendi strumentali che esplodono in ritornelli scanditi dal martellare ostinato della batteria.

4. VENTU

Un brano scritto interamente in dialetto siciliano, un omaggio alla natura, ai paesaggi segnati dal vento, ai fruscii ed ai fragori di un elemento naturale che troviamo ora in quiete, ora in tempesta. Qui l’intreccio di chitarre (classica, acustica, dodici corde), l’uso melodico del basso, il crescendo dell’arrangiamento dalle strofe ai ritornelli, per poi tornare verso la quiete, vuole richiamare il senso di movimento ciclico delle correnti.

5. L’ALTRA LEI

Canzone che parla di fragilità e dualismo interiore. “L’Altra Lei” è il male di vivere come presenza costante, a volte silenziosa, a volte urlante. In questo brano l’arrangiamento è quasi rock, con ritmiche serrate che trovano il loro contraltare nelle chitarre slide, che si muovono ondeggianti ad evocare il movimento fluido fra il senso di protezione e sicurezza che si prova camminando su un terreno molto ben conosciuto di ansia e angoscia e la voglia di liberarsi dalla sofferenza.

6. OMBRE

Due innamorati, come ombre nel cuore della notte, discutono, litigano e non hanno il coraggio di seguire l’istinto, di accettare il suggerimento delle loro stesse ombre proiettate sull’asfalto, che si cercano vagamente alla luce fioca di un faro, come un intreccio profondo e sincero di anime che va oltre le parole e le incomprensioni della vita quotidiana. L’arrangiamento, minimale e intimo, si muove fra dimensione acustica (chitarra e percussioni) ed elettronica per creare una “stanza sonora” dilatata e avvolgente.

7. ZOO

Una canzone istintiva, registrata in acustico, in presa diretta, con chitarra classica e fisarmonica protagoniste. Il brano si gioca sul parallelismo fra gli animali allo zoo e la visione comune che la società propone dei detenuti in carcere. La prospettiva è quella di una persona prevenuta, che si trova per la prima volta a visitare una casa di detenzione e si aspetta di trovarsi di fronte a bestie senza umanità, marchiate da una colpa indelebile. Il suo punto di vista evolve nel corso della canzone, grazie all’incontro con le storie personali dei detenuti, con la loro dignità umana che, alla fine della canzone, abbatte i muri del pregiudizio.

8. CAMBIAMENTO (versione acustica)

“Cambiamento” è il brano che ha dato inizio alla stesura dell’album e anche il primo singolo a vedere la luce durante il secondo lockdown dell’autunno del 2020.

La canzone, qui in versione acustica incentrata sul pianoforte, vuole mettere in evidenza il parallelismo fra la traversata del Mediterraneo che compiono i migranti per cambiare le proprie vite, e il viaggio interiore che ogni essere umano deve affrontare per rinnovarsi. Da un lato la paura di lasciare ciò che è familiare, come l’attaccamento nostalgico al fanciullo che ha dovuto lottare e soffrire per “affrontare il mare” della vita; dall’altro il bisogno di riscattarsi da questa parte buia della nostra anima, per lasciare emergere, e poter accogliere, una nuova visione di noi stessi.

Il videoclip della canzone vanta la partecipazione di Christian Fagetti, ballerino solista del Teatro alla Scala; l’artista interpreta una coreografia originale incentrata sullo scontro/incontro di luci e ombre, di bianco e nero, e mette in scena con il proprio corpo le forze opposte che ci guidano e che possono convergere nella profonda trasformazione che chiamiamo “cambiamento”.

disco Ombre

Testi e musiche: Beatrice Campisi

Produzione artistica: Alosi

Voce e chitarra: Beatrice Campisi

Basso, cori: Elisabetta Campisi

Piano, organo e fisarmonica: Riccardo Maccabruni

Chitarre, batterie, percussioni, synth, banjo: Alosi

Marranzano: Riccardo Ferraro

Chitarra classica in Ombre: Luca Intropidi

Chitarre acustiche ed elettriche in Zoo, L’altra lei e Ventu: Riccardo Rossi

Registrato e mixato: Downtown Studios (PV)

Masterizzato: Duna Studio (RA)

Distribuzione fisica: IRD

Distribuzione digitale: Fuga music

Label: Beatrice Campisi / Mezzanotte

Edizioni: 900B / Mezzanotte

Foto: Lù Magarò

Grafica: Lorenzo Bovo

CHI E’ BEATRICE CAMPISI

Beatrice Campisi è una cantautrice di origini siciliane impegnata da quindici anni nella ricerca e nello studio di diversi stili e generi musicali: dal jazz alla musica popolare. Sin da giovane inizia a studiare pianoforte, canto e teatro, compone i suoi primi brani e partecipa a importanti rassegne musicali (fra cui “Catania Jazz” presso il teatro Metropolitan di Catania, “Bellini opera gala” al Teatro Antico di Taormina, “Il Tenco Ascolta” presso l’Osteria delle Dame di Bologna in apertura a Sergio Cammariere, “Brenzone Music Festival” organizzato da Mauro Ottolini, “Rassegna d’autore e d’amore” in apertura ad Alice e Marco Ferradini, “Storica e Nuova Canzone d’autore” in apertura a Francesco Baccini, il MEI di Faenza, Lilith Festival, “Il Festivalino di Anatomia Femminile” diretto da Michele Monina in occasione del Festival di Sanremo 2019; “Voci x Patrick – Maratona musicale per Patrick Zaki” organizzata da Amnesty International, “Donne In.Canto 2021”).

Mentre si appassiona agli studi classici (terminati nel febbraio 2016 con il conseguimento della Laurea Magistrale in Filologia Classica presso l’Università degli Studi di Pavia), prosegue la sua formazione artistica attraverso corsi e stage e il conseguimento del Compimento Inferiore in canto lirico presso l’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania. Ha già un album all’attivo, “Il gusto dell’ingiusto” (Ultra Sound Records, 2017), prodotto dal cantautore americano Jono Manson e realizzato in collaborazione con SIAE e MiBACT nell’ambito del progetto “Sillumina”.

Ha inoltre partecipato al video-progetto “Jukebox” (2019), una raccolta di brani della grande tradizione italiana e dialettale siciliana arrangiati in chiave personale e arricchiti dalla presenza di ospiti d’eccezione, seguito dal tour in Germania con il “Flying Caravan” (colorato circo di cantautori italiani e internazionali), interrotto a causa del lockdown.

Ha preso inoltre parte a molte iniziative tra cui “Dedicato a De André” (2020), omaggio dei musicisti pavesi al grande cantautore genovese, da cui è nato un doppio CD; “Femita, femmine rock dello stivale” (2020), un libro di Laura Pescatori, che presenta un excursus sul panorama musicale italiano al femminile (con Cristina Donà, Teresa De Sio, e molte altre) e “Musica in Museo”: Beatrice Campisi interpreta “Ho visto Nina volare” (De André) nella splendida location dei Musei Civici di Pavia, con la traduzione LIS di M. Iandolo. Il brano ha fatto da colonna sonora al monologo di Davide Enia, “Sulle tracce di Bemnet”, andato in onda su Rai Radio 3, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2020.

Com. Stam.

oggi in tour. Ad aprile: Pavia, Alessandria, Milano, Grosseto e Roma

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