Musica

Intervista con “Alice Righi”

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Alice Righi debutta sulla scena musicale con il singolo “Fisherman”, raffinato brano in lingua inglese, che racconta con eleganza e autoironia la storia di una relazione dal destino già segnato.

Emergente vecchio stampo (nessun talent a lanciarla, ma tanta gavetta) Alice dimostra fin da subito grande personalità artistica e una visione musicale ampia, che mira ad abbattere le barriere tra i generi. Musicista, performer, make-up artist, appassionata di storia della moda, con questa release presenta un progetto pensato a 360 gradi. Un brano fresco, delicato e sognante, ma volutamente pop, che rievoca sonorità jazz e nostalgie sixties, in un sound non convenzionale. Il timbro dolce, caldo e avvolgente ci porta con sé all’interno della narrazione autobiografica, a tratti fiabesca.

Ciao Alice e gra­zie per es­se­re qui con noi. Ci racconti cosa ha fatto scoccare la scintilla tra te e la musica?

Mi sono avvicinata alla musica grazie ai miei genitori, che hanno visto del potenziale e mi hanno sempre appoggiato nonostante le difficoltà. Non sono musicisti ma grandi appassionati di musica, e in casa giravano molti dischi. Così ho incontrato il mio primo amore, Michael Buble. Ricordo bene la scintilla, la prima volta che sono andata a sentirlo dal vivo. Mi sono detta:“ok, da grande voglio fare questo mestiere”. Quando è arrivato internet a casa ho passato mesi chiusa in camera a cercare video. Non mi sembrava vero che ci fosse tanta musica, finalmente potevo ascoltare ciò che volevo. Ho passato diverse fasi: lirica, jazz, sixties, neo-soul, pop, elettronica. Poi a 17 anni ho iniziato a scrivere canzoni, ma ero troppo timida per suonarle fuori casa. Ho lavorato per anni nel settore “dietro le quinte”: in studio, nei live, a scuola. Il mio rapporto con la musica non è sempre stato lineare, piuttosto un continuo di alti e bassi… ma alla fine la Musica torna sempre ad accogliermi a braccia aperte. 

“Fisherman” è un brano che ti rappresenta personalmente?

Rappresenta il mio lato solare e “scherzoso”. È un brano autobiografico, nato quasi per gioco. Mi piace raccontarmi con autoironia, e condividere le piccole gioie e disgrazie del mio quotidiano. Fisherman è solo il primo capitolo, ho voluto restare leggera e positiva, ma la prossima volta mostrerò sicuramente il mio “lato emo”. 

Com’è nata l’idea del video? 

Ogni volta che scrivo, sogno ad occhi aperti. Mi piace curare l’aspetto visivo di una canzone, oltre a quello musicale, un po’ come se fosse un film. Quando ho scritto Fisherman ero seduta al pianoforte, e ridevo immaginando questi personaggi assurdi che interagiscono tra loro. Li ho disegnati sopra ad un quaderno, e ho iniziato a prendere appunti. Immaginavo una sorta di cortometraggio musicale, quasi un piccolo musical. Quando ho presentato l’idea a Matteo Scotton, il regista, era entusiasta e ci siamo capiti subito. Ci siamo confrontati, e ha saputo trasformare questa visione in realtà.

Quanto sei legata al tuo territorio? 

La musica che scrivo si rivolge ad un pubblico senza confini. Le esperienze all’estero, e la mia passione per la musica d’oltremanica hanno arricchito il mio bagaglio culturale, ma… resto profondamente legata alla mia terra. In particolar modo al Lago di Garda dove vive la mia famiglia da generazioni, a Verona che è la mia città, e alla Valpolicella dove vive mia Nonna. Le donne della mia famiglia hanno tutte una bella voce di natura, pur non avendo studiato. Sono cresciuta ascoltando la Nonna e la mamma cantare insieme i canti popolari. E’ una grande fortuna, e sono momenti preziosi che porto sempre nel cuore. Nel video poi ho voluto rendere omaggio alle bellezze del mio territorio collaborando con realtà locali di grande prestigio, come il Parco Sigurtà. 

Hai mai pen­sa­to di pren­de­re par­te a qual­che ta­lent?

Mi è stato chiesto più volte, e ho considerato l’idea. Ma ho sempre preferito dire di no, in quanto non penso sia in linea con il mio percorso di ricerca musicale. Il talent è sicuramente uno strumento utile se usato bene, ma è anche un’arma a doppio taglio. Mi piacerebbe però lavorarci da esterna un giorno, magari dietro le quinte come vocal coach. 

Pos­sia­mo spe­ra­re in un fu­tu­ro disco?

Mi piacerebbe molto, anche se il progetto per ora è quello di lavorare a singoli. Piccoli progetti audio-visivi unici e curati nel minimo dettaglio. Ma tutto è possibile!

Com. Stam.

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