Sicilia

Comprendere il mediterraneo di oggi studiano la migrazione delle parole di ieri

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Le parole migrano, come e con gli uomini. Nel corso dei secoli anche loro, partendo dalle coste del nord Africa, hanno attraversato il Mediterraneo per poi fermarsi sulle coste della Sicilia. Ma non solo. Gli stessi arabismi che hanno messo radici nell’isola, crocevia di popoli e culture, hanno raggiunto e hanno avuto altre evoluzioni in diverse parti dell’Italia e dell’Europa. Una migrazione, quella delle parole, che non va ricercata solo dal sud al nord, ma anche dai paesi Normanni verso il sud, oppure seguendo tracciati pluridirezionali.
Su questo spostamento di nozioni, di saperi, di cultura ma anche di vocaboli si concentra lo studio dei linguisti Giovanni Ruffino e Roberto Sottile, autori del volume “Parole Migranti tra Oriente e Occidente” (edito dal Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani). Un testo, quello dei due docenti dell’Università di Palermo, che si fa spazio proprio in un momento della storia in cui guardare al passato può aiutare ad affrontare un presente drammatico, in cui il Mediterraneo è diventato un luogo di tragedie immani.
Partendo da una riflessione, documentata con approfonditi studi linguistici, sull’importanza dell’apporto arabo in diversi ambiti della vita e della cultura tradizionale, gli autori dimostrano come questa importanza sia “ancora oggi assai tenace, dovuta a mutamenti migratori, a percorsi secolari e plurimi che hanno determinato scambi importanti di persone e cose. Riflettere su questi percorsi può aiutare a cogliere la ricchezza culturale che ne è scaturita e che ancora potrebbe scaturire se tra le varie sponde del Mediterraneo non si fossero nel frattempo interposti atteggiamenti di preoccupante chiusura o di devastante aggressività”.
Sempre più, oggi, si percepisce questo mare come uno spazio di attraversamenti intolleranti. “Ma percepire il Mediterraneo partendo dal suo passato è utile per una convivenza in seno ai territori multietnici, là dove si incrociano e si mescolano culture, religioni e lingue diverse”.

PAROLE MIGRANTI E IL DIALETTO SICILIANO
“Parole Migranti” scava anche nel dialetto siciliano che, nei secoli, si è miscelato con i suoni e le parole portate sulle coste dell’Isola dai numerosi popoli che il territorio è stato capace di ospitare. A dimostrazione di ciò, nella seconda parte del libro vengono riportati numerosi esempi concreti non solo di questi miscugli, ma anche di numerose strade percorse dagli arabismi in altre parti dell’Europa. Da lì parole differenti, vocaboli che hanno una matrice comune da ricercare al di là della costa dell’Africa del Nord.

PAROLE MIGRANTI PER GLI ALUNNI DELLE SCUOLE
“Parole Migranti” non è solo ricerca linguistica, ma anche una lezione di convivenza, di accettazione e accoglienza del diverso, di percezione della migrazione come fattore di ricchezza. Per questo motivo il volume si rivolge principalmente alle scuole, dove studiano e si formano i cittadini di domani. Utilizzando un linguaggio non eccessivamente settoriale, gli autori propongono una guida per le nuove generazioni alla scoperta delle origini comuni con popoli che sembrano lontani, ma che non lo sono.
“Nel Medioevo, attraverso la Spagna e la Sicilia giunsero in Europa le tecniche, le scienze, la filosofia che gli Arabi avevano ereditato dai Greci, dagli Indiani, dai Persiani, dagli Egiziani e dagli Ebrei. Questi apporti -scrivono Ruffino e Sottile – permisero all’Europa Occidentale di realizzare uno straordinario sviluppo. Tutto ciò poté accadere perché questi complessi, millenari processi sono stati contrassegnati da progressive aggiunzioni più che da sostituzioni, da vitali sincretismi più che da cancellazioni”. Per facilitare la comprensione delle migrazioni delle parole soprattutto tra gli studenti, il libro è corredato da tavole illustrate che tracciano sulla cartina dell’Europa i percorsi delle numerose voci studiate da Ruffino e Sottile.
Infine con questo lavoro il Centro di Studi Filologici e Linguistici siciliani ufficializza l’apertura di “Lingue e culture di Sicilia – Piccola Biblioteca per la Scuola” curata dia Marina Castiglione e Iride Valenti. “La nuova Collana conferma la speciale attenzione del Centro per la Scuola – concludono gli autori – alla quale vogliamo offrire gli strumenti per approfondire gli aspetti più diversi della storia linguistica siciliana e dialettale. Ma vogliamo dare anche i le chiavi per comprendere quanto, oggi come ieri, accade intorno a noi”.

GLI AUTORI
Giovanni Ruffino ha insegnato Linguistica italiana nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Palermo, di cui è stato preside dal 1998 al 2007. Attualmente è presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani e dirige il Progetto ALS – Atlante Linguistico della Sicilia. Alla fine degli anni ’60, subito dopo la laurea, è stato docente di materie letterarie
nella scuola media statale di Urzulei, piccolo centro dell’Ogliastra, da cui ha recentemente avuto la cittadinanza onoraria. La particolare attenzione rivolta al mondo della Scuola è testimoniata da numerosi saggi, tra i quali Cultura dialettale ed educazione linguistica (1991) e L’indialetto ha la faccia scura. Giudizi e pregiudizi linguistici dei bambini italiani (2006).

Roberto Sottile insegna Linguistica italiana nel Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Palermo. Fa parte del gruppo di lavoro dell’Atlante Linguistico della Sicilia (ALS) e dirige la collana “L’ALS per la scuola e il territorio”. Ha spesso dedicato una particolare attenzione al rapporto tra dialetto e mondo giovanile. In questo ambito si segnala il recente
libro intitolato Il dialetto nella canzone italiana degli ultimi venti anni (Aracne 2013).
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