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Gli ultimi saranno ultimi “Un sopruso di troppo”

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Alla base c’è un intenso monologo teatrale scritto da Massimiliano Bruno con (e per) Paola Cortellesi, con la complicità di Furio Andreotti e del compagno dell’attrice, il regista Riccardo Milani.

L’amarissimo sfogo di una precaria incinta al cospetto di coloro che le hanno tolto il lavoro, portato in scena con successo per anni, diventa adesso un film, curato dagli stessi autori (solo Milani è stato sostituito da Gianni Corsi). L’adattamento è consistito nel dare corpo e contesto ai personaggi che circondano la disperata protagonista. E all’inizio c’è addirittura da (sor)ridere, essendoci al timone lo stesso Bruno, che proprio con Paola aveva esordito brillantemente dietro la macchina da presa con Nessuno mi può giudicare, rintuzzando a tamburo abbastanza battente con il quasi altrettanto valido – per capacità di osservare, distorcere, fustigare comicamente la realtà – Viva l’Italia e con il decisamente più sbrigativo Confusi e felici. Denominatore comune: squadre numerose e affiatate di validi attori, ognuno con un ruolo sufficientemente definito a disposizione.Stavolta, però, la virata verso territori più drammatici è inevitabile, nonché annunciata. L’operaia efficiente di un’azienda che produce parrucche vilmente sgambettata quando resta (finalmente) incinta del marito pelandrone (un Gassmann che va sul sicuro ed evoca volontariamente le gloriose performance paterne in commedia), si ritrova senza contratto rinnovato e con il solo ricordo del reattivo padre a darle conforto (e ad alimentare, purtroppo, la sua rabbia). Parallelamente, assistiamo alla mancata integrazione di un poliziotto veneto (l’irraggiungibile Bentivoglio) nel piccolo centro laziale in cui si svolgono i fatti, trasferito a causa di una storiaccia che lo ha profondamente segnato; solo una parrucchiera (Irma Carolina di Monte) gli dimostra un minimo di gentilezza.L’insieme potrebbe risultare spiazzante, soprattutto i segmenti finali (e la conclusione è aperta a stimolanti interpretazioni). La cura per alcuni dettagli, in ogni caso, ci invita a sorvolare sul cambio di registro gradualmente “traumatico”. Un orologio che congela simbolicamente il tempo, i due infelici sconosciuti che si incrociano in un’immagine riflessa significativamente sfocata, il bambino che punta loro la sua pistola giocattolo in due momenti distinti (richiamando appuntamenti con il destino futuro o passato) non sono bazzecole ornamentali, mentre le onde elettromagnetiche che creano effetti così buffi sono al contrario – come viene opportunamente sottolineato – un problema serio, non dimenticato nemmeno dall’ultima ambigua immagine.

Gli ultimi saranno ultimi (Italia, 2015) di Massimiliano Bruno con Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Ilaria Spada, Stefano Fresi

di Massimo Arciresi

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