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OPERAZIONE ‘ FREE MONEY ’ (Aggiornamenti)


La Polizia di Stato, stamani, ha condotto una complessa operazione che ha sgominato una pericolosa organizzazione dedita a cospicue truffe, perpetrate ai danni di ignari possessori di carte di credito.
Gli investigatori della Squadra Mobile, coadiuvati da personale del Compartimento della Polizia Postale, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica a carico di 24 soggetti che, a vario titolo, dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio ed all’indebito utilizzo di codici di carte di credito clonate.
Il provvedimento di fermo è stato adottato dalla locale Procura della Repubblica, a firma del Procuratore della Repubblica, Dr. Francesco LO VOI e del Sostituto Procuratore, Dr. Siro DE FLAMMINEIS.
L’indagine, denominata ‘ Operazione Free Money ’, è partita a seguito di una denuncia presentata presso la locale Squadra Mobile da parte del Direttore di un istituto di credito cittadino che rappresentava un tentativo di frode con carte di credito clonate, avvenuto mediante l’utilizzo fraudolento di un POS appartenente ad una ditta di autonoleggio con sede a Palermo.
Le articolate investigazioni condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, ‘Sezione Reati contro il Patrimonio’, si sono avvalse dell’importante contributo dei poliziotti del Compartimento della Polizia Postale, che hanno partecipato non solo ad attività di specifica competenza, ma hanno anche coadiuvato gli operatori della Squadra Mobile, attraverso attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, riscontrata, tra l’altro, da servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione sul territorio.
L’attività della Polizia di Stato ha disvelato una vasta organizzazione criminale con base a Palermo, ma con ramificazioni anche in ambito nazionale (Sicilia e Lazio) e con profili internazionali (Russia, Ucraina e Romania), finalizzata al conseguimento di ingenti somme di denaro mediante l’uso fraudolento di codici di carte di credito clonate. Il voluminoso giro di affari illeciti accertato dagli investigatori ammonta a circa 3 milioni di euro.
Il meccanismo utilizzato dal gruppo specializzato nel mercato nero online si basava essenzialmente nel far credere alle banche di ricevere incassi POS da parte di cittadini stranieri per servizi, in realtà, mai forniti, utilizzando a tal fine codici di carte di credito clonate acquistati presso terzi soggetti criminali (hackers) e/o online, attraverso circuiti illegali.
In sostanza, l’associazione criminale, attraverso la creazione di ditte fittizie (prevalentemente società di autonoleggio), intestate a soggetti compiacenti, riusciva a giustificare l’apertura di conti correnti bancari per i quali ottenevano dall’Istituto di Credito il relativo POS. Parallelamente i sodali si procuravano codici di carte di credito già clonate – per lo più di ignari soggetti stranieri americani, danesi e francesi – con i quali effettuavano transazioni fraudolente, simulando noleggi di autovetture, in realtà mai effettuati, attraverso i POS ottenuti ed appartenenti alle predette ditte fittiziamente create.
Il denaro delle ignare vittime, che via via si accreditava sui conti correnti delle ditte create ad hoc, veniva immediatamente distratto verso conti correnti di comodo o verso carte di credito prepagate riconducibili ai sodali o a soggetti ad essi vicini che curavano la fase della monetizzazione attraverso il prelievo ai bancomat o agli sportelli bancari. Una volta ottenuto il denaro contante avveniva la spartizione tra gli associati secondo una percentuale specifica e in base al “peso” del soggetto in seno all’associazione.
Il modus operandi utilizzato si articolava secondo fasi ben determinate:
1) Procacciamento del soggetto-complice a cui fare intestare una nuova Partita Iva, mettendolo a capo di una ditta di autonoleggio fittizia;
2) Affitto di un locale, dandogli la parvenza di una nuova apertura di autonoleggio (collocazione all’interno di alcuni suppellettili e di un’insegna con scritto “Autonoleggio” ed un numero di cellulare);
3) Apertura di uno o più conti correnti, richiesti, utilizzando la partita Iva intestata alla società di comodo già creata, con contestuale istanza di convenzionamento del POS abilitato al PAN Manuale (quello che non richiede la cd. strisciata fisica della carta di credito, ma la digitazione manuale del PAN, utilizzato per alcune categorie di esercenti commerciali – come ad esempio gli autonoleggi – che necessitano di una “pre-autorizzazione” a distanza da parte del cliente). L’uso di tali tipi di POS ha rappresentato una costante del gruppo criminale scoperto perché questi ultimi permettono di effettuare transazioni fraudolente di maggiore entità economica;
4) Attesa e consegna dell’apparecchio POS e successiva “prova” del funzionamento del “Manual Pan” attraverso l’effettuazione di piccole operazioni – spesso pari a 1 centesimo di euro- realizzate attraverso carte di credito “buone”, vale a dire intestate a soggetti dello stesso gruppo di appartenenza. Nel caso in cui la transazione di prova andava a buon fine, venendo, quindi, autorizzata, allora si passava velocemente al secondo step;
5) Acquisto nel mercato clandestino internazionale dei codici delle carte di credito clonate: essenzialmente effettuato con due modalità.
• Attraverso una piattaforma internet clandestina (su base criptata), dedita esclusivamente alla vendita clandestina di codici di carte clonate, grazie alla strettissima collaborazione di alcuni rumeni che riuscivano ad operare in campo internazionale. In altri termini, i predetti facevano parte, dietro pagamento di un canone mensile verosimilmente di 500 euro, di una piattaforma internet totalmente “clandestina” alimentata da hackers provenienti da tutto il mondo, funzionante mediante la predisposizione di un particolare software (proprietario) da installare sul proprio PC, permettendo così l’acquisto dei codici di carte di credito clonate.
• Attraverso l’acquisto diretto da hackers sedenti in RUSSIA e/o UCRAINA, pagando il costo dei codici per mezzo di trasferimenti di denaro effettuati con i cd. servizi Moneygram e/o West Union. Tale trasferimento di fondi attraverso la Moneygram, permetteva al soggetto ricevente (in Russia o Ucraina), di poter riscuotere in tempo reale le somme di denaro, previa esibizione del cd “Reference Number”: numero che individua univocamente il mittente e viene comunicato dall’ufficio Moneygram al momento del pagamento. Effettuato così il trasferimento del denaro pattuito per i codici di carte clonate, si provvedeva a comunicare il reference number all’hacker russo che poteva incassare le somme in tempo reale ed in cambio comunicava al gruppo criminale la lista del PAN acquistati.
6) Fase del riempimento del conto corrente: si tratta della fase relativa alle transazioni vere e proprie. Transazioni fraudolente -effettuate con i codici delle carte clonate sui POS delle ditte fittizie- che simulavano la vendita di prodotti o servizi, tali da far confluire in poco tempo sui conti correnti della ditta creata, grosse somme di denaro, prelevate dai conti correnti delle vittime.
7) Svuotamente del conto: avvenuto l’accredito sul conto corrente aziendale delle somme “autorizzate” a seguito della prima fase, iniziava lo svuotamento immediato dei proventi illeciti ottenuti, solitamente attraverso lo sfruttamento dei cd. canali “Home Banking”, forniti dalle stesse banche per operare in tempo reale sui conti correnti.
Sotto tale aspetto, tra l’altro, si è rilevato che il gruppo criminale operava immediatamente il trasferimento dei fondi verso altri conti correnti all’uopo attivati (cc.dd. ‘conti a valle’) e/o mediante prelievi di cospicue somme di denaro contante agli sportelli bancari (o postali) oppure attraverso gli ATM utilizzando la carta bancomat legata al conto.
Le scrupolose indagini hanno richiesto anche accertamenti bancari che sono stati effettuati grazie all’abilità e alla professionalità del personale del locale Compartimento di Polizia Postale e Telecomunicazioni che ha collaborato in modo significativo alle investigazioni.
L’attività investigativa condotta ha fatto emergere, tra l’altro, la contiguità di alcuni soggetti coinvolti nell’indagine con alcune famiglie mafiose locali. Non si può escludere, infatti, che gli ingenti proventi dei reati accertati confluiscano anche nelle casse di famiglie mafiose costituendo un nuovo, e fino ad ora inesplorato, canale di approvvigionamento della mafia.
Inoltre, dagli accertamenti investigativi effettuati si è constato che la maggior parte delle carte di credito clonate risultavano di provenienza americana.
A ben vedere, questo fenomeno dei furti di codici di carte di credito, di recente, come apparso sulla stampa nazionale ed internazionale (New York Times), ha interessato anche le forze di polizia d’Oltreoceano, destando grande preoccupazione ed allarme sociale tra le Istituzioni e la popolazione statunitense, in quanto potenzialmente le vittime possono essere sia singoli individui che aziende. L’F.B.I. contrasta il fenomeno del cyber-crime e del mercato dei carders, con sezioni specializzate del Bureau. Tali reati informatici, infatti, vengono perpetrati, Oltreoceano, da giovani hacker e crakers – spesso di nazionalità russa o rumena- che si impossessano di un largo numero di codici di carte di credito, colpendo i database di siti poco protetti di e-commerce o banche. Non si può, quindi, escludere che i codici delle carte di credito (in gran parte americane), utilizzati dagli odierni indagati, facciano parte proprio di quei significativi quantitativi di codici trafugati a cittadini USA negli ultimi anni in quanto il fenomeno criminale in argomento, allo stato, appare sempre più in forte espansione, suscitando allarme, in un settore, quale quello del denaro elettronico, oggi imprescindibile in qualunque forma di transazione economica di natura privata e/o imprenditoriale.
Infine, un particolare molto rilevante che segnala ancor di più la capacità dell’attuale associazione criminale di espandere le proprie attività illecite in tutto il territorio nazionale, è quello emerso dagli ultimi accertamenti che hanno disvelato l’esistenza di una fittizia attività di autonoleggio nella città di Milano, denominata ‘EXPO CARS 2105’: i criminali, intendevano approfittare della nota esposizione universale, tutt’ora in corso, per non destare sospetti. In soli due mesi di attività sono stati calcolati oltre 500 mila euro di guadagni illeciti attraverso l’uso fraudolento dei POS della ditta in argomento.

KKKKK
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