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L’emergenza non dichiarata dei rifiuti nella provincia di Palermo

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La commissione d’inchiesta sui rifiuti, tenuta ieri al palazzo della Prefettura, rendiconta l’opera svolta sin ora. La commissione bicamerale presieduta dall’onorevole Bratti si occupa dell’inchiesta sulle attività inerente al ciclo di rifiuti, sia di carattere ambientale sia di carattere amministrativo, ossia di tutto ciò che risulta legato alle procedure d’appalto delle opere. In Sicilia l’operazione svolta dalla commissione ha visto come punti nevralgici d’indagine principalmente le province di Trapani e Palermo. Una commissione era giunta nella Regione già nel 2010 e aveva registrato, in un resoconto presentato alle camere, una situazione di fatto emergenziale molto forte, che era addirittura stata definita come “una disorganizzazione organizzata”. A distanza di cinque anni, leggendo quell’indagine, la commissione di Bratti afferma come non siano stati fatti passi in avanti, anzi la situazione sembrerebbe persino degenerata, assumendo le forme di una “emergenza non dichiarata”. Sotto accusa anche la rigidità del governo regionale, che cinque anni fa ha varato una riforma con la quale si prevedeva il passaggio dagli Ato alle Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti), che nei fatti non sembrerebbe mai aver raggiunto la luce, e che adesso con l’abolizione delle province, e la costituzione delle città metropolitane vorrebbe essere modificata dalla giunta regionale. Il dito della commissione è ora puntato sull’incapacità del governo regionale, che non sarebbe stato in grado di ricercare alternative all’attuale problema delle discariche: «Gli impianti di compostaggio avrebbero potuto essere una soluzione, ma adesso non funzionano. C’è una gestione del percolato molto complicata e problematica che ancora non trova impianti importanti in Sicilia. Complessivamente la situazione è molto grave». L’on. Bratti sposta in conclusione l’accento sulla discarica di Bellolampo. La commissione nei giorni si era recata direttamente a ispezionare la stessa, notando un miglioramento effettivo delle condizioni gestorie, almeno per quanto attiene al percolato, fermo restando il problema dell’impossibilità dell’impianto di continuare a gestire da solo i 52 Comuni che attualmente riversano lì i propri rifiuti.

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