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Siracusa: Palazzo Bellomo espone l’opera di Herman Nitsch manifesto delle rappresentazioni classiche di Siracusa

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L’assessore Samonà “linguaggi e stili differenti  per esprimere un solo bisogno:  tornare ad una socialità piena”

Palermo – Domani, sabato 3 luglio alle 12, alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa, si inaugurerà l’esposizione di 79.Malakion, opera dell’artista viennese Hermann Nitsch, adottata per la campagna di comunicazione della 56a stagione di rappresentazioni classiche dell’INDA al Teatro Greco di Siracusa.

L’opera – delle dimensioni di 3 metri di larghezza per 2 metri di altezza – verrà installata nella Sala dell’Annunziazione di Antonello da Messina in modo da attivare un dialogo tra epoche, linguaggi, iconografie diverse ma con l’occhio rivolto a cogliere il legame tra due momenti emblematici quali l’Annunciazione e la Resurrezione. 

“L ‘intento – evidenzia la Direttrice del Museo, Rita Insolia – è quello di valorizzare e divulgare sempre più il patrimonio della Galleria regionale di Palazzo Bellomo facendolo incontrare con opere di affermati artisti contemporanei. L’esposizione dell’opera del grande artista contemporaneo Hermann Nitsch offre al visitatore la possibilità di cogliere nello stesso spazio linguaggi espressivi di artisti testimoni di momenti distanti secoli di storia. L’accostamento dell’opera di H. Nitsch al più illustre dipinto custodito dalla Galleria, quale L’Annunciazione di Antonello da Messina, offre l’occasione per meditare sul loro valore storico-artistico e testimoniale”.

“L’opera, con la sua matericità e gli spruzzi di colore sopra una tunica che si fa sudario ed emblema, al tempo stesso, di Resurrezione, esprime in maniera forte, anzi quasi urla, il bisogno della nostra società di tornare ad una socialità piena. Lo fa – evidenzia l’assessore dei beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – attraverso il giallo carico, accecante, che esprime quel bisogno di luce e di rinascita che si impone, prepotente, nella tela. Un valore simbolico ancora più profondo se legato a Siracusa dove, nella bellezza di un luogo che sfida il tempo, si celebrano – oggi come ieri – i sentimenti e le emozioni degli esseri umani. Ancora una volta l’arte esprime la speranza in un futuro che si sublima nella meraviglia del Teatro Greco dove, nel pomeriggio di domani, con le Coefore Eumenidi, si apre una rassegna che è ormai quasi un rito nel panorama dell’offerta culturale della Sicilia”.

Alcune notizie sull’artista e l’opera

Hermann Nitsch è uno dei maggiori esponenti dell’azionismo viennese, nasce in Austria, a Vienna, nel 1938. Per Nitsch, unanimemente considerato uno dei più significativi artisti europei, teatro, palcoscenico, musica e architettura divengono alchemicamente imprescindibili l’uno dall’altro. Nel suo teatro d’azione introduce sostanze organiche come la carne di vitelli o pecore sventrati, liquidi corporali come il sangue e l’urina e paramenti liturgici come mitre cardinalizie, pianete, cotte, ostensori e croci e attraverso questi, durante le sue performance, esprime i primordiali istinti umani che ritiene repressi dalle norme e dalle imposizioni sociali.

Riguardo all’opera 79.Malakion: “È come se il pittore che ci apre il precipizio nel processo pittorico arrivasse vicino a sudare sangue, a bere il calice, alla flagellazione, alla crocifissione, allo strappo di Dioniso, all’accecamento di Edipo. il suo mantello sacerdotale, il suo camice da vittima è impregnato dal timbro bagnato dell’alienazione. Io sono il pittore – dice di sé – che pigia per voi questo vino eccellente. il mio camice è segnato e porta tracce bagnate della carne sanguinolenta dell’uva porpora schiacciata, bagnata, del mosto fermentante evaporante fumante. Esso è spruzzato dal vino fermentato, narcotizzante, inebriante fino alla pazzia fresco come il mosto. Io sono il pittore che uccide e caccia per voi l’animale (mostro, animale divino, toro di mitra (drago) animale totem). Io rovisto con le mie due mani nella carne bagnata di sangue delle sue interiora e cospargo il mio camice con feci sangue colpa. spesso appendo il camice a un quadro come il massimo ornamento e trofeo per arricchire la sua struttura cromatica. Ci sono quadri che non hanno bisogno del camice, altri lo richiedono, sia i quadri che il camice possono esistere da soli, se non rimango soddisfatto di un camice, lo dipingo con gesti severi”.

Com. Stam.

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