Il titolo della più recente fatica di Adam McKay, che da regista di commedie preferito di Will Ferrell (qui fra i produttori, al pari di Brad Pitt) è passato con disinvoltura a orchestrare un’opera complessa (ancorché ironica) come La grande scommessa, può essere letto in due modi.
Da un lato rimanda evidentemente alla carica di vicepresidente plenipotenziario (per sua volontà e abilità manipolatoria) di Dick Cheney, braccio destro (e in fin dei conti mente) di Bush Jr., qui un mimetico Sam Rockwell; dall’altro evoca il proverbiale “vizio” del potere, da cui il politico in questione, mediocre studente fattosi strada grazie alle pungolature della moglie Lynne, non è certo esente. La coppia è portata sullo schermo da Christian Bale e Amy Adams, che consolidano a loro volta il talento trasformistico che da sempre li contraddistingue.
Attraverso una ricostruzione degli eventi – pubblici e privati – finemente organizzata in acuti andirivieni temporali e sapide rappresentazioni allegoriche (su tutte quella al ristorante, irresisitibile) dalla vivace sceneggiatura firmata dallo stesso McKay, ci viene proposta l’inarrestabile ascesa di un opportunista (nei suoi panni si era già calato Richard Dreyfuss una decina d’anni fa in W. di Oliver Stone, omaggiato a sprazzi dallo stile narrativo), “formato” dal cinico segretario della Difesa Donald Rumsfeld (un Carell che chiaramente si diverte molto) e capace di trovare un tornaconto nelle peggiori situazioni internazionali (perfino le più tristemente note), in spregio allo scatenarsi di guerre e ai costi, pure in termini di vite umane. In tal senso l’opera si mostra spregiudicatamente diretta, e ha nel militare interpretato da Jesse Plemons una lucida e tagliente voce narrante, nonché un “cuore”; d’altronde, la forza di Cheney probabilmente non sta solo nell’elettorato, ma anche nell’esercito. Il protagonista è dotato di intelligenza rara, capacità di adescare (vedi le lenze…), di una filosofia machiavellica (degna de Il divo) per la quale non esiste un antidoto, e forse (si constata con dolore) nemmeno un’alternativa, ancora.
Completano un quadro di per sé strepitoso ulteriori sosia (per esempio il solitamente comico Tyler Perry nella divisa del generale/capro espiatorio Colin Powell o LisaGay Hamilton nel tailleur di un’attonita Condoleezza Rice), i camei non accreditati di Alfred Molina e Naomi Watts e l’onnipresente Shea Wigham nella parte dello stratega Vincent. Oltre a una serie di brillanti trovate, quali l’apparente chiusura anticipata del film, i dialoghi shakespeariani dei coniugi, i notiziari espliciti, la zuffa ideologica sugli end credits.
Vice – L’uomo nell’ombra (Vice, USA, 2018) di Adam McKay con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Jesse Plemons
Vice – L’uomo nell’ombra ~ Vizi del potere
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