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“Il sovrano dell’isola oscura”. Intrecci e colpi di scena in un’Italia contadina della campagna veneta

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Un mondo che spazia dal realismo, alla dimensione onirica e al mistero del cuore umano, con particolare attenzione all’analisi dei personaggi, al loro modo di gestire, pensare e parlare con un linguaggio aderente al carattere delle figure delineate.

E’ “Il sovrano dell’isola oscura”, il romanzo scritto da Roberto Giuseppe Bissoli, autore che, a Verona dove vive, può dedicarsi da pensionato alle sue passioni: scrittura creativa, poesia in lingua e in vernacolo, narrativa. L’opera arricchisce, infatti, la collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore. A spiegare la scelta del titolo è lo stesso scrittore: «Il protagonista, per un insieme di strane situazioni, diventa come un re del luogo in cui vive, cioè l’isola Oscura. Oscura poi lo specifica un passo del romanzo: … probabilmente perché il crepuscolo nelle serate limpide, le conferisce con le ombre dei suoi maestosi alberi: un aspetto oscuro ed in qualche modo inquietante».

Nell’opera, in cui sanità mentale e follia sono temi ricorrenti, Bissoli spazia dagli Stati Uniti al Veneto. E’ un romanzo fantastico, ambientato in un’Italia contadina della campagna veneta alle foci del Po tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Così come fantastici sono tutti i suoi personaggi, il paese e l’isola stessa. Zelinda, vedova con i suoi figli tra cui il giovane Edoardo, unico istruito e di notevole intelligenza, rappresentano ancora un modello patriarcale in cui la collaborazione reciproca aiuta a raggiungere determinati obiettivi. «Leggenda e verità sul passato di Zelinda – scrive nella Prefazione Alessandro Quasimodo, autore, attore e regista teatrale, figlio del celebre Premio Nobel Salvatore Quasimodo – sono la chiave di volta per capire il mutamento nell’evoluzione e nella fortuna di questo nucleo familiare. Alla base di tale metamorfosi l’autore sottolinea la fatica, l’impegno di tutti per realizzare un progetto, ideato dal minore dei fratelli, colto e raffinato. Il romanzo, è caratterizzato da un intreccio ricco di colpi di scena, segue un ritmo incalzante di eventi e situazioni». Riprendendo lo scrittore russo Vladimir Nabokov, della famosa opera “Lolita”, Bissoli afferma: «Lo scrittore quando inizia a scrivere un romanzo, l’ha già inconsciamente completo nella sua testa. La sua penna quindi quando è concentrato, scorre sul foglio come l’olio o le sue dita sulla tastiera».

Il racconto segue un filo logico, che riesce come per magia ad allacciarsi ad un lontano passato dove, poco distante da quei luoghi, si svolsero importanti fatti della nostra storia. Il periodo sotto il dominio degli “Hohenstaufen” e nel quale l’imperatore Federico Barbarossa concluse a Venezia la pace separata con papa Alessandro III. Il romanzo grazie alla follia del protagonista riesce a prendere spunto proprio da quell’episodio e ci costruisce su una storia che ha del grottesco, che sa di fiaba, ma nel quale è presente anche il profumo della poesia. Il tutto gravita attorno alla vita di un piccolo paese di provincia bigotto e bugiardo, pronto come tutti alle critiche e alle invidie.

«L’idea del romanzo, né attuale e né obsoleto ma solo dettato dalla fantasia – racconta l’autore – mi è nata da un’immagine incamerata in un ricordo insieme a tanti altri ma ben distinto e racchiuso in un piccolo spazio mentale come la celletta di un alveare. Per un inspiegabile motivo, in un momento di “dinamismo creatore”, questo ricordo ha trovato una connessione con altri ed è sgorgato come acqua di sorgente della quale idea ne è inseparabile sostanza». Nell’opera sono presenti anche testi poetici collegati al continuo alternarsi di realtà e sogno. «Lo scrittore di narrativa – spiega Bissoli – la cui fantasia non sembra avere limiti, è un inguaribile sognatore e lo diverrà in maniera eccelsa se con il tempo riuscirà a controllarsi per non cadere preda dei suoi stessi sogni. In questo modo potrà inserire senza difficoltà la realtà nella fantasia. Il fattore onirico poi ha il grande vantaggio di permettere allo scrittore di entrare quasi fisicamente nel racconto o nel romanzo. Vederlo, viverlo e quindi muoversi nella fantasia con il suo normale comportamento che ha nella realtà». Pagina dopo pagina, la trama avvincente consente di ricreare lo spirito con dei sani principi e – perché no – qualche risata. Lo stile della scrittura è caratterizzato da una struttura relativamente complessa perché organizzata nel periodo. Ne consegue l’origine di periodi più lunghi e completi. Un registro linguistico sia informale, perché fa parte di un lessico familiare, e sia gergale, perché prevede l’uso del vernacolo.

«Al lettore – conclude l’autore Bissoli – non c’è niente di particolare che voglia trasmettere se non come ho scritto in una mia nota della sinossi: La cattiveria e l’invidia della gente ignorante è sempre latente e presente. Pronta com’è “la plebaglia” a portare sugli altari chi anche involontariamente gli crea degli interessi ma distruggerlo senza pietà appena ha il sentore di perderli».

Federica Grisolia

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