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Centro di recupero delle tartarughe Caretta Caretta – Il TAR sospende l’ordinanza di sgombero e demolizione

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Il Centro di Recupero delle Tartarughe Marine di Lampedusa, gestito dall’associazione di volontari “Caretta Caretta” continuerà la sua opera di cura, salvaguardia e studio a favore delle tartarughe, animali inseriti nella lista delle specie in rischio di estinzione.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia ha accolto l’istanza cautelare – ritenendola fondata – proposta dagli Avvocati Vincenzo Caponnetto e Michele Melfa, avverso l’ordinanza emessa dal Comune di Lampedusa e Linosa che aveva intimato la cessazione immediata dell’attività del Centro di Recupero di Tartarughe Marine, dello sgombero delle n. 21 tartarughe presenti ivi ricoverate, il ripristino dello stato dei locali predetti utilizzati poiché ritenuto in difformità ed abusivamente dall’Associazione Caretta Caretta, minacciando l’immissione in possesso e l’irrogazione di una sanzione pecuniaria di € 20.000,00.

Accogliendo le tesi difensive degli Avvocati Caponnetto e Melfa il TAR-Palermo ha invece sospeso l’ordinanza ingiunzione del Comune di Lampedusa condannando la P.A. al pagamento delle spese processuali.

La vicenda nasce dalla contestazione che muove l’Ente comunale in ordine all’utilizzazione dell’area da parte dell’Associazione Caretta Caretta, poiché concessa solo alla società Acquacoltura s.r.l. e solo per ingrassare determinate specie ittiche.

Il Comune di Lampedusa ha infatti ritenuto che l’utilizzazione dell’Impianto di Acquacoltura sito in C.da Punta Sottile nell’Isola di Lampedusa da parte dell’associazione Caretta Caretta fosse diversa e totalmente difforme rispetto all’uso assentito con l’originaria concessione rilasciata in favore della società Acquacoltura s.r.l.

Tuttavia nel citato contratto di concessione era sì previsto che negli impianti a terra ed a mare potevano essere ingrassate solo spigole e orate, ma autorizzava anche la ricerca scientifica delle specie ittiche residenti nel Mediterraneo.

Nell’ottica e nell’ambito di tali facoltà concesse, la concessionaria Acquacoltura s.r.l. aveva così provveduto a stipulare un protocollo d’intesa con i pescatori di Lampedusa, con l’Assessorato regionale dell’Agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, con l’università di Palermo e con l’Istituto Zoo-profilattico della Sicilia, per la ricerca e salvaguardia per il monitoraggio, l’identificazione, lo studio e la reintroduzione delle specie di Testudinati del Mediterraneo.

Tale attività di ricerca scientifica, stabulazione, cura e reintroduzione in mare delle tartarughe è stata così portata avanti dall’Associazione “Caretta Caretta”, nell’area concessa ad Acquacoltua s.r.l.

Circostanze di fatto peraltro tutte ben note al Comune di Lampedusa che non ne ha vietato nel tempo l’utilizzazione e la fruizione con notevole apprezzamento collettivo.

Il Tribunale Amministrativo, accogliendo le tesi difensive degli Avvocati Caponnetto e Melfa, ha in definitiva riconosciuto che l’allevamento ed il ricovero di specie ittiche diverse da quelle indicate nel contratto di concessione dell’area non possa configurare alcuna modifica della destinazione d’uso urbanisticamente rilevante. Il TAR ha così negato la richiesta del Comune di Lampedusa di immediata chiusura e sgombero del Centro di Recupero delle Tartarughe Marine, con riconoscimento delle preminenti esigenze di tutela delle tartarughe, quale specie protetta, ricoverate presso il detto CRTM.

Avv. Vincenzo Caponnetto

Avv. Michele Melfa

Com. Stam.

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