Musica

Intervista Iofortunato 

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CNC è il singolo d’esordio solista del cantautore palermitano Iofortunato. Vero nome Fabrizio Fortunato, l’artista è già stato all’opera in svariati progetti come Yes/se:f, Dryleaf e Cum Moenia, ma è durante il primo lockdown del 2020 che ha cominciato a scrivere i propri pezzi per un progetto personale.

CNC è l’acronimo di “Carne Nella Carne”; è un pezzo che ruota intorno all’elettronica delle drum machine e dei synth che si contrappongono ai fraseggi della chitarra elettrica, al basso elettrico, al pianoforte e agli archi, questi ultimi veicoli di una profonda malinconia che caratterizza il mood del brano.

Presentati ai nostri lettori: chi è Iofortunato?

Ciao a tutti i lettori de L’Ora. Iofortunato è il nome che ho deciso di dare al mio progetto solista, il primo in assoluto, la prima volta in cui davvero provo a raccontare me stesso, ciò che sento e che vedo. Credo che Iofortunato sia sempre esistito, e che durante tutti questi anni si sia celato dietro la paura del giudizio degli altri, una costante insidiosa nella quale sono caduto spesso; col tempo però ho imparato a reagire a quest’insicurezza provando a trasformarla in Iofortunato.

Tante esperienze musicali passate, come Yes/se:f, Dryleaf e Cum Moenia. Come mai ora la decisione di un solo project, e cosa ti porti dietro da queste esperienze?

La scelta di scrivere canzoni e racchiuderle in qualcosa che riguardasse me come solista e non come membro di una band è venuta da sé, dopo la fine del progetto es/se:f. Ogni esperienza musicale fatta mi ha sempre dato qualcosa da custodire e da portare dentro il mio bagaglio, sia da un punto di vista musicale e artistico che dal punto di vista umano. Volendo però fissare dei punti chiave delle band in cui ho lavorato, potrei scrivere che dei Cum Moenia porto dentro l’emozione unica e irripetibile della musica composta durante gli anni più belli, quelli dei primissimi “vent’anni” in cui ci si chiudeva dentro un box a suonare per ore. Dei Dryleaf porto con me la profondità delle liriche di LittleGas (songwriter), la cura dei particolari e tutte le immagini custodite dentro le note dei brani. Yes/se:f è stato il mio progetto più recente, di cui porto con me ricordi molto belli, altri purtroppo lo sono stati meno. Ad ogni modo è stato un progetto importantissimo, dove sono cresciuto tanto, dove per la prima volta ho reso pubbliche le mie prime canzoni. Sono stati anni belli da cui ho imparato molto, se non altro a conoscere meglio me stesso.

Parlaci del tuo nuovo brano, CNC.

CNC è una canzone che ho scritto nel 2020 durante il primo lockdown, ed è un breve viaggio lungo i sentimenti provati durante quei primi mesi di chiusura in casa. Descrive la paura, il suo incalzare durante i momenti più difficili, e la speranza nutrita dalla consapevolezza che nelle cose più “piccole” ed essenziali possiamo trovare la spinta più grande per stare bene e riprovarci ancora.

Com’è nato l’incontro con un produttore importante come Roberto Cammarata? Cosa ha apportato al suono di CNC?

Roberto Cammarata è sempre stato una figura rilevante nel panorama musicale palermitano. Da più piccolo andavo ai Candelai a vedere i suoi concerti, prima con i Waines, poi con gli Omosumo, ma non lo conoscevo in altro modo se non dietro una chitarra. È stato Francesco Incandela nel febbraio 2020 a presentarmi Roberto, al quale pian piano ho fatto ascoltare alcune preproduzioni che successivamente abbiamo cominciato a produrre nello studio di Rob. Roberto ha una personalità molto evidente nelle sue produzioni, soprattutto quando compone le chitarre, strumento con il quale si esprime nel suo massimo, e in CNC questi elementi sono determinati. Durante la produzione è stato altrettanto importante l’intervento di Francesco Incandela nella scrittura degli archi.

Cosa rappresenta la copertina del tuo singolo?

La copertina è stata sviluppata da Giulia Mastellone, che ha colto in pieno l’essenza del brano, trasformando in immagine il mondo di CNC. Il letto disfatto infatti non solo colloca CNC dentro uno spazio definito, quello della camera da letto, presente dentro le liriche della canzone, ma ne rivela un movimento, un’azione compiuta che precede un’altra azione. Dal letto partiamo e al letto torniamo, consumiamo l’amore e piangiamo le nostre paure: descrive un ciclo inevitabile intorno al quale regoliamo i giorni che scorrono e quindi la vita stessa.

Cosa intendi con la frase “La paura fa parte di noi: è umana e necessaria”? Come affronti la paura, e come la spieghi nella canzone?

È stato un mantra durante molti momenti. Spesso ho censurato il sentimento della paura, come se fosse una reazione negativa, un errore dentro al quale si cade. Non credo che la paura vada affrontata, o forse a me non piace vederla in questo modo, nel senso che “affrontare” mi pone in una posizione dove quasi mi vedo a duellare con il sentimento stesso. Non voglio sconfiggere la paura, voglio accettarla nella sua forma sana, e dentro CNC provo a parlare di questo. I mostri in fondo al letto sono senza dubbio l’immagine della paura che provo, il non riuscire a reinventarmi ne è la conseguenza, e gli uccelli che volano ogni giorno nel loro continuo ciclo nel cielo ambito, da sempre simbolo di libertà, sono la reazione, la lucidità che riesce a vedere la bellezza.

Hai altri progetti per l’estate e per il dopo-singolo?

Al momento sto lavorando alla realizzazione di una live session di CNC e alle prove per qualche data che presto annuncerò. In autunno uscirà un altro singolo che anticiperà il disco che uscirà prima della fine di quest’anno.

Come vedi le prospettive per la musica live in Italia e più in particolare in Sicilia?

Fino a pochi mesi fa, la musica live, soprattutto nell’ambito emergente, non viveva momenti felici. Adesso pian piano i vari club, quelli che sono riusciti a sopravvivere, stanno riprendendo con le programmazioni con non poche difficoltà, il colpo della pandemia è stato durissimo, le perdite economiche devastanti e molti operatori del settore hanno perso il lavoro. In Sicilia esistono realtà importantissime come Ypsigropck che da anni svolge un lavoro fantastico, regalando un’esperienza unica, il festival senza dubbio più longevo; ma c’è anche il Mish Mash al Castello di Milazzo, l’Ortigia Sound System e da appena due anni l’Ellenic di Agrigento che comunque vanta una programmazione interessantissima. Per chi come me è emergente, c’è qualche difficoltà in più ma è necessario crederci anche quando si suona meno e farsi trovare sul pezzo quando l’occasione arriva. La fame di suonare è sempre tanta, ma siamo tanti anche noi che vogliamo fare questo lavoro e oggi è davvero necessario curare molti dettagli per rendere credibile un progetto musicale.

Com. Stam./foto

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