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Terremoto Turchia e Siria: mancano ancora quasi tre quarti dei fondi necessari per la risposta umanitaria ai bisogni dei sopravvissuti

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L’Organizzazione lancia un forte appello ai leader e ai donatori della comunità internazionale alla vigilia della Conferenza dei Donatori che sarà ospitata lunedì 20 marzo 2023 da Unione Europea e Svezia.

Mentre l’Unione Europea e la Svezia si preparano a ospitare lunedì prossimo a Bruxelles la conferenza dei donatori per raccogliere i fondi per la risposta al terremoto in Turchia e Siria, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro – chiede ai leader mondiali un impegno maggiore per far fronte ai bisogni umanitari immediati dei bambini e proteggere il loro futuro. 

Al momento, i finanziamenti per la risposta sono largamente insufficienti per rispondere alle necessità più pressanti. L’appello immediato delle Nazioni Unite per soddisfare i bisogni umanitari immediati delle persone dopo la catastrofe in entrambi i Paesi è stato fissato a 1,4 miliardi di dollari (USD), ma risulta finanziato solo per il 28,7% (13,8% per la Turchia e 66,4% per la Siria) lasciando quindi scoperto quasi 1 miliardo di dollari necessario a soddisfare i bisogni di tutte le persone colpite dal terremoto e aiutare i bambini a riprendersi. Si tratta di una finestra temporale fondamentale per aiutare i bambini a riprendersi, in particolare la mancanza di fondi per la protezione dell’infanzia e l’istruzione è estremamente preoccupante. 

I terremoti hanno causato la morte di oltre 54.000 persone in entrambi i Paesi, ma la crisi non è finita. Con infrastrutture decimate, servizi sovraccarichi e milioni di bambini e famiglie sfollati dalle loro case, è necessario intervenire con urgenza per proteggere i bambini dalle gravi conseguenze secondarie dei terremoti.

La vita di Hatem*, un ragazzo di 15 anni di Idlib, in Siria, è cambiata radicalmente quando il terremoto ha colpito il nord del Paese. Ha evitato per un soffio di essere travolto da un muro che stava crollando, grazie ad un suo vicino che lo ha trascinato via all’ultimo secondo. Ora vive in una tenda con la sua famiglia allargata di sette persone, nell’affollamento di un campo per i sopravvissuti al terremoto “Ho sentito il terremoto mentre ero sveglio.  Eravamo a malapena arrivati alla porta di casa quando c’è stata la seconda scossa. Alcune pareti sono cadute davanti a noi, così siamo rimasti bloccati per circa due ore fino all’arrivo della protezione civile. Ora viviamo in una tenda. La situazione qui non è affatto buona, ho nuovi amici, ma non posso studiare né fare nulla. Di notte fa freddo e ieri sera c’è stata una tempesta che ha quasi distrutto la tenda”.

Tantissimi bambini sono rimasti senza istruzione, sebbene alcune scuole in Turchia e Siria stiano gradualmente riaprendo in alcune aree, molte sono danneggiate e alcune vengono utilizzate come rifugi per gli sfollati. 

 I bambini siriani hanno già vissuto dodici anni di conflitto ed entrambi i Paesi hanno attraversato una forte crisi economica. Il peso psicologico e i rischi per la sicurezza dei bambini sono enormi, e senza un sostegno e un investimento adeguati c’è il rischio di ripercussioni a lungo termine sulla loro salute, sul loro sviluppo e sul loro benessere. In particolare i bambini che sono stati separati dalle loro famiglie sono a maggior rischio di violenza, abuso e sfruttamento.

Ali*, 11 anni, e i suoi genitori vivono ad Hatay, in Turchia. La sua famiglia ha perso la casa e per questo motivo alloggia nel centro comunitario locale, dove frequenta uno Spazio a Misura di Bambino di Save the Children “Se avessi una bacchetta magica, vorrei una nuova vita… Il mio desiderio per i bambini di questa città è che tutti gli edifici tornino ad essere intatti, come erano prima”. 

Le organizzazioni locali hanno svolto un ruolo fondamentale nella risposta umanitaria, ma al momento solo una parte dei finanziamenti è destinato al loro lavoro. In Turchia, le ONG locali hanno ricevuto solo 0,1 milioni di dollari dei 139 milioni raccolti finora. In Siria, invece, le ONG locali hanno ricevuto 15 milioni di dollari su un totale di 264 milioni raccolti. I donatori sostengono anche le organizzazioni umanitarie locali con finanziamenti flessibili attraverso il Country-Based Pooled Fund (CBFP) in Siria, che ad oggi ha ricevuto 84 milioni di dollari. Le organizzazioni locali, che sono la pietra miliare della risposta, sono ancora tagliate fuori.

“I bambini in Turchia e in Siria hanno bisogno dell’impegno dei leader mondiali, dei donatori, e di risultati concreti da questa Conferenza. I donatori non devono solo impegnarsi con noi, ma anche con i partner locali e nazionali che sono stati in prima linea nella risposta all’emergenza fin dal primo giorno. I bambini hanno bisogno di un sostegno urgente per le loro esigenze di base, ma anche di un sostegno a lungo termine per poter ricostruire le loro vite dopo una devastazione così estesa e profonda. Il costo di trascurare l’uno o l’altro sarebbe incalcolabile” ha dichiarato Ekin Ogutogullari, Direttore Regionale di Save the Children per il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Europa Orientale.

*I nomi sono stati modificati

Com. Stam.

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