Ieri più di mille docenti precari ma anche ordinari di ogni ordine e grado hanno dato vita a una protesta che ormai va avanti da marzo e che è stata ribattezzata “Docenti a lutto” contro la riforma dell’istruzione del governo Renzi denominata “La buona scuola”. L’iniziativa è stata incoraggiata dal gruppo di docenti indipendenti “La Conta” inizialmente sui social network. Si tratta di una protesta simbolica in cui i docenti si presentano in aula vestiti di nero e con un fiocco turchese: “il nero simbolo di lutto per una scuola che rischia di morire, il turchese simbolo di energia, purificazione, contrasto alla depressione. Contro la rassegnazione proponiamo la costruzione” – si legge in una nota del gruppo. Hanno iniziato gli insegnanti di Genova e Monreale, poi quelli di Palermo e Catania, poi quelli di Oristano fino ad arrivare alla manifestazione nazionale di ieri. I docenti che ieri hanno postato centinaia di foto sui social network “vestiti a lutto” vanno dalla Campania al Lazio, alla Sicilia, alla Sardegna. I punti della riforma più contestati dal movimento sono il sistema della chiamata diretta da parte dei presidi e il piano straordinario di assunzioni, che includerà 100mila docenti precari, escludendone però altri 150mila.
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