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“La messa negata – Storia di Vitti ‘na crozza”

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Prende il via domani, giovedì 21 maggio, alle 18,30, in via Quintino Sella 35, con la presentazione del libro di Sarà Favarò “La messa negata – storia di Vitti ‘Na crozza” la rassegna “Di maggio in maggio”, promossa dall’associazione Flavio Beninati. Il libro – che è stato già presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, lo scorso 17 maggio, – è alla sua prima presentazione palermitana. Alla presentazione, che sarà introdotta da Carla Garofalo, sarà presente l’autrice che, con l’attore Enzo Rinella e la cantautrice Francesca Calamaio, si esibiranno in una anticipazione scenica del suo lavoro teatrale “Dal ventre della Terra”, attualmente in tournée con la compagnia Gruppo Arte Sikelia.

Il testo, oltre al saggio dove l’autrice racconta la storia della canzone e le implicazioni di ordine sociale e culturale in essa contenute, contiene in appendice l’atto unico teatrale “Dal Ventre della Terra”, della stessa Favarò, ed è arricchito dalle foto di scena e set di Giulio Azzarello, dal film “Rosso malplelo” di Pasquale Scimeca, e i disegni in china di Piero Favarò.

“Vitti ’na crozza è la canzone più manipolata e oltraggiata della tradizione siciliana. Protagonista della canzone è ’na crozza, ossia un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale. – Dichiara Sara Favarò – L’allegro refrain è stato aggiunto da una casa discografica, molti anni dopo la sua prima incisione che risale al 1951, per motivi prettamente commerciali. Tale allegro motivetto se da un lato ha reso famoso il brano anche oltre oceano, dall’altro lato ha finito per mortificare il significato di una canzone che parla di sofferenze atroci e che è una drammatica invocazione di giustizia e di fede. Fede in una Chiesa che fino alla metà del secolo scorso vietava che si suonassero le campane a morto per tante categorie di persone tra cui: artisti, comunisti, suicidi, omicidi, minatori che morivano nel ventre della terra. Il famoso “cannuni” dove viene ritrovato il teschio non è il cannone da guerra. Altro che: trarallalleru lalleru lallà!!!”.

Sono tanti i motivi di denuncia contenuti nella canzone e sono tanti i sedicenti autori del testo e della musica. Dieci anni di ricerca di Sara Favarò danno risposta ai tanti quesiti, anche attraverso testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle mortificazioni, dolori, stenti, privazioni, divieti!

 

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