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Filippo Scotti: “Mi sono disunito tante volte, nel quotidiano lottiamo per non disunirci, anche se disunendoci scopriamo nuove cose di noi stessi.”

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Il giovane attore protagonista dell’ultima opera di Paolo Sorrentino “E’ stata la mano di Dio” oggi al Giffoni Film Festival

“Ho deciso a 9 anni che volevo fare l’attore dopo aver visto con mio padre “La finestra sul cortile” di Hitchcock, ma il personaggio che mi ha ispirato di più è in un film che ho visto prima, che è “Billy Elliot”. Arriva davanti ai giovani giurati del Festival di Giffoni Filippo Scotti, l’altrettanto giovane attore vincitore del Premio Marcello Mastroianni come migliore attore emergente al Festival di Venezia e candidato al David di Donatello per il miglior attore protagonista nel 2022 per la sua interpretazione di Fabietto Schisa in “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. Tante le domande dei ragazzi sulla sua esperienza da protagonista del film, nella quale si riconosce: “A 16 anni ero simile a Fabietto Schisa per quella sua malinconia, nostalgia che continua ad abitarmi ma in maniera diversa”. E molti i riferimenti alle tante citazioni del film che sono diventate da subito iconiche. “La cosa bella della battuta ‘Non ti disunire’ è che anche se non è di uso comune, esprime molto bene un concetto” – dice Scotti, che aggiunge la sua esperienza personale – “Mi sono disunito tante volte, nel quotidiano lottiamo per non disunirci, anche se disunendoci scopriamo nuove cose di noi stessi”. 

Anche sulla fatidica domanda che Antonio Capuano fa a Fabietto nel film “La tieni una cosa da dire?”, Filippo risponde con la sua esperienza con la paura di non avere nulla da dire: “Mi ha abitato per le prime settimane di riprese, poi mi sono reso conto che lavorando con dei grandi attori e attrici, da parte loro c’era un’apertura che mi ha permesso di sentirmi a mio agio e dimenticarmi di questa insicurezza. La prima volta che ho incontrato Paolo Sorrentino dopo i provini, abbiamo fatto una lettura a casa sua a Napoli con Toni Servillo, Teresa Saponangelo e Marlon Joubert. A metà lettura ci siamo fermati e mi è presa una forte angoscia – confessa Scotti – io non potevo continuare a fare questo film, non ero pronto. Vado da Paolo e gli chiedo ‘hai ancora tempo per cercare qualcun altro al mio posto? io non riesco’. e lui mi ha risposto: ‘anche io ho paura’. E questo mi ha spiazzato, mi ha dato una sicurezza diversa ma soprattutto mi ha fatto capire una cosa: quando decidi di dire qualcosa indipendentemente dall’età e dall’esperienza ti devi confrontare con te stesso. Qualcosa da dire uscirà sempre se c’è interesse, forza e volontà”. E infine, il consiglio ai ragazzi per rendere la realtà meno ‘scadente’: “coltivate le vostre passioni, prendetevi il tempo di farlo”.  

Com. Stam./foto

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