Musica

Intervista a Giacomo Luridiana

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Dal 4 giugno è disponibile in rotazione radiofonica “IT’D BE LOVELY”, brano di GIACOMO LURIDIANA già presente su tutte le piattaforme di streaming.

IT’D BE LOVELY” di GIACOMO LURIDIANA è una ballata che guarda alla vita come ad un percorso cieco, senza guide né direzioni. Un mistero che è impossibile da svelare e che, proprio per questo motivo, ci dispera e appassiona allo stesso tempo.

Spiega l’artista a proposito del singolo: «“It’d be lovely” è una delle mie canzoni più vecchie. Il brano vuole dipingere come ci si sente a non avere una direzione, a non sapere mai cosa ci aspetta dietro l’angolo o chi saremo tra sei mesi o un anno».

Questa è la sua intervista!

Partiamo con una presentazione   di stampo classico: chi sei, da dove vieni, come descriveresti il tuo progetto artistico a chi ti scopre per la prima volta?

Sono Giacomo, un cantautore di 26 anni e sono di Sesto San Giovanni, vicino a Milano. La mia musica nasce con chitarra e voce in stile folk-cantautorale per esprimere senza filtri né giudizi le emozioni e le contraddizioni che sento di giorno in giorno e farne un ritratto in cui ci si possa rispecchiare, ma negli arrangiamenti mi piace farmi influenzare dal rock e dal pop contemporaneo.

Parliamo un po’ del tuo background musicale: quali sono gli artisti che ti hanno   maggiormente influenzato e quali sono state le esperienze maggiormente rilevanti nel corso della tua formazione?

L’artista che mi ha ispirato a fare musica è Bruce Springsteen. Poeticamente credo di portarmi dentro un po’ di Linkin Park e Caparezza nel modo in cui concepisco il testo. Mi ha influenzato molto la collaborazione con Edoardo Bosi aka Nyah Bear, un amico e producer eccezionale con il quale ho lavorato a vari progetti negli ultimi due anni. Lui viene dall’elettronica sperimentale e mi ha fatto allargare molto i miei orizzonti musicali e aperto nuove prospettive creative nel modo in cui mi approccio alla scrittura e all’arrangiamento dei brani.

Come dovrebbe essere secondo te un live perfetto?

Artista e pubblico dovrebbero essere in comunicazione costante, è importante che si crei un ponte emotivo ed espressivo tra il palco e gli spettatori e che l’energia scorra in entrambe le direzioni.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro della scena musicale in Italia?

E’ un periodo di transizione, linguaggi e stili nuovi si stanno affacciando sulla scena e questo porta con sé un’elettricità, uno stimolo creativo e un po’ di sfrontatezza in più che in qualsiasi arte è importante per dare la voglia di osare ed esprimersi senza freni. Il contro non è tanto legato alla scena musicale in sé, quanto piuttosto alla discografia e alla distribuzione. Oggi si passa molto attraverso i talent show, ma penso che questo possa diventare dannoso per il modo in cui il format deve concepire l’artista, tanti ragazzi anche molto giovani faticano a reggere la pressione di dover letteralmente fare a gara con altri musicisti e questo tipo di stress è evitabile perché la musica non ha in sé un elemento competitivo per sua natura, come invece hanno gli sport, concepirla come un incontro di boxe non è il massimo dal mio punto di vista. Chiarisco: questo tipo di pressione non l’ho mai provato sulla mie pelle; sono stato alle preselezioni di X Factor in passato e non le ho passate (giustamente), la pressione di cui parlo sopra entra in gioco nelle fasi successive.

Come è nata l’ispirazione per “It’d be lovely” e qual’è la situazione ideale per        ascoltare questo tuo pezzo?

Era un periodo in cui mi sentivo spaesato e senza direzione, avevo molta paura di perdere me stesso crescendo, di rinnegare i miei sogni e di forzarmi a cambiare in una direzione che non mi piaceva. Il contesto ideale per ascoltarla è in viaggio, come tante canzoni. C’è qualcosa nel vedere il mondo scorrere da un finestrino e il cielo muoversi e cambiare lentamente che modella le emozioni trasmesse da una canzone in maniera meravigliosa.

Cosa puoi raccontarci del tuo disco in uscita?

E’ un album in cui ho voluto lasciarmi qualche libertà in più. Credo che sia una raccolta di diverse prospettive sulle imperfezioni della vita.

Com. Stam.

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