Politica

Le incognite sul dopo Lupi

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Metter mano alle infrastrutture è prova tangibile del lavoro, è cosa facilmente visibile agli occhi degli italiani. Anche per questo motivo Renzi tiene molto all’agenda programmatica dei prossimi anni. Al momento però, le dimissioni di Lupi ed il suo interim, rischiano di creare un rallentamento delle “poche ma qualificanti opere” previste. C’è la “riforma della portualità”, col numero delle autorità portuali quasi dimezzate e la trasformazione di queste in Spa. Oltre al taglio delle “poltrone”, servirebbe soprattutto per creare maggiore mercato e facilità di competizione col Nord Europa. Anche le grandi opere sono ovviamente sul tavolo, come le ferrovie e la viabilità, la Tav. Il nuovo Ministro dovrà decidere se la Tav avrà un futuro anche nel Nord –est e giù fino a Bari, con un impegno di investimenti notevole. Ma anche sul destino dell’azienda di Stato è ancora tutto in discussione, tra quotazioni in Borsa e privatizzazione. Da attenzionare anche il trasporto aereo, non per Alitalia ma per Meridiana, con un dossier che riguarda il futuro di un migliaio di lavoratori ed una vertenza in corso. C’è un piano nazionale promesso: quello degli aeroporti; approvato ma in attesa di vera attuazione. Eliminerebbe i ghost airports puntando solo su 12 scali principali. Anche se il viceministro Nencini dovrebbe “diboscare” il sistema normativo farraginoso delle grandi opere, fino a riformare il codice degli appalti (il disegno di legge delega è fermo in Senato), a questi si aggiungerebbe la grande incompiuta delle gare degli autobus. Ovvero l’obbligo di gara per affidare i servizi degli autobus e dei treni locali in tutta Italia. Lupi aveva annunciato la riforma del trasporto pubblico locale, ma il testo non è mai arrivato in Cdm. In ballo anche scambi e licenze su taxi e auto con conducente, che passa col regolamentare uber e affrontare i nodi e-commerce.

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