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Ennesima intimidazione per Valeria Grasso

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Non finiscono le intimidazioni  a Valeria Grasso, imprenditrice palermitana che ha denunciato i suoi estorsori mandandoli in galera. Qualche giorno fa stava entrando in un negozio con l’amica di sempre Sonia Alfano, ex presidente della commissione nazionale antimafia al Parlamento europeo, quando un soggetto non identificato a bordo di una bicicletta ha avvicinato Valeria iniziando a esclamare frasi offensive riferendosi alla sua palestra. «Tutt a posto ca palestra, ti sarbasti?». Immediato l’intervento di tutela dell’Alfano, che ha immediatamente condotto in auto l’imprenditrice portandola via dal posto. La Grasso  lavora nel campo del fitness e gestisce due palestre, che ricadono proprio nel territorio controllato dalla famiglia di San Lorenzo, prima dalla famiglia Madonia e poi da quella dei Lo Piccolo. Qualche tempo fa Valeria Grasso tornata a Palermo, dopo aver vissuto a Catania, decide di prendere in affitto una palestra nel quartiere di San Lorenzo nel bel mezzo della Piana dei Colli, un tempo residenza di famiglie nobiliari di Palermo. I proprietari fanno parte della famiglia Madonia-Di Trapani, che Valeria non conosce.

Dopo aver preso possesso dei locali e dell’attrezzature della palestra comincia a lavorare. Tutto procede bene fino a quando comincia ad avere dei piccoli problemi dovuti a lavoretti da fare nella palestra.

Per le riparazioni, ecco che si fanno avanti gli angeli custodi, ossia coloro che hanno locato la palestra a Valeria, la famiglia dei Madonia, che guarda caso possiede un appartamento proprio sopra la palestra e che propone  a Valeria di abitarlo. Sono affettuosi e si dimostrano disponibili fino al punto di sembrare veramente delle persone per bene. Così per bene però non sono,  si occupano di estorsione, usura, appalti e tant’altro ancora, insomma il fior fiore delle attività illegali. Ma Valeria commette l’errore di fidarsi, e accetta l’offerta di occupare l’appartamento sopra la palestra, spendendoci anche dei soldi  per la ristrutturazione.

Di tanto in tanto la Palestra ha bisogno di alcune riparazioni e la famiglia Madonia si offre di compierle, facendogliele pagare però un occhio della testa.

Una sera, all’improvviso Valeria Grasso si ritrova nelle condizioni di dover lasciare nel più breve tempo possibile l’abitazione che i Madonia-Di Trapani le avevano locato, la scusa che le viene data, è che doveva andare ad abitarci una figlia. Di conseguenze Valeria si fa carico di ulteriori spese per trovare un nuovo appartamento. Diversi giorni dopo viene messa al corrente del fatto che la palestra è stata sequestrata e che da quel momento in poi lei deve avere rapporti solo col tribunale, per il pagamento della locazione della palestra. E fin qui si potrebbe dire niente di strano, ma invece è proprio da questo momento che cominceranno i guai per Valeria, che oltre a pagare un affitto al curatore dello Stato, continua  a dover pagare una quota alla famiglia mafiosa dei Madonia-Di Trapani. Valeria entra in una vera catastrofe economica, non c’è la fa più, è avvilita, talmente stanca che decide di vendere l’attività della palestra. Trova un acquirente, un giovane ragazzo, e quest’ultimo gli  fornisce un acconto sul prezzo pattuito. Ancora una volta però i boss tornano alla ribalta, e fanno sapere a Valeria di comunicare al nuovo acquirente che anche lui deve continuare a versare  la doppia pigione. Valeria non ci sta, non se la sente di scaricare questa situazione  sulle spalle di questo giovane del tutto ignaro della reale situazione. A questo punto decide d’intervenire e salvare questo ragazzo, restituendogli  l’acconto ricevuto. Si reca quindi da carabinieri e denuncia gli estorsori. Vengono arrestati tutti, gli esattori materiali ed i mandanti, personaggi delle famiglie Madonia-Di Trapani, che in tribunale vengono condannati.

E come spesso succede soprattutto in Sicilia, la vittima, l’imprenditore che decide di ribellarsi al racket, spenti i riflettori, ritorna ad essere solo. Ma Valeria non si è persa d’animo, ha scritto a tutti, è stata davanti alle telecamere per raccontare la sua storia, ha parlato con la commissione antimafia, ha contattato le varie associazioni antimafia che ci sono sul territorio le quali, poco hanno fatto , lasciando ancora più sola Valeria. Mesi fa Valeria, assieme ad Ignazio Cutro, altro imprenditore siciliano che si è ribellato al racket, è andata a Roma ad incatenarsi davanti al parlamento, ottenendo di essere ricevuta  dal ministro D’Urso. Speriamo vivamente che la sua grande forza di volontà possa essere la sua salvezza.

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