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Quinta missione, tutto bene

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Di certo reciprocamente soddisfatti dell’esito di Jack Reacher – La prova decisiva (che dovrebbe originare un nuovo franchise cinematografico), Tom Cruise – agilmente superata la boa dei cinquant’anni – e lo sceneggiatore/regista Christopher McQuarrie tornano a collaborare addirittura per la quinta avventura su grande schermo di Ethan Hunt, agente segreto scavezzacollo e in larga parte fortunato (non solo al botteghino). Ne viene fuori una “missione” movimentata, munita di inquietanti sprazzi di attualità, spettacolare e con adeguate iniezioni di ironia (le quali non sono appannaggio esclusivo del comico inglese Simon Pegg, alias il genio informatico Benji, per la terza volta consecutiva in squadra).
Qui è uno stato canaglia (citato nel titolo e denominato il Sindacato) che bisogna combattere: un gruppo “expendable” di terroristi ben addestrati (la loro provenienza parla chiaro) che intende seminare il caos nel mondo attraverso clamorosi attentati ai danni di istituzioni e collettività. Il percorso per identificarli è accidentato, anche perché l’IMF (Impossible Mission Force) sta andando incontro a uno dei soliti smantellamenti da parte del capo della CIA (un contrariato Alec Baldwin, cioè il primo Jack Ryan su pellicola); forse però si potrà contare sull’aiuto insperato di un’infiltrata (la svedese Rebecca Ferguson, da tenere d’occhio!), apparentemente indecisa tra il triplo e il quadruplo gioco.
Se la trama funziona (e avvince), l’azione soddisfa ancor di più. Scontri teatrali (letteralmente), prodezze subacquee, inseguimenti in moto e in auto, mentre sullo sfondo si avvicendano l’Austria, il Marocco, l’Inghilterra. La sospensione dell’incredulità è una condizione necessaria per la fruizione di un film del genere, confezionato ad arte per intrattenere, prima di stupire. Insomma, si tratta di uno di quei classici casi in cui non si punta al risultato epocale, ma a una ragionata composizione di stilemi che garantiscano il divertimento del pubblico. Una strada impervia quella del “niente di nuovo”, perché presuppone combinazioni inedite del “già visto”, ormai sempre più difficili da ottenere. Perciò un esito felice risalta maggiormente.
Ci sono comunque degli elementi più unici che rari nel lungometraggio, dallo stunt aereo iniziale (realizzato dallo stesso, impavido Cruise) alla casta attrazione tra “colleghi”, e si può dire che siano la ciliegina sulla già appetitosa torta spionistica. Che può contare, ricordiamolo, pure sulla salda professionalità di Jeremy Renner, dal precedente episodio superiore talvolta ambiguo di Hunt: con la saga di Bourne gli era andata male…

Mission: Impossible – Rogue Nation (id., USA/Hong King/Cina, 2015) di Christopher McQuarrie con Tom Cruise, Rebecca Ferguson, Jeremy Renner, Simon Pegg, Ving Rhames

di Massimo Arciresi

KKKKK
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