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Trent’anni fa la Strage di Pizzolungo

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Era la mattina del 2 aprile del 1985. Erano da poco passate le 8. Sulla strada che attraversa Pizzolungo, sul ciglio della statale, c’è un’autobomba per il sostituto procuratore Carlo Palermo. Il giudice si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo della sua 132 blindata, dove si trova una inchiesta internazionale di armi e droga. A pochi metri, c’è una Volkswagen Scirocco. E’ quella di Barbara Rizzo, 30 anni, che sta accompagnando a scuola i due figli gemelli Salvatore e Giuseppe Asta. Un attimo e l’autobomba esplode uccidendo e dilaniando la madre e i due fratellini. Il giudice Carlo Palermo rimane ferito. Negli anni a seguire le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (Francesco Di Carlo, Pietro Scavuzzo, Giovan Battista Ferrante e Giovanni Brusca) portarono al rinvio a giudizio come mandanti della strage i boss mafiosi Salvatore Riina, Vincenzo Virga, Antonino Madonia e Baldassare Di Maggio. Riina e Virga furono all’ergastolo anche per questo. Dopo trent’anni restano sconosciuti e impuniti gli esecutori materiali della strage. Dietro la strage di Pizzolungo le inchieste che conduceva il giudice Palermo. Tra i tanti nomi e personaggi legati alle indagini, ci sono quelli di Craxi, Lagorio e Demichelis, la Gladio, le logge del Circolo Scontrino, la Banca di Credito e Commercio Internazionale. Vecchi nomi legati agli anni più bui della nostra nazione. Carlo Palermo non è più giudice. Ha scritto tutto sul suo libro “Quarto livello” e partecipa con Libera. Anche Margherita Asta, unica familiare sopravvissuta alla strage, ha scritto un libro assieme a Michela Gargiulo. “Sola con te in un futuro aprile” è il memoriale in cui Margherita e Michela ricostruiscono il progressivo e doloroso avvicinamento alla verità.

Di Sbacchis

KKKKK
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