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Palermo 23 maggio 2018 deflagra il silenzio (Video)

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Una rinnovata speranza traspariva dagli appelli dei tanti presenti alla 26esima commemorazione per la strage di Capaci del 1992, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone con la moglie, Francesca Morvillo e, con loro, gli uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani. Non dimentichiamo i 23 feriti di quel giorno, i superstiti che non potranno mai cancellare il dolore e l’orrore di quel giorno di guerra urbana.

Abbiamo accolto l’appello di chi, come tanti altri, del L’Ora ha contribuito a segnarne i passi e la storia. Davide Camarronne, oggi giornalista RAI, ha chiesto quest’anno di concentrarsi sulla riflessione e sempre meno sulle ‘passerelle’ dell’antimafia di facciata.

Un invito che accogliamo ed amplifichiamo come riflessione domenicale, giorno in cui siamo naturalmente portati a darci più tempo, a vivere uno spazio per pensieri più intimi e profondi senza che il caos feriale ci disturbi. Invito ad un silenzio rinnovato che si tradisce nell’adunanza generale. Un appello alla sobrietà, al bisogno di comunità, che invita gli italiani a sussurrare coralmente il diritto alla giustizia attesa ormai da 26 anni. Il diritto ad una verità negata che fin oggi ha umiliato la Patria. Abbiamo condiviso il diritto ad un’ammissione di responsabilità delle istituzioni deviate e coinvolte nella trattiva Stato-mafia, dallo scorso aprile oramai, un fatto certo e non più confutabile. Il bisogno di una riflessione, di un silenzio che irrompe in contrasto al rumore sordo di chi ha gridato allo scandalo senza scandalizzarsi; di chi ha inneggiato alla rivoluzione sociale fomentando il non far nulla, di chi ha professato legalità senza praticarla.

In migliaia sono stati i giovani, provenienti da tutta Italia, che hanno preso parte alle varie tappe della manifestazione commemorativa. Alla sera, la nave della legalità, giunta nel capoluogo siciliano anche quest’anno alle prime luci del mattino, è ripartita dal porto con il suo prezioso carico di giovani speranze per il futuro; le luci dei palchi si sono spente, le piazze si sono svuotate, e la gran parte della popolazione è tornata ad assopirsi nel suo difficile quotidiano.

Tacere nell’immediato, per concedersi il tempo necessario a scorgere ed osservare i cambiamenti del dopo commemorazioni. Dar voce alle domande che rimangono aperte, ai volontari che ogni giorno scendono in campo per il prossimo, convinti che il futuro si costruisca un gesto alla volta. Ascoltare chi opera quotidianamente per una società che sia in grado di offrire pari opportunità e tutela dei diritti a ciascuno. Di certo, tutti hanno sentito, hanno compreso l’emozione profonda di chi alle 17,58 era in via Notarbartolo, a Palermo, unito nel Canto degli Italiani. Cosa resta quindi?

Lo abbiamo chiesto a chi si occupa di sensibilizzazione alla legalità in favore delle nuove generazioni. Questo ‘23 Maggio’ lo dedichiamo ai superstiti delle vittime di mafia, che all’indomani del momento solenne continueranno a girare l’Italia incontrando i giovanissimi, e così faranno i giorni a venire finchè ne avranno forza, fino a che non saranno sicuri di aver dato tutto ciò che potevano offrire alla nazione. Loro, a cui troppo, o perfino tutto è stato strappato, continuano ad essere il vero fronte di resistenza alla corruzione, alla criminalità organizzata, all’ipocrisia ed all’opportunismo. In memoria delle numerose vittime di mafia il nostro silenzio, il bisogno di ascoltare prima di raccontare.

Non può essere sufficiente il lavoro di pochi onesti ‘addetti ai lavori’ per cambiare l’atteggiamento di tutti. Ricordiamo quindi le parole concrete e tangibili del Beato Pino Puglisi: “solo se ognuno fa qualcosa si può fare molto ed allora, veramente, le cose andranno cambiando”.

Di Mauro Faso

Servizio video di Fabrizio D’Amico

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