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Etiopia: Save the Children, dopo la quinta stagione consecutiva senza piogge, si prospettano mesi difficili

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Nel Paese già 12 milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare urgente Secondo l’Organizzazione – che opera in Etiopia da oltre 60 anni e che nel solo 2022 ha raggiunto oltre 3 milioni di persone nel Paese sono disperatamente necessari ulteriori fondi, in particolare per sostenere la programmazione di resilienza a lungo termine, per espandere le operazioni e raggiungere i bambini più vulnerabili e le loro famiglie, e aiutarli a far fronte alle crisi umanitarie future.

La siccità, causata da cinque stagioni di piogge fallite consecutive, hanno lasciato 12 milioni di etiopi soffrono la fame, mentre il conflitto e lo sfollamento forzato aggravano la crisi nel paese. È questo il drammatico allarme lanciato oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro.

Dei 22,6 milioni di persone che si stima stiano affrontando una grave carenza di cibo, più della metà si sta riprendendo dagli shock climatici, dalle conseguenze dei conflitti, dell’inflazione e dagli sfollamenti forzati che causano ulteriore povertà oltre ad un aumento del rischio di morte dei bambini per malnutrizione.

L’Etiopia sta affrontando una delle peggiori crisi alimentari a livello globale, con 3,9 milioni di bambini gravemente malnutriti, che rappresentano circa la metà delle persone che soffrono di malnutrizione in tutto il Corno d’Africa. Nel Paese, la morte di oltre quattro milioni di capi di bestiame ha prosciugato la principale fonte di nutrimento per i bambini: il latte.

Amina*, 40 anni, viveva di pastorizia ora si è spostata in un campo per sfollati interni nella Regione Somalia. È arrivata al campo un anno fa con i suoi otto figli, dopo che la siccità aveva ucciso il suo bestiame. Era orgogliosa delle sue 100 capre, 20 cammelli e un asino, finché la siccità non ha distrutto il 90% del suo bestiame, costringendola a trasferirsi nel campo.

“Gli animali hanno iniziato a morire uno dopo l’altro e quando l’asino è morto, ho capito che era ora di lasciare il villaggio. Senza l’asino, non potevamo più andare a prendere l’acqua da bere” ha raccontato Amina*, una delle 534.000 persone costrette a lasciare le proprie case a causa della siccità e che vivono in campi profughi dipendendo dagli aiuti alimentari del governo e delle organizzazioni umanitarie per nutrire le proprie famiglie[1]. Senza il latte del suo bestiame, il suo sostentamento è molto limitato.

“Cucino per i mieli figli Injera (in Etiopia una focaccia simile a una frittella fermentata), a volte faccio bollire il grano per pranzo e la sera preparo loro del porridge con farina di grano. Questo è tutto ciò che mangiamo. So che sta arrivando la stagione secca e sono preoccupata… l’aspetto fisico dei miei figli è cambiato: sembrano sani ma stanno dimagrendo”, ha detto Amina*.

È probabile che la gravissima siccità in Etiopia, porti a livelli diffusi e gravi di carenza di cibo almeno fino alla metà del 2023, con milioni di persone impossibilitate a generare reddito e ad accedere al cibo, nonostante gli aiuti umanitari in corso. Ciò potrebbe portare a un rialzo importante del numero di persone che affrontano crisi o livelli emergenziali di insicurezza alimentare (IPC 3 o 4) nella maggior parte dell’Etiopia e causare alti livelli di malnutrizione e persino la morte.

“Non c’è fine alla crisi della fame e la speranza si sta lentamente spegnendo mentre, da gennaio a marzo, le famiglie entrano nella stagione secca con poche speranze di pioggia. Le stime mostrano che anche le precipitazioni da marzo a maggio 2023 saranno inferiori alla media, portando a un drammatico aumento del numero di persone bisognose di aiuti alimentari di emergenza e portando molti a livelli catastrofici di fame” ha dichiarato Xavier Joubert, Direttore di Save the Children in Etiopia.

“Mentre il nostro staff sul campo sta facendo tutto il possibile per i bambini, non c’è dubbio che il bisogno sia cresciuto ad un livello altissimo. Ulteriori fondi, in particolare per sostenere la programmazione di resilienza a lungo termine, sono disperatamente necessari per espandere le operazioni e raggiungere i bambini più vulnerabili e le loro famiglie, e aiutarli a far fronte alle crisi umanitarie future” ha concluso Xavier Joubert.

Save the Children opera in Etiopia da oltre 60 anni ed è stata tra i primi a rispondere all’emergenza causata dal conflitto nelle regioni del Tigray, di Amhara e di Afar, mentre continua l’assistenza umanitaria alle crisi umanitarie prolungate nelle regioni di Oromia e Somalia. Il lavoro dell’Organizzazione è orientato alla salute e alla nutrizione, nonché alla fornitura di acqua salvavita e all’assistenza igienico-sanitaria, ai servizi di protezione, al sostegno educativo e alle distribuzioni di denaro e beni ai bambini più vulnerabili e alle loro famiglie.

Nel 2022, Save the Children ha raggiunto più di 3.195.699 persone, inclusi 1.623.370 bambini, attraverso cibo salvavita, distribuzione di acqua, cure per la malnutrizione e altri servizi.

*I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità degli intervistati

[1] Secondo l’OCHA Ethiopia Food Cluster Update del 6 dicembre 2022, attraverso il comitato per la definizione delle priorità del Food Cluster, i tre partner alimentari – il governo, le Nazioni Unite e le ONG – al 28 novembre 2022 avevano raggiunto più di 40 milioni di persone in 2022.

Com. Stam.

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