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Camorra decimata, altro k.o. Blitz al clan dei Casalesi

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[dropcap size=big]U[/dropcap]n altro duro colpo inferto alla Camorra e alle sue propaggini nel resto d’Italia, grazie alla vasta operazione soprannominata “Spartacus Reset”, in cui sono stati impiegati circa duecento militari, con l’ausilio di elicotteri e unità cinofile. I carabinieri della Compagnia di Casal di Principe hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda nei confronti di oltre 40 indagati, accusati di essere affiliati alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi.
Tra loro, Carmine e Nicola Schiavone, figli dell’ex boss Francesco detto “Sandokan” condannato all’ergastolo per associazione di tipo mafioso e attualmente sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall’art. 41 bis. Oltre ai due fratelli, che si trovano già in carcere, l’ordinanza ha raggiunto anche Maurizio Fusco, detenuto da tempo nella casa circondariale di Prato per una serie di accuse tra cui estorsione aggravata dal metodo mafioso e voto di scambio (quest’ultimo risalente al 2009).
Gli investigatori ritengono che Fusco sia il referente del clan dei Casalesi nella zona di Vitulazio, un piccolo Comune in provincia di Caserta. A quanto risulta, la presunta attività criminale del 34enne non si sarebbe però estesa alla provincia di Prato. A Lecce il provvedimento è stato notificato in carcere a Nicola Di Martino, 45enne originario di Santa Maria Capua Vetere. Le accuse contestate a vario titolo sono di: associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, detenzioni di armi e ricettazione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Gli arresti interessano le province di Caserta, Napoli, Avellino, Benevento, Terni, L’Aquila, Lecce, Cosenza, Cuneo, Prato, Frosinone, Trapani e Taranto. L’indagine era stata avviata nel 2012 e con questi arresti azzera la fazione Schiavone dei Casalesi, il gruppo con maggiore potere all’interno del clan.
Il pentito Carmine Schiavone, cugino di “Sandokan” e deceduto a Viterbo lo scorso 22 febbraio, aveva attribuito al clan “circa 500 omicidi”.
Identificati anche gli attuali reggenti, dopo la detenzione del boss e di alcuni dei suoi figli. I carabinieri hanno recuperato armi (tra cui due kalashnikov, un fucile d’assalto, due fucili a pompa, una mitragliatrice e quattro pistole) e libri contabili, per individuare persone legate alla cosca mafiosa. Dalle indagini è inoltre emerso che il gruppo camorristico capeggiato da Carmine Schiavone, aveva costituito “una cassa comune” per il pagamento degli stipendi agli affiliati, sia della propria fazione, sia dei gruppi Zagaria e Iovine del clan dei Casalesi. Ai detenuti veniva versato uno “stipendio mensile” per importi variabili tra 1500 e 2500 euro. Le somme erano provento di estorsioni su attività private e lavori pubblici.
M.G.

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