Angelo Figuccia: “perchè il sindaco Orlando non risponde alle interrogazioni dei Consiglieri Comunali?”

“Sono oltre 260 le interrogazioni presentate dai consiglieri comunali che finora non hanno ricevuto uno straccio di risposta. E il sindaco Orlando continua nel suo ostinato mutismo”. Lo afferma il consigliere comunale di Forza Italia Angelo Figuccia, che prosegue: “L’ultimo ordine del giorno di convocazione del Consiglio Comunale è lungo ben 143 pagine, molte delle quali occupate sia dai debiti fuori bilancio ma soprattutto dalle centinaia di interrogazioni presentate dal sottoscritto e dagli consiglieri. Addirittura, le più vecchie risalgono al luglio 2012, quando s’insediò l’attuale Consiglio.

E dire che il regolamento di Sala delle Lapidi parla chiaro, quando specifica che il sindaco e i suoi assessori devono rispondere al massimo entro trenta giorni dalla data di presentazione dell’interrogazione (art. 52, comma 2). Un obbligo ribadito dalla legge n. 267 del 18 agosto 2000, art. 43 comma 3 e dallo Statuto del Comune, art. 46, comma 1. Ma, qui siamo in presenza di ritardi di oltre tre anni, che dimostrano inequivocabilmente come l’attuale Amministrazione snobbi l’operato dei consiglieri. Sarebbe sufficiente un po’ di buona volontà e di sano olio di gomito per mettere all’opera i propri funzionari e dare così risposte chiare immediate a chi, come i consiglieri comunali, si fanno portavoce dei disagi dei cittadini palermitani. Naturalmente, infatti, queste 260 interrogazioni spaziano su tantissimi temi, dal rincaro delle tasse comunali al degrado delle scuole cittadine, dal dissesto delle strade alla presenza di rifiuti in ogni angolo della città, dai lavori per il tram alla Fiera del Mediterraneo.

Perché sindaco ed assessori non rispondono? Cosa vogliono nascondere? Speriamo che questo mio appello possa sortire effetti e dare una bella accelerata al lavoro di Orlando e dei suoi. I palermitani sono stanchi di un’amministrazione che sembra arroccata nei palazzi e chiusa nelle proprie stanze dorate”.
Com. Stam.