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“L’Anticiclone delle Azzorre”, l’album di esordio del Geometra Mangoni

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È uscito il 12 ottobre per Qui Base Luna “L’Anticiclone delle Azzorre”, album di esordio del Geometra Mangoni, ovvero Maurizio Mangoni, artista toscano, già voce e chitarra dei MURIéL. L’artista ha vinto nel 2011 il premio “Ernesto De Pascale”. L’album, coprodotto da Maurizio Mangoni con Stefano Castagna (Ritmo&Blu Studio) e Saverio Lanza (per il brano “Un altro inverno”), è anticipato dal singolo “Un altro inverno”, il cui video, lanciato in anteprima da Indie-Eye, ha già raggiunto in quattro giorni le 1.100 visualizzazioni su YouTube (www.youtube.com/watch?t=15&v=48lN5M_ePIc). Le nove tracce parlano d’amore, ma non sono canzoni d’amore. È un album fatto di storie normali, difficili, meravigliose. Si tratta di sonorità atipiche che guardano al nord Europa (Apparat, Efterklang, Notwist) si fondono a una scrittura sottile che traccia un ponte tra la poesia lieve di cantautori come Sergio Endrigo e Bruno Lauzi, e la contemporaneità. Ecco di seguito le tracce:
È tutto qui
“mossi da muscoli invisibili per amare e piangere”
Il resoconto involontario di una generazione che ha sempre meno certezze: quando il senso è tutto qui.

Ci lasceremo
“ci lasceremo alle spalle le parole, faremo finta di non averle dette prima”
Da sempre inchiodati a quel che siamo stati, a ciò che abbiamo fatto. E se guardare avanti divenisse una cura?

Un altro inverno
“fuori tempo, quale tempo? non ho tempo ancora” “ci sarà l’estate che comunque tornerà, non ritarderà ancora”
Due idee, due facce, due canzoni fuse doverosamente in un solo brano.
“La speranza è una trappola, una brutta parola, la speranza è una cosa infame” (Mario Monicelli)

Fra giorni e poesia
“stare soli non ci spaventa, fa solo un po’ male”
Diventiamo del medesimo colore dell’ordinarietà dei giorni. A quel punto è facile scomparire a sé stessi.

La danza della formica
“la danza della formica inizia con il sentirsi parte di questa famiglia”
Uno strano fenomeno naturale coinvolge a volte migliaia di formiche che iniziano a girare in circolo. Molte muoiono esauste. Altre si separano dalla spirale, vanno in un’altra direzione e si salvano.

Organetto arancione
“siamo il braccio destro di tutti i nostri incubi”
Il bambino crea un pensiero che diventa il nostro ricordo. L’adulto, assuefatto alle dinamiche quotidiane, lo trasforma in un brutto sogno.

La domenica
“il sale corrode i cornicioni dei palazzi rendendoli più che mai usati, più che mai miseri”
Pomeriggi afosi tra l’edilizia selvaggia: nelle periferie urbane o nelle cittadine di mare che si popolano d’estate.

Domani
“domani mi alzerò prima che esca il sole”
La rivoluzione del sonno: intere giornate a riposare senza più rispondere a nessuno. La soluzione sta nel domani, se il domani lo vai a cercare.

L’ultima estate insieme
“come le rondini che ogni anno tornano, non sai mai se saranno le stesse ancora”
Ogni anno ci siamo ritrovati lì ad aspettare che arrivassero, senza averne certezza. Lo rifaremo ancora?.
di Serena Marotta

KKKKK
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