Cronaca

I Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale restituiscono  al Complesso Stefaniano delle Sette Chiese di Bologna  un dipinto del XVI sec. disperso dagli anni ‘60

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Il 4 novembre 2025, alle ore 18:00, presso la chiesa romanica dei Santi Vitale e Agricola del Complesso Stefaniano delle Sette Chiese di Bologna,

dopo 51 anni dalla sua dispersione, è stata restituita al Museo della Basilica di Santo Stefano, dal Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, la pala d’altare nota come la “CERCHIA DI SAMACCHINI” (cm 177 x 119), raffigurante la “Madonna con Gesù Bambino fra i Santi Nicola, Lucia e San Giovannino” del XVI sec., attribuita all’artista bolognese Orazio Samacchini (Bologna 1534 – 1577). L’opera mancava dalla suddetta chiesa dal 1969.

La cerimonia si è svolta alla presenza delle autorità civili, religiose e militari della provincia di Bologna.

L’individuazione dell’opera da parte del Nucleo Carabinieri TPC di Bologna è avvenuta nell’ambito delle attività investigative svolte per impedire la circolazione di beni culturali di illecita provenienza, su attivazione dell’Ufficio beni culturali dell’Arcidiocesi di Bologna, che hanno permesso, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna,di acclarare come tale bene, localizzato all’interno di una collezione di un privato cittadino di Bologna, provenisse dal Museo della Basilica di Santo Stefano.

Tale importante risultato è stato il frutto di meticolosi e approfonditi accertamenti svolti dal Nucleo TPC di Bologna con la collaborazione della Soprintendenza ABAP di Bologna e del Gabinetto fotografico della Direzione Regionale dei Musei dell’Emilia Romagna, dai quali è stato possibile acquisire inconfutabili prove documentali che testimoniano la certa appartenenza del bene recuperato al patrimonio culturale indisponibile del citato complesso.

Presso il Gabinetto fotografico della Direzione Regionale dei Musei dell’Emilia Romagna, veniva difatti reperita e acquisita la foto in bianco e nero del dipinto, realizzata nel corso di una campagna ricognitiva fotografica ed eseguita nel 1957 presso il Museo della Basilica di Santo Stefano, nonché documentazione che dimostrava la certa appartenenza dell’opera.

L’indiscutibile corrispondenza del dipinto recuperato, con quello appartenente alla Basilica di Santo Stefano di Bologna, riprodotto nella foto in b/n, è stata attestata senza alcun dubbio dai funzionari storici dell’arte della Soprintendenza ABAP di Bologna e dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Bologna.

Infatti gli esami da loro svolti hanno permesso di accertare l’autenticità del dipinto e la sua perfetta corrispondenza di tutti i particolari, sia delle figure che dello sfondo: anche l’esame delle crettature (o craquelure) rilevate sulla superficie pittorica del dipinto è risultato, in alcune parti, perfettamente corrispondente alle caratteristiche rilevate nella foto del 1957. 

La pala d’altare recuperata, attribuita al maestro bolognese Orazio Samacchini, viene indicata nel Cicerone del 1855 dello storico dell’arte Jacob Burkhardt (Basilea 1818 – 1897) come uno dei migliori quadri dei manieristi bolognesi.

In essa il Gesù Bambino appare assopito fra le braccia della Vergine a cui stringe la mano come per assicurarsi della presenza della madre, che lo contempla fra i Santi Nicola e Lucia. In basso a destra è seduto San Giovannino che osserva il fedele come per invitarlo a prendere visione e contemplazione del Divino Infante.

La persona a cui il dipinto è stato sequestrato è risultata esserne detentrice in buona fede, avendolo ereditato dal padre, noto collezionista bolognese che lo aveva acquistato negli anni ’70 nel locale mercato antiquariale. Il cittadino, ignaro della sua provenienza dalla basilica stefaniana di Bologna e preso atto delle risultanze investigative, ha mostrato completa disponibilità e fornendo la massima collaborazione.

Tale recupero e restituzione al Museo della Basilica di Santo Stefano è stato possibile grazie anche alla rigorosa legislazione di settore posta a tutela dell’immenso patrimonio culturale nazionale, che prevede che i beni d’interesse artistico di proprietà degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, al pari di quelli di proprietà dello Stato e degli Enti pubblici, sono inalienabili e che gli eventuali negozi giuridici di acquisto o alienazione, anche in buona fede, risultino nulli.  La ricerca e il recupero dei beni ecclesiastici rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo Carabinieri TPC di Bologna persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore e, come in questo caso, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, oltre alla consolidata collaborazione con gli Uffici del MiC e dei beni culturali delle Diocesi. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, di maggiore o minore valore artistico, riporta alle comunità di fedeli opere di grande valore devozionale, strutturalmente legate a chiese e territori.

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