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La Cina ha il suo primo codice civile e “parla” italiano

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Dopo anni di “confusione” legislativa, la Cina si è adesso dotata di un codice civile organico. Il primo gennaio è infatti entrato in vigore nel paese orientale il suo primo codice civile, che supera il coacervo di leggi e norme che finora ha regolato in modo disarticolato i rapporti privatistici.

La necessità di un codice civile è venuta fuori con le riforme economiche di Deng Xiaoping, che hanno introdotto la proprietà privata e l’economia di mercato in un sistema comunista, che hanno bisogno di regole giuridiche diverse. Il codice civile cinese è diviso in sette libri con 1.260 articoli che regolano il diritto di famiglia, i contratti, i diritti reali, il diritto d’autore, la privacy e “parla” italiano. Alcuni dei giuristi cinesi che hanno partecipato alla sua redazione hanno infatti studiato a Roma, hanno avuto continui contatti con colleghi italiani, si sono formati su testi italiani e della tradizione romanistica tradotti in cinese, per cui l’alta tradizione civilistica del nostro paese ha dato una mano fondamentale per la nascita del primo testo coordinato di norme privatistiche della Cina.

Ciro Cardinale

CS

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