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Libia: Il Califfato della porta accanto

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[dropcap size=big]E'[/dropcap]nata quasi in sordina questa ennesima magagna a due passi da casa. Sembra ieri quando, volenterosi scudieri, siamo accorsi in aiuto delle potenze occidentali, Francia in testa, per smantellare il regime di Gheddaffi, il “cane pazzo” che rischiava di incendiare la polveriera libica.

Non vogliamo, naturalmente, lasciare adito a dubbi: Gheddafi era realmente un elemento di estrema destabilizzazione nello scacchiere nordafricano, oltre che un tiranno sanguinario ormai ben oltre le soglie della pazzia egoistica. Ciò detto, resta ancora tutto da spiegare il senso di una operazione che ha eliminato a suon di bombe, con tuti gli effetti collaterali immaginabili, uno dei regimi più efferati  d’Africa  senza avere la visione di ciò che sarebbe accaduto in seguito.

Non ci sarebbe voluto un grande sforzo di immaginazione prefigurare uno scenario plausibile, specie in una terra dove i furori indipendentistici erano a stento tenuti a freno dalla follia sanguinaria di Gheddafi. Che tutti i popoli della Libia non aspettassero altro che il “rompete le righe” per scatenare vendette secolari era nell’ordine delle cose e, com’era ampiamente prevedibile, quanto era da temere è accaduto. Già all’indomani della destituzione di Gheddafi ogni etnia era già pronta a rivendicare propri spazi di autonomia non si sa quanto meritata o gestibile.

La cosa che da italiani dovrebbe scuoterci è che a far sobbollire questo enorme calderone che, non lo ripeteremo mai abbastanza, sobbolle a due passi da casa nostra, è stata la decisone di potenze europee distanti, Francia ed Inghilterra, oltre che degli onnipresenti Usa. Tutti prontissimi a far saltare il tavolo degli accordi petroliferi, che vedevano l’Italia seduta al posto d’onore, salvo, poi, a lavarsi le  mano quando gli antichi odi tribali sono esplosi.

L’Italia, come sovente è accaduto nella sua storia, si trova in prima linea anche se ha avuto un ruolo assolutamente di comprimaria nello scatenarsi degli eventi. Ecco dunque che, mentre le cronache ci riportano le bandiere nere dell’Isis che sventolano su Derna, capitale della Cirenaica – balcone sul mediterraneo per intenderci –  noi non sappiamo con chi mediare per drenare il flusso di rifugiati che freme sulle sponde libiche in attesa di un passaggio verso l’Italia. Ecco così che salta anche il progetto tanto caro a Salvini, ossìa “aiutare questa gente a casa loro “ se per casa loro si intendono le sponde libiche. Giacchè appare quanto mai velleitario cercare qualcuno con cui parlare da quelle parti, visto che tutti si contendono il potere ma nessuno lo detiene realmente.

Ma, verrebbe da dirsi -, l’Unione Europea, sempre così presente quando si tratta di imporre vincoli e precetti? L’UE latita, come al solito. Siamo parte di una istituzione capace di imporre le norme di cottura per la pizza napoletana, perché sia compatibile con i dettami comunitari, ma assolutamente incapace di balbettare alcunchè sui tavoli della concertazione internazionale. Quanto a Francia e Inghilterra, così solerti ad iniziare l’opera di emancipazione della popolazione libica? E’ inutile parlarne. Chi doveva chiudere lucrosi contratti e concessioni petrolifere ha già fatto. Gli altri possono raccattare i cocci e cercare di mettere ordine nel bailamme generale.

Naturalmente sarebbe troppo cercare di far adottare all’Italia una qualche presa di posizione che ne sancisse un ruolo nel Mediterraneo. Se non altro in omaggio a quello che storicamente, volente o nolente, ha ricoperto. I tutt’altre faccende affaccendata l’Italia guarda ai conti e non si cura dei fattori esterni che potrebbero non farli tornare più.

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KKKKK
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