Politica

IL BLUFF DELL’ABOLIZIONE: Dalle provincie ai Liberi Consorzi senza previsione finanziaria


[dropcap size=big]S[/dropcap]ala gremita a palazzo Comitini, ex sede della provincia di Palermo, per il dibattito sul futuro della provincia.

Dopo mesi d’incertezze sulla fantomatica abolizione degli enti intermedi di collegamento tra le regioni e i comuni, il d.d.l. c.d. Delrio, approvato nell’aprile del 2014, definisce una nuova struttura di questi.

Le Province, più volte identificate come strumento di depauperamento di fondi pubblici da parte del governo Renzi, non spariranno, ma vedranno ridefiniti molti dei suoi compiti e, soprattutto, cesseranno di essere organi elettivi. A fare parte delle nuove giunte provinciali e dei nuovi consigli, infatti, i sindaci, gli assessori o i consiglieri eletti dei Comuni che appartengono al territorio sotto di cui la giurisdizione della provincia rimane.

Rimane quindi da chiedersi quale sia stata la portata innovativa della riforma? Ebbene questa risposta la si può trovare proprio all’art 1 del ddl che al quarto comma prevede la possibilità di sostituire le “ex” provincie con quelle che vengono definite unioni di comuni, enti locali costituiti da  due  o  più comuni per l’esercizio  associato  di  funzioni  o  servizi  di  loro competenza.

E’ proprio in virtù di questa norma nazionale che la regione siciliana nell’ambito della riforma in atto con il disegno di legge dedicato alle “Norme per la costruzione dei Liberi Consorzi di Comuni”, ha stabilito l’istituzione dei Liberi Consorzi comunali per l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta, in sostituzione delle Province regionali.
Nell’assetto proposto dal disegno di legge in questione, i Liberi Consorzi di Comuni consentiranno ai comuni di associarsi (aderire al Libero Consorzio) per divenire più forti e rappresentativi, strutturandosi demograficamente in modo da avere un peso specifico consistente e poter meglio pianificare, organizzare e promuovere le funzioni di area vasta.
Questa consultazione pubblica chiama i cittadini, le associazioni di categoria, le enti locali interessati, a fornire idee e contributi per la implementazione ed il miglioramento del testo del disegno di legge in questione. 

Alla luce di questo “radicale rifunzionamento” delle provincie i deputati all’Assemblea Regionale Siciliana Fabrizio Ferrandelli e Antonello Cracolici hanno indetto in data 16,02,2015 una conferenza con la quale rendere noto il contenuto della riforma sulle provincie che si appresta ad entrare in vigore nei prossimi mesi.

Invitati all’evento il sindaco della città di Palermo Leoluca Orlando, il commissario alla provincia Munafò e il Segretario Regionale del PD Fausto Raciti. L’evento incentrato appunto sulla riforma ha riscontrato un inatteso successo per gli organizzatori segnando la presenza di circa 500 persone su una capienza massima della sala di 300. Ad aprire l’incontro è il deputato F.Ferrandelli che dichiara come quest’incontro nasca dall’esigenza di creare un confronto positivo tra politica e cittadini onde creare una riforma quanto più possibile perfetta a regolare una situazione complessa ed articolata come quella provinciale. Tale esigenza di dialogo, a dir dei relatori, nasce da un confronto dialettico intercorso tra i due deputati Cracolici e Ferrandelli che vedono nel contradditorio con la cittadinanza quel punto di partenza necessario per la rifunzionalizzazione dell’ente intermedio. Un esigenza di contradditorio quindi, esigenza che però, visto l’ordine degli interventi previsti, non tiene conto delle altre forze politiche presenti all’ars nel momento in cui l’intero dibattito viene gestito da membri del partito democratico. Indicativo invece l’intervento del commissario ad acta M.Munafò che parla della riforma come una norma imperfetta, come tutte aggiunge, ma perfezionabile aperta a miglioramenti che possano portare ad una più efficiente gestione delle competenze un tempo attribuite alla Provincia. Certamente più pessimista appaiono invece le parole di Antonello Cracolici sulla riforma delle province il quale dichiara che “in Sicilia rischiamo di sbattere la faccia contro il muro, perché nel frattempo il Governo nazionale ha sciolto le province, sta promuovendo la mobilità dei dipendenti provinciali negli altri enti, a carico dello Stato, mentre in Sicilia se non ci muoviamo ci troveremmo con migliaia di dipendenti provinciali a carico della Regione”. Un disastro totale senza precedenti quindi quello che si prospetta se non s’interviene con fare deciso. Infine a margine del convegno rileva un altro importante aspetto della riforma riguardante la previsione finanziaria affermando che “Se non ci preoccupiamo di affrontare la questione finanziaria che riguarda il futuro degli enti intermedi, il rischio è che ci dividiamo solo sull’elezione diretta sì o no dei liberi consorzi. Cioè ci preoccupiamo della sovrastruttura e non della struttura, mentre il tema è quello delle funzioni”. La preoccupazione sulla previsione finanziaria traspare anche dalle parole del sindaco della città di Palermo che afferma “senza un adeguata previsione finanziaria si rischia di far nascere un ente destinato a morire il giorno dopo” .

La riforma Delrio appare dunque preoccupare, piuttosto che rassicurare, l’attuale classe amministrativa regionale e comunale ancora dubbiosa su un futuro più incerto che mai.

KKKKK
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