
Cineclub La deutsche vita Goethe-Institut Palermo 8 ottobre – 10 dicembre 2025 Ogni mercoledì alle ore 21 Goethe-Institut Palermo – Sala Wenders Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo
Quest’anno ricorre un importante doppio anniversario: 150 anni dalla nascita (1875) e 70 anni dalla morte (1955) di Thomas Mann, premio Nobel per la letteratura e tra i più influenti narratori del Novecento. La sua opera ha saputo esplorare le tensioni della modernità, oscillando tra rigore formale e inquietudine esistenziale, ironia e senso del tragico, mettendo in scena le contraddizioni di una borghesia europea attraversata da crisi profonde e destini individuali in conflitto con la storia.
Il Goethe-Institut Palermo dedica al grande autore tedesco una rassegna speciale nell’ambito della nuova edizione del cineclub la deutsche vita. Iltitolo è Incanto e decadenza. Thomas Mann nel cinema. Un percorso che intreccia memoria letteraria e visione filmica, in cui si riflettono i grandi temi della poetica manniana: la tensione tra arte e vita, la seduzione dell’abisso, la malattia come metafora, il tempo come enigma.
Un nuovo inizio: dal martedì pomeriggio al mercoledì sera
Il Cineclub del Goethe-Institut Palermo, appuntamento culturale ormai storico della città, si rinnova nel calendario: dopo tanti anni di proiezioni il martedì pomeriggio, l’incontro con il cinema tedesco si sposta al mercoledì sera alle ore 21, in un orario più conviviale e accessibile a nuove fasce di pubblico.
Un viaggio tra letteratura e cinema
La rassegna accompagna il pubblico in un itinerario che attraversa alcune tra le più significative trasposizioni cinematografiche delle opere di Thomas Mann: dai celebri Buddenbrooks e Morte a Venezia a titoli meno noti come Wälsungenblut (L’incesto) e Unordnung und frühes Leid (Disordine e dolore precoce), fino a opere dense e complesse come Der Zauberberg (La montagna incantata) e Doktor Faustus.
Accanto a registi di fama internazionale come Luchino Visconti, si incontrano autori tedeschi di generazioni diverse: da Rolf Thiele a Franz Seitz, da Egon Günther a Klaus Maria Brandauer, fino a Heinrich Breloer e Detlev Buck, che hanno tradotto in immagini i mondi interiori, le ambiguità morali e i conflitti spirituali messi in scena da Mann.
Un’eredità sempre attuale
“Incanto e decadenza è forse la formula che meglio restituisce l’anima di Thomas Mann: una scrittura capace di affascinare con la sua perfezione formale, ma sempre percorsa da forze oscure e da una lucida consapevolezza della caduta. I film qui raccolti portano sullo schermo questa tensione, rendendola esperienza sensibile e condivisa” afferma la direttrice del Goethe-Institut Palermo e curatrice della rassegna Heidi Sciacchitano. Che prosegue: “Thomas Mann continua a parlarci ancora oggi, perché nelle sue opere ha colto le contraddizioni fondamentali della modernità: la tensione tra ordine e crisi, bellezza e dissoluzione, individuo e storia. A distanza di decenni, la lucidità e la vertigine di Thomas Mann continuano a interrogarci, con quella ambivalenza inquieta che solo i classici sanno mantenere viva.”
La rassegna
La rassegna si apre con Buddenbrooks, sontuosa trasposizione del romanzo d’esordio del 1901, opera che rivelò al mondo un giovanissimo Thomas Mann. L’ascesa e il declino della famiglia di mercanti di Lubecca diventano specchio di un’intera società borghese in trasformazione: Breloer ne restituisce la coralità, la grandezza epica e la fragilità segreta, introducendo subito i temi cardine dell’autore.
Segue Tonio Kröger, racconto del 1903, in cui Mann riversò molto di sé stesso: il conflitto insanabile tra la rispettabilità borghese delle origini e la vocazione all’arte, vissuta come destino di estraneità e malinconia. Rolf Thiele ne offre un adattamento intimo e lirico, dove l’autobiografia si trasfigura in ritratto universale dell’artista.
Con Morte a Venezia, Visconti trasforma la novella del 1912 in una delle più celebri opere del cinema europeo. La storia del musicista Gustav von Aschenbach, alter ego di Mann, diventa una sinfonia di immagini e suoni, dove bellezza e morte, desiderio e dissoluzione si fondono in una visione estetica assoluta.
Di tono diverso ma non meno provocatorio è Wälsungenblut (L’incesto), dal racconto del 1905, che mette in scena la trasgressione e la febbre della giovinezza. Il film di Thiele accentua la vena scandalosa e ironica del testo, giocando con la tensione tra mito e realtà borghese.
Il cuore filosofico e simbolico della rassegna è La montagna incantata, ispirata al romanzo pubblicato nel 1924, dopo la lunga esperienza dello scrittore a Davos. Il sanatorio diventa metafora dell’Europa alla vigilia della Grande Guerra, luogo di sospensione temporale e riflessione esistenziale: la versione cinematografica di Geißendörfer concentra e distilla l’immenso tessuto narrativo di Mann.
Più breve e intimo, ma non meno incisivo, è Disordine e dolore precoce, racconto del 1925 che attinge direttamente alla vita familiare di Mann, proiettando in chiave ironica e malinconica i turbamenti di un padre borghese di fronte al mutare dei tempi e dei rapporti generazionali.
Con Mario e il mago, scritto nel 1930, la parabola letteraria di Mann si intreccia apertamente con la storia politica europea. Allegoria della seduzione del potere e del fascismo nascente, il film di Klaus Maria Brandauer trasforma l’atmosfera inquieta della novella in un dramma ipnotico, ancora di bruciante attualità.
La riflessione sulla memoria culturale tedesca prende forma in Lotte in Weimar, dal romanzo del 1939, in cui la figura di Goethe è evocata attraverso lo sguardo della donna che lo amò giovanissima. È un omaggio all’eredità letteraria, ma anche un dialogo sul senso della storia e della tradizione, che Günther rende con eleganza e profondità.
Dalla lunga gestazione dell’esilio americano nasce Doktor Faustus (1947), in cui Mann affida alla storia del musicista Adrian Leverkühn una cupa allegoria della Germania del Novecento. L’adattamento di Seitz affronta con intensità il dramma del genio e della colpa, tra invenzione artistica e condanna morale.
Infine, a chiudere il percorso, Le confessioni del filibustiere Felix Krull, romanzo pubblicato postumo nel 1954 e rimasto incompiuto. In questa storia di seduzione e inganno, più leggera e mondana, emerge un’altra faccia di Mann, quella ironica e teatrale. Il recente film di Detlev Buck ne coglie il fascino vitale, consegnando alla rassegna un epilogo giocoso e brillante, specchio di una modernità che non smette di rinnovarsi.
Dall’ascesa borghese dei Buddenbrook all’ironia mondana di Felix Krull, questa rassegna compone un viaggio che non è solo cronologico, ma anche esistenziale e storico: attraversa le metamorfosi di un autore che ha saputo incarnare le tensioni dell’Europa moderna e le ambiguità dell’animo umano. Il cinema, rielaborando di volta in volta le sue pagine, restituisce la possibilità di rivivere quelle domande sull’arte, sulla libertà, sulla fragilità del vivere, che rendono Thomas Mann un classico sempre attuale.
Informazioni utili
La rassegna si svolge nella Sala Wenders del Goethe-Institut, ai Cantieri Culturali alla Zisa, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Palermo, l’Efebo d’Oro Film Festival Palermo e il Sicilia Queer Filmfest.
Tutte le proiezioni sono in versione originale con sottotitoli in italiano.
Ingresso libero.
Per le scuole interessate sono previste proiezioni speciali in giorni e orari da concordare.
Per prenotazioni: info-palermo@goethe.de; +39 091 6528680
Calendario delle proiezioni
08.10 – Buddenbrooksdi Heinrich Breloer, 2008
15.10 – Tonio Krögerdi Rolf Thiele, 1964
22.10 – Morte a Veneziadi Luchino Visconti, 1971
29.10 – Wälsungenblut (L’incesto) di Rolf Thiele, 1965
05.11 – Der Zauberberg (La montagna incantata) di Hans W. Geißendörfer, 1982
12.11 – Unordnung und frühes Leid (Disordine e dolore precoce) di Franz Seitz, 1977
19.11 – Mario und der Zauberer (Mario e il mago) di Klaus Maria Brandauer, 1994
26.11 – Lotte in Weimardi Egon Günther, 1975
03.12 – Doktor Faustusdi Franz Seitz, 1982
10.12 – Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull (Le confessioni del filibustiere Felix Krull) di Detlev Buck, 2021
Schede dei film
08.10.
Buddenbrooks
di Heinrich Breloer
Germania 2008, 151’
con Armin Mueller-Stahl, Jessica Schwarz, August Diehl, Mark Waschke
Nel cuore del XIX secolo, la famiglia Buddenbrook, ricchi commercianti di Lubecca, attraversa tre generazioni segnate da ambizione, dovere e desiderio. Mentre i fratelli Thomas, Christian e Tony cercano ciascuno a modo loro di mantenere il prestigio della casata, le tensioni tra vocazione personale e responsabilità sociale minano dall’interno la solidità dell’impresa familiare. Il lento declino è inesorabile, specchio di un’epoca che cambia.
Con uno sguardo insieme classico e partecipe, Heinrich Breloer porta sullo schermo il romanzo che valse a Thomas Mann la fama internazionale, restituendone con eleganza visiva e sensibilità narrativa il respiro epico e il dramma intimo. Attento ai dettagli storici e ai conflitti interiori dei personaggi, il film cattura il lento disfacimento di un mondo borghese fondato sull’apparenza e sul sacrificio.
15.10.
Tonio Kröger
di Rolf Thiele
Germania 1964, 90’
con Jean-Claude Brialy, Nadja Tiller, Werner Hinz
Tonio Kröger è un giovane scrittore borghese diviso tra il rigore del suo ambiente d’origine e l’irrequietezza della vocazione artistica. Tornando nella città natale dopo anni di distanza, ripercorre i ricordi dell’adolescenza: l’amicizia idealizzata per Hans, l’amore inconfessato per Inge e il progressivo distacco da un mondo che lo ha formato ma da cui si sente escluso. Il viaggio nel passato diventa così una ricerca identitaria, sospesa tra nostalgia e disincanto.
Rolf Thiele traduce l’introspezione del racconto di Mann in un film elegante e misurato, capace di restituire la tensione tra vita e arte, tra appartenenza e solitudine. Senza mai cadere nel didascalico, il regista esplora con sensibilità il dramma esistenziale di un uomo che sente di appartenere a due mondi, senza poter abitare pienamente nessuno dei due.
22.10.
Morte a Venezia
di Luchino Visconti
Italia 1971, 125’
con Dirk Bogarde, Björn Andrésen, Silvana Mangano, Romolo Valli
Gustav von Aschenbach, un maturo compositore tedesco, giunge a Venezia in cerca di riposo, ma trova nella figura enigmatica del giovane Tadzio un’ossessione che lo condurrà a un lento smarrimento. Mentre la città è avvolta da un’epidemia silenziosa, il protagonista si abbandona alla contemplazione di una bellezza irraggiungibile, in un’estasi che confonde desiderio, arte e morte.
Con straordinaria sensibilità visiva, Visconti traduce il racconto di Mann in un’opera di grande raffinatezza estetica, trasformando la decadenza fisica e morale in uno spettacolo di immagini intrise di simbolismo. La scelta di Mahler come colonna sonora, il ritmo rarefatto e l’ossessiva attenzione per i dettagli creano un’atmosfera sospesa, ipnotica, in cui il dramma interiore del protagonista si rifrange nella bellezza corrotta della città lagunare.
19.10.
Wälsungenblut L’incesto
di Rolf Thiele
Germania 1965, 85’
con Elena Nathanael, Michael Maien, Gerd Baltus
Ambientato nella Monaco raffinata e decadente degli anni Venti, Wälsungenblut racconta una giornata nella vita dei gemelli aristocratici Siegmund e Sieglinde, uniti da un legame ambiguo e disturbante. Alla vigilia del matrimonio di lei con un borghese ebreo, il loro rapporto si carica di tensione, desiderio e repulsione, culminando in un gesto trasgressivo che sfida le convenzioni sociali e morali dell’epoca.
Rolf Thiele porta sullo schermo il racconto breve di Mann con uno stile sontuoso e teatrale, che sottolinea tanto il languore estetizzante dell’ambiente quanto la carica distruttiva dei suoi protagonisti. Tra echi wagneriani e sguardi carichi di simbolismo, il film esplora con sottile ironia e inquietudine il tema della decadenza di una classe sociale, il conflitto tra istinto e norma, e l’illusione della purezza aristocratica. Un’opera provocatoria e visivamente ricercata, che amplifica il sottotesto scandaloso del racconto originario senza mai cadere nella volgarità.
05.11.
Der Zauberberg La montagna incantata
di Hans W. Geißendörfer
Germania, Italia, Francia 1982, 153′
con Christoph Eichhorn, Marie-France Pisier, Rod Steiger, Flavio Bucci
Hans Castorp, giovane ingegnere amburghese, sale per una breve visita a un sanatorio sulle Alpi svizzere dove è ricoverato il cugino, ma finisce per restarvi sette anni. Nel microcosmo sospeso del sanatorio, il tempo perde consistenza e Castorp si confronta con idee, passioni e figure emblematiche: l’umanista Settembrini, il mistico Naphta, la sensuale Clawdia Chauchat. Intorno a lui, l’Europa si avvicina inesorabilmente al baratro della guerra.
Geißendörfer affronta l’impresa di portare sullo schermo il romanzo-fiume di Mann con rigore e ambizione. Il film condensa la complessità filosofica del testo in una narrazione che privilegia il tono contemplativo e la stratificazione simbolica. L’ambientazione ovattata, la recitazione sobria e la fotografia rarefatta contribuiscono a creare un’atmosfera fuori dal tempo, dove la malattia diventa metafora dell’attesa, della crisi, e della paralisi spirituale di un’intera civiltà.
12.11.
Unordnung und frühes Leid Disordine e dolore precoce
di Franz Seitz
Germania 1977, 86’
con Martin Held, Ruth Leuwerik, Sabine von Maydell
In una città tedesca del primo dopoguerra, il professor Abel Cornelius, colto e misurato uomo di lettere, osserva con crescente smarrimento il disgregarsi dell’ordine familiare e sociale. Attorno a lui, i figli inseguono mode frivole e libertà nuove, mentre la moglie tenta di mantenere una parvenza di normalità domestica. In occasione di una festa in casa, il fragile equilibrio tra generazioni si incrina definitivamente, rivelando la distanza emotiva tra il passato colto e l’incalzante presente.
Il film restituisce con misura e sensibilità il tono sommesso e ironico del racconto di Mann, cogliendo il senso di spaesamento di un uomo che assiste impotente alla fine del suo mondo. La regia si affida a un realismo controllato, fatto di piccoli gesti, dialoghi allusivi e atmosfere ovattate, in cui la malinconia si intreccia a un sottile umorismo. Più che un dramma familiare, il film è un ritratto del declino di una classe intellettuale, sorpassata da un’epoca che non le appartiene più.
19.11.
Mario und der Zauberer Mario e il mago
di Klaus Maria Brandauer
Germania, Austria, Francia 1994, 120’
con Klaus Maria Brandauer, Julian Sands, Anna Galiena
In una località balneare dell’Italia fascista, un’atmosfera apparentemente tranquilla si carica gradualmente di tensione e inquietudine. Al centro della scena compare Cipolla, un ambiguo e inquietante mago ipnotizzatore, che con il suo potere verbale e psicologico soggioga il pubblico. Tra questi c’è anche Mario, giovane cameriere la cui innocenza verrà messa alla prova in modo tragico.
Brandauer, qui anche interprete dello spietato Cipolla, firma una regia intensa e teatrale, costruendo un film cupo e allegorico in cui la figura del mago diventa metafora trasparente dell’ascesa dei totalitarismi. L’opera conserva l’impianto moralistico e simbolico del racconto di Mann, amplificando il senso di oppressione e di manipolazione collettiva attraverso una messa in scena claustrofobica e una recitazione fortemente espressiva. Un film che riflette, con rigore e inquietudine, sulla vulnerabilità dell’individuo di fronte al carisma perverso del potere.
26.11.
Lotte in Weimar
di Egon Günther
Germania 1975, 119’
con Lilli Palmer, Martin Hellberg, Rolf Ludwig, Katharina Thalbach
Charlotte Kestner, un tempo musa giovanile di Goethe e ispiratrice del personaggio di Lotte ne I dolori del giovane Werther, arriva ormai anziana nella Weimar della maturità del poeta. La sua presenza suscita curiosità e aspettative, e mentre incontra figure del suo passato e della società culturale del tempo, affiora il peso del mito e della memoria. Lotte attende infine un incontro con Goethe stesso, tra nostalgia, orgoglio e disillusione.
Film raffinato e colto, che riesce a tradurre in immagini la dimensione più dialogica e intellettuale del romanzo di Mann. Con un tono pacato e quasi teatrale, il film riflette sul tempo, sulla trasformazione del sentimento in letteratura e sull’identità personale deformata dalla fama. Katharina Thalbach e Lilli Palmer offrono interpretazioni misurate che rendono palpabile la tensione tra storia vissuta e mito letterario. Un’opera profondamente riflessiva, che interroga con delicatezza cosa resta, davvero, delle passioni quando diventano patrimonio universale.
03.12.
Doktor Faustus
di Franz Seitz
Germania 1982, 117’
con Jon Finch, Herbert Grönemeyer, André Heller, Hanns Zischler
Adrian Leverkühn, giovane compositore tedesco in cerca di ispirazione assoluta, stringe un patto simbolico con il diavolo: in cambio di genio e grandezza artistica, accetta la rinuncia all’amore e alla salute mentale. Attraverso il racconto del suo amico fidato Serenus Zeitblom, si ricostruisce la parabola tragica di un uomo che incarna, nella sua rovina, il destino stesso della Germania del XX secolo.
Franz Seitz affronta il romanzo più complesso e cupo di Thomas Mann con rigore intellettuale e senso della misura. Lontano da ogni spettacolarizzazione, il film predilige un tono sobrio e meditativo, affidandosi a dialoghi densi e a una messinscena essenziale ma carica di tensione simbolica. La figura di Leverkühn diventa il perno di una riflessione profonda sul rapporto tra genialità e dannazione, arte e responsabilità morale. Un’opera difficile, ma affascinante, che restituisce la densità filosofica del testo originale con rispetto e sobrietà visiva.
10.12.
Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull Le confessioni del filibustiere Felix Krull
di Detlev Buck
Germania 2021, 114’
con Jannis Niewöhner, Liv Lisa Fries, David Kross
Felix Krull è giovane, affascinante e dotato di un talento naturale per l’inganno. Figlio di un industriale fallito, trasforma il proprio fascino in un’arma per scalare la società, assumendo identità altrui, seducendo uomini e donne, e sfidando continuamente i limiti tra realtà e finzione. La sua parabola è quella di un truffatore che si muove con leggerezza in un mondo pronto a credere a ogni illusione ben confezionata.
Detlev Buck rivisita con tono brillante e ritmo vivace il romanzo incompiuto di Mann, trasformandolo in un racconto di formazione mascherato da commedia elegante. Il film mescola ironia e ambiguità con un’estetica moderna e colorata, restituendo la dimensione giocosa ma anche profondamente critica del testo. L’ascesa di Felix diventa uno specchio delle ipocrisie sociali e del desiderio borghese di lasciarsi ingannare da ciò che luccica.
Com. Stam. + foto




