Erano le 21.37 del lontano 2 aprile 2005, quando gli occhi di Papa Giovanni Paolo II si chiudevano per sempre, dopo un pontificato durato per ben 26 anni.
Nessuno ha dimenticato il 16 ottobre 1978, quando il giovane papa polacco, affacciandosi dalla sua famosa finestra e rivolgendosi alla folla di fedeli, disse: ” Se sbaglio, mi corriggerete “.
Aveva 84 anni e aveva contrastato le più terribili malattie, prima fra tutte il Parkinson.
Ha insegnato al mondo il significato della parola Bene, lui, l’atleta di Dio, che non ha mai temuto nulla.
L’eccezionalità di questo Papa risiede nella grande capacità comunicativa manifestata durante il corso della sua vita pontificia e ricompensata, al momento della sua morte sopraggiunta dopo giorni di agonia, con una rapida trafila dell’iter di canonizzazione – la più breve della storia -, avvenuta il 27 aprile 2014, durante la domenica dei quattro papi, e di beatificazione, avvenuta, invece, il primo maggio dello stesso anno ad opera di papa Benedetto XVI.
E’ stato il papa dei record: il primo papa non italiano dopo 455 anni e il primo di origine polacca; il terzo pontefice ad aver retto per un tempo molto lungo – quasi tre decenni – le sorti della Chiesa di Roma, dopo Pio IX e, per tradizione, Pietro l’apostolo; e uno dei pochi pontefici ad aver potuto essere canonizzato dal suo immediato successore.
Al papa polacco vengono, inoltre, associati due miracoli: la guarigione di suor Marie Simon-Pierre Normand dal Parkinson e la guarigione di Floribeth Mora.
Wojtyla ha lasciato un segno indelebile nella memoria di tutti i fedeli, tanto da essere ricordato ancora oggi, a distanza di dieci, come Karol il Grande, il pontefice che ha trascorso tutto il suo pontificato il giro per il mondo, nei luoghi più disparati del pianeta, in mezzo alla gente povera e ammalata.
E’ il papa del coraggio, perché ebbe ancora la forza di affacciarsi dalla sua finestra, anche se per pochi attimi, il 30 marzo 2005, qualche giorno prima di morire, mostrando a tutti che la volontà di Dio non si può contrastare, ma l’uomo può essere sempre e comunque forte.