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Donne In Divisa – Professione Top Gun (Foto)

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Aeronautica e donne pilota

Chi di noi non ricorda il film campione di incassi, uscito nel 1986 ed interpretato da Tom Cruise, “Top Gun”? Un lavoro tutto al maschile, a quei tempi. Il pilota da caccia è stato almeno una volta il sogno di ogni bimbo, ed in Italia di eccellenze ne abbiamo da sempre. Oggi vi raccontiamo il complesso percorso per diventare piloti, chiediamo ad un Top Gun italiano di raccontarcelo in una breve intervista, o meglio ad una donna polita di aere da combattimento, il capitano Ilaria R., pilota di eurofighter, presso il 37° stormo di Trapani.

Ringraziando il capitano per la disponibilità a rilasciarci questa intervista, le chiediamo subito

Come è nata questa sua passione? La mia passione è nata quando ero una bambina. A volte vedevo degli aerei militari passare e già ero affascinata da quel mondo. Sognavo già di essere seduta lì dentro e volare. Le Forze Armate non erano però ancora aperte alle donne, quindi per un bel po’ di anni è restato soltanto un sogno.Poi nel 2000 è stato permesso l’accesso ai concorsi anche al personale femminile, quindi pochi anni dopo ho provato a fare il concorso per entrare in Accademia

 Come si diventa pilota militare? Il mio percorso è iniziato con l’ingresso in Accademia Aeronautica. Nei 4 anni che ho passato a Pozzuoli (sede dell’Accademia,n.d.r.) ho avuto la possibilità di studiare per la laurea specialistica in Scienze Aeronautiche. Durante l’Accademia, i piloti sono sottoposti ad una selezione al volo, passata la quale, si ottiene il brevetto di pilota di aeroplano. Questo rappresenta il primo traguardo nella vita di un pilota militare. Terminati i 4 anni, ho proseguito le scuole di volo negli Stati Uniti, presso la base aerea di Sheppard (nel Texas). Al termine del corso, della durata di quasi un anno e mezzo, ho conseguito il brevetto di pilota militare, cioè l’aquila turrita, simbolo del pilota militare. Al rientro in Italia, oltre a proseguire gli studi, ho ricevuto l’assegnazione allo Stormo, e alla linea di volo Eurofighter. Una volta arrivata allo Stormo, la formazione è continuata per il passaggio macchina sull’Eurofighter, e per poi diventare un pilota “combat ready”. Con questo termine si indica un pilota formato che può essere impiegato in ogni tipo di missione di volo.

L’iter addestrativo è uguale sia per le donne che per gli uomini? Sì, come è naturale che sia, l’iter non dipende dal genere del pilota, poiché, essendo una macchina, l’aereo non fa alcuna differenza tra uomo e donna.

In base a quali requisiti si viene assegnati alla linea caccia? Una volta terminata la scuola di volo e ottenuta l’aquila turrita, si è assegnati ad una linea volo. L’assegnazione avviene alla luce dell’andamento del pilota alla scuola di volo, alla sua predisposizione caratteriale e non per ultimo alle necessità di Forza Armata. La predisposizione caratteriale di un pilota neo-brevettato viene valutata dagli istruttori di volo per tutta la durata del corso. Questi, grazie alla loro precedente esperienza di reparto individuano nei giovani piloti la predisposizione ad un determinato tipo di impiego.

Quali sono i parametri medici di idoneità che stabiliscono che si può volare su un jet? La prima selezione medica alla quale gli aspiranti piloti sono sottoposti avviene durante la fase concorsuale, quindi ben prima dell’assegnazione ad una determinata linea volo. Questo perché tutti i piloti devono rientrare negli stessi parametri medici. Un ulteriore step, invece per i piloti di aerei ad alte prestazioni, come ad esempio l’Eurofighter, consiste nella “centrifuga”. La resistenza alle alte accelerazioni, che sono le stesse alle quali il pilota sarà sottoposto a bordo dell’aereo, viene testata a bordo di una capsula che prende il nome di “centrifuga”. Questo è l’unico ulteriore esame che il pilota di un aereo ad alte prestazioni deve superare.

Come si svolge una giornata tipo di un pilota militare? La giornata tipo di un pilota militare non è, come molti potrebbero pensare, composta solo di attività di volo, anzi, buona parte della giornata è passata in ufficio, gestendo le varie pratiche che interessano l’articolazione del reparto al quale si fa capo. Generalmente, quindi, la giornata si compone di una parte di lavoro d’ufficio e di una parte dedicata all’attività di volo. Il volo si compone di più fasi: preparazione del volo, briefing con il resto delle persone (piloti, controllori) che faranno parte della missione, volo e debriefing. È quindi chiaro che il volo in sé stesso rappresenta una minima parte della giornata tipo di un pilota. Durante la settimana, inoltre, riveste molta importanza anche l’attività fisica, che è parte integrante dell’addestramento di un pilota, soprattutto in aerei ad alte prestazioni come l’Eurofighter.

Quante volte va in volo settimanalmente? Non c’è un numero specifico di voli che settimanalmente un pilota debba fare. L’attività di volo è però necessaria a mantenere un adeguato livello di addestramento, permettendo al pilota di essere in grado di eseguire il tipo di missione richiesto secondo i criteri di sicurezza richiesti e secondo il livello di performance richiesto.

Ha mai preso parte a missioni operative in teatri di guerra? Un pilota “combat ready” è pienamente impiegabile in qualsiasi tipo di missione, quindi, ove necessario, ognuno può essere chiamato ad operare in teatri di guerra. L’impiego dell’Eurofighter è primariamente nella difesa dello spazio aereo: oltre ad essere chiamati a difendere lo spazio aereo italiano, veniamo rischierati in Europa per partecipare alla difesa dello spazio aereo di Paesi che non hanno una componente aerea idonea per provvedere a tale servizio, nazioni come ad esempio Islanda e Paesi Baltici.

Ha partecipato ad un reale scramble (termine militare per definire l’intercettazione di altri velivoli sconosciuti, ndr)Sì, come la maggior parte dei piloti che si occupano di difesa aerea, almeno una volta nella vita operativa, si vive l’esperienza di prendere parte ad uno scramble reale.

Si è mai trovata in situazioni di emergenza durante un volo? Le emergenze in volo o situazioni di malfunzionamenti di apparati all’interno del velivolo, sono momenti che proviamo e riproviamo durante le fasi di addestramento. Il motivo per cui si fa è proprio per evitare di trovarsi di fronte a situazioni di stress per la prima volta, e per conoscere già le azioni da porre in essere per affrontare al meglio il problema.

Fino a che età può volare un pilota militare? Se parliamo di vita operativa di un pilota militare, questa finisce poco dopo i quarant’anni. Un pilota però può continuare a volare anche oltre questa età, ma essendo impiegato in enti centrali, non avrà la stessa continuità e non sarà pienamente operativo come un pilota di Gruppo Volo.

Cosa consiglia a chi vuole intraprendere questo percorso? L’unico consiglio che mi sento di dare è di intraprendere questo percorso soltanto se si tratta di una profonda personale aspirazione. Il percorso di formazione è molto lungo, richiede molto studio e molta determinazione. Soltanto la passione e la voglia di raggiungere un proprio obiettivo può permettere di diventare pilota militare.

L’ autore Desidera Ringraziare il Comandante Mauro Gnutti, Cap Ilaria R, Lo Sma, Il 37 ° Stormo.

Testo e foto Carmelo Sucameli

 

 

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