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FILM: Solo: A Star Wars Story ~ Lo scalpitante giovane Han

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Da quando la Disney ha acquisito (anche) il marchio di Star Wars, l’impressione è che si punti a grossi risultati sposando tradizione e innovazione, certo, ma in sostanza navigando a vista, in base alle risposte del pubblico (e la morte di Carrie Fisher ha aggiunto scompiglio). Una trilogia nuova di zecca con uscite ad anni alterni, intervallate da spin-off (autonomi?) da stabilire (il dedicatario del terzo è ancora al vaglio: Obi-wan? Boba Fett? Jabba?). Sei film, dunque, da distribuire tra il 2015 e il 2020. Programma impegnativo, incalzante, forzatamente instabile, precluso ai registi che escono dal seminato deciso dalla major, la quale recluta munificamente e caccia senza pietà al minimo accenno di “personalizzazione artistica”.

È successo al Colin Trevorrow di Jurassic World, vistosi sfilare l’ambito Episodio IX dal ritornante J.J. Abrams; e capita pure agli scatenati Christopher Miller e Phil Lord (Piovono polpette, The Lego Movie, 21 Jump Street e seguito), silurati  per troppo zelo (benché qualcuno giuri che in realtà fossero piuttosto spaesati) a riprese iniziate di questo prequel sul simpatico pirata spaziale Han Solo e relegati alla produzione esecutiva. Al megafono li sostituisce il più allineato Howard, e che ci sappia fare non è un segreto.

Tra esterni foschi e interni tetri (le scelte cromatiche di Bradford Young non convincono appieno), l’autore di Apollo 13 si prende la responsabilità di bissare (o quasi) il gradimento del precedente capitolo apocrifo della saga, Rogue One, che però poggiava su antieroi ignoti. Più rischioso proporre una versione giovane del radicato Harrison Ford, del quale Alden Ehrenreich si sforza di riprodurre sorrisi ed espressioni (invece Donald Glover con il fascinoso Lando Calrissian di Billy Dee Williams c’entra poco). Stufo di vivere di espedienti con l’amata Qi’ra (una Clarke in grado di restituire le contraddizioni richieste al personaggio), il nostro pianifica un colpaccio per allontanarsi dal degradato pianeta che lo ospita. Un triennio dopo, eccolo in divisa a brigare per unirsi a un gruppo di lestofanti (bella squadra, per inciso), capeggiati da Beckett e Val (Woody Harrelson e Thandie Newton) e tenuti in scacco dal minaccioso Dryden Vos (Bettany).

Lo script di Lawrence Kasdan e del figlio Jonathan, oltre a una discreta epica, ci regala un paio di belle sequenze (l’assalto al “treno” e la movimentata resa dei conti) e un cameo di rilievo (Ray Park…), mentre l’androide L3-37, portatore di un egualitarismo che sorpassa qualsiasi dilemma sull’intelligenza artificiale, è geniale. Sotto la pelliccia di Chewbacca c’è il gigantesco finlandese Joonas Suotamo.

Solo: A Star Wars Story (id., USA, 2018) di Ron Howard con Alden Ehrenreich, Emilia Clarke, Woody Harrelson, Donald Glover, Paul Bettany

Massimo Arciresi

 

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