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“Paolo Giaccone. Un medico un eroe normale”, Sabato 27 maggio presso l’aula Ascoli convegno dedicato al professore ucciso dalla mafia

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Sabato 27 maggio, presso l’aula “Maurizio Ascoli” del Policlinico, dalle 9 alle 14, si terrà il convegno “Paolo Giaccone. Un medico, un eroe normale”. 

L’evento, dedicato al professore di medicina legale ucciso dalla mafia, intende valorizzare i temi dell’etica e della deontologia professionale del docente e del professionista che, oggi più che mai, si pongono all’attenzione di tutti i giovani nei percorsi universitari. 

Responsabili scientifici del convegno, organizzato con il Lions Palermo Host, sono la professoressa Antonella Argo, direttrice della Medicina legale dell’Azienda ospedaliera universitaria, e il professore Gianfranco Amenta del Lions Distretto 108YB.  

A ricordare “L’uomo Giaccone” sarà il suo allievo più vicino, il professore Paolo Procaccianti. 

Al termine dei lavori a cui parteciperanno, tra gli altri, il procuratore generale della Repubblica Lia Sava e il Presidente della Corte di Appello di Palermo Matteo Frasca, sarà conferito il premio “Paolo Giaccone”.  

L’evento è accreditato per tutte le professioni sanitarie e l’Ordine degli avvocati.

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                 Paolo Giaccone nel ricordo del professore Paolo Procaccianti

Paolo Giaccone era nato a Palermo il 21 marzo 1929, frequentò l’Istituto Gonzaga dalla prima elementare fino alla maturità classica, mostrando spiccati interessi per le materie scientifiche, ma eccellendo anche in quelle umanistiche. Conosceva e padroneggiava l’inglese, il francese e il tedesco. La sua formazione culturale, umana e cattolica presso i Gesuiti, durante i 13 anni di studi, ha sicuramente promosso ed esaltato i sentimenti, di bontà, solidarietà umana e sociale, altruismo e generosità presenti nel giovane Paolo.

A quel tempo, io ero molto lontano dai problemi della mafia, ero giovane, venivo da un paese dell’entroterra, e di mafia avevo sentito parlare solo vagamente e mai avrei pensato di trovarmi di fronte ad un problema così grande, fino a quando venni minacciato di morte. Tu, da fratello maggiore, mi rincuorasti e mi suggeristi la cosa giusta: denunciare l’intimidazione, nonostante qualche collega vicino a noi disse poi che avevamo fatto male.

La tua morte, verificatasi 15 giorni dopo quelle minacce, mi lasciò sgomento. Ebbi veramente paura. Percepii con quale facilità la mafia uccide quando non esegui ciò che ti viene ordinato di fare.

Subito dopo la tua morte entrai in crisi, accarezzai l‘idea di trasferirmi presso l’Università di Bologna come Professore Associato o negli Stati Uniti alla Cyanamid (casa farmaceutica ad occuparmi di ricerca).  Quando però mi venne detto “adesso che il prof. Giaccone, tuo protettore, è morto, cosa vuoi fare?”, lì ebbi uno scatto d’ira e senza pensarci, dissi che sarei rimasto. Anche perché, nel frattempo, cercando di trovare delle risposte a delle domande come “ma si può morire per una perizia? Cosa hai provato quando hai visto il killer davanti a te?”,  ho compreso che per fare quello che l’uomo Paolo Giaccone fece, occorre amare gli altri, anzi, occorre innamorarsi del destino degli altri per potere dare significato alla propria vita. Principio alla base dell’etica civile. Ma Palermo è un luogo in cui praticare un’etica sociale è un esercizio molto difficile”.

(dall’alto un collage di foto di Paolo Giaccone, e due immagini di Giaccone con Paolo Procaccianti)

Com. Stam. + foto

Giaccone con Procaccianti
Giaccone con Procaccianti
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