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FILM: Benvenuti a Marwen ~ Un mondo di bambole

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Grande curiosità per l’ultimo lungometraggio di Robert Zemeckis, per metà girato con l’ormai consolidata tecnica del motion capture (di cui il cineasta è stato pioniere da Polar Express in poi). È tratto da una drammatica storia vera, quella del fumettista eterosessuale  Mark Hogancamp, oggetto nel 2000 d’un brutale pestaggio omofobo da parte di cinque energumeni da bar solo per aver ammesso, un po’ brillo, che amava indossare scarpe da donna; conseguenze: perdita della memoria e dell’abilità di scrivere e disegnare.

Nella realtà e nella finzione il recupero d’una parvenza di vita sociale passa dalla costruzione della vittima (Steve Carell, sempre bravo, ma eccessivamente sottotono) di una dimensione parallela, l’immaginaria città belga denominata Marwen, immersa nel secondo conflitto mondiale e popolata di pupazzetti, che ha per eroe il capitano d’aviazione (abbattuto) Hogie – alter ego del “demiurgo” – sorretto da un piccolo esercito con le fattezze delle signore che per davvero circondano e aiutano l’uomo, dalla cameriera che l’ha soccorso, Wendy (Stefanie von Pfetten), alla collega di quest’ultima, Carlaia (Eiza González), dalla soldatessa che ha perso una gamba in Iraq e l’ha supportato durante la riabilitazione, Julie (Janelle Monáe), alla rigida infermiera russa che lo controlla periodicamente, Anna (Gwendoline Christie), fino a Suzette (Leslie Zemeckis, moglie del regista), della quale non diciamo di più, e alla comprensiva Roberta (Merritt Wever), significativamente la commessa del negozio dove il nostro acquista le bambole; entrerà in tale universo anche la piacente e socievole neo-vicina Nicol (Leslie Mann), mentre incombe la strega interpretata (senza “corrispettivo” umano) da Diane Kruger, Deja Thoris (ascendenze letterarie…), capace di resuscitare i nazisti (stessi connotati dei violenti aggressori, ovviamente) combattuti dal mini-plotone quasi tutto al femminile. Mark non solo crea le avventure che rappresentano le sue angosce, s’impegna pure a fotografarne gli snodi. Tanto che c’è chi insiste per allestire una mostra sul suo enorme lavoro. Frattanto, gli ricorda il suo avvocato (Conrad Coates), s’avvicina la temuta data del processo ai picchiatori…

Una guerra perpetua, espressione dell’insopprimibile crudeltà che avvelena il pianeta, è il topos sotteso dalla sceneggiatura firmata dallo stesso autore (che cita di soppiatto il suo precedente Allied) e da Caroline Thompson, ispirata al documentario Marwencol (il nome è un altro dettaglio da scoprire), che comunque lascia qualche parentesi aperta e non rientra in alcun genere (un limite, stranamente). Resta un’opera visivamente eccellente.

Benvenuti a Marwen (Welcome to Marwen, USA, 2018) di Robert Zemeckis con Steve Carell, Leslie Mann, Eiza González, Merritt Wever, Janelle Monáe

Massimo Arciresi

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