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Caporalato a Paternò: 9 arresti per sfruttamento di braccianti stranieri

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Arrestate ieri nelle prime ore del mattino, 9 persone a Paternò, per lo sfruttamento di alcuni braccianti provenienti dalla Romania.

I Carabinieri di Catania hanno eseguito il provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale etneo, su richiesta della Procura della Repubblica locale, ai danni di due italiani, sei rumeni e un’ucraina, membri di un’organizzazione criminale attiva nel racket della manodopera straniera.

La banda operava secondo le forme del cosiddetto caporalato: i lavoratori venivano ingaggiati direttamente nel paese d’origine e, una volta portati in Italia venivano tenuti in pessime condizioni igienico sanitarie e costrette ai lavori nei campi in assenza delle garanzie minime di tutela.

Dalle dichiarazioni delle vittime impegnate nelle colture agricole di Paternò, è emersa una condizione lavorativa in cui ritmi massacranti e paghe da fame facevano da padrone anche per donne e bambini, costretti a lavorare sotto la minaccia di non ricevere più nemmeno quel poco che riuscivano a guadagnare.

Le indagini condotte dalla Compagnia di Paternò, iniziate nel settembre 2013 e conclusesi nel marzo 2014, sono state avviate dopo la presentazione di un breve documentario della Cgil, che conteneva anche le testimonianze di alcuni braccianti.

L’operazione ha preso le mosse da un articolato controllo del territorio concentrato nelle campagne circostanti il comune di Paternò e si è sviluppata attraverso l’acquisizione di numerose dichiarazioni di cittadini rumeni individuati nel corso dell’attività investigativa (41 vittime identificate) e la captazione di conversazioni intrattenute dagli indagati.

La Procura di Catania ha quindi portato avanti gli accertamenti, ascoltato alcune delle vittime e, disposto gli arresti per i nove membri di questa organizzazione criminale.

Stefania Vacca

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