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Lavoro nero : Condorelli (UGL), l’impegno del sindacato al sud contro la connivenza tra datori e caporali

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Ogni giorno al Sud all’alba migliaia di lavoratori si alzano per andare a lavorare in campagna e rischiano di non tornare nelle loro case, ogni giorno si piegano la schiena per una manciata di euro, sono uomini, donne, immigrati e italiani, come racconta la cronaca per la morte di Paola Clemente, ma nel caso degli immigrati, non sappiamo chi sono, non conosciamo i loro nomi, sono delle identità nascoste, che a nessuno importa in che condizioni vivono e lavorano, stroncati dalla fatica sotto il sole cocente del mezzogiorno.
A dichiararlo nel suo editoriale dedicato al lavoro sommerso, è Giovanni Condorelli, Segretario Confederale dell’Ugl con delega alle politiche per il Mezzogiorno, nel suo editoriale pubblicato sul blog ufficiale dell’Ugl in Sicilia.
“Sono morti – approfondisce Condorelli – perché dietro al reclutamento di questa forza lavoro, si nasconde il caporalato, un fenomeno criminale che dilaga in particolar modo al sud, gestito da forze criminali senza scrupolo e che abusano della necessità di manovalanza e la costrizione a un lavoro nero che uccide in Puglia e non solo, dove l’Ugl è stata presente fisicamente con i suoi sindacalisti, per verificare le condizioni e i fatti di cronaca nelle campagne della Puglia che gridano nel totale silenzio dell’omertà, che sia ora di infliggere pene severe, per la segregazione di un intero popolo di lavoratori. Una dimensione illegale alimentata dalla continua richiesta di lavoro nelle filiere dell’agricoltura, settore edile e dei servizi, in cui è facile prestare una manodopera a basso costo, senza nessun potere di negoziazione sindacale”.
“Crediamo – prosegue Condorelli – che sia giunta l’ora di non dover contare altri morti nessun essere umano, indipendentemente dal colore o dalla nazionalità, deve subire una fine inesorabile dettata solo necessità di trovare il modo legale di garantirsi un pasto; in questi anni si è discusso su come arrestare un fenomeno consolidato soprattutto al sud, ma alla fine la perdita di milioni di posti di lavori, non ha fatto altro che alimentare il reclutamento di altri disperati, complice una governance politica scellerata, sull’immigrazione e sull’economia del nostro paese”.
“Per rendere libero il lavoro – conclude il Segretario nel suo editoriale – occorre che la connivenza tra datori di lavoro e mediatori/caporali sia severamente punita con leggi e che la qualità ispettiva di cui si parla nell’ultima indagine conoscitiva della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati vertente il caporalato, non serva solo a quantificare le migliaia di sventurati intrappolati nella rete della sopravvivenza, perché è evidente che tutti i presunti sforzi da parte delle istituzioni, siano serviti a scrivere pagine di relazioni finite nel buio della sommersa indifferenza della politica e dell’attività ispettiva , al quale l’Ugl rivolge un monito chiaro e deciso: indagare e punire i reati di caporalato, nessuna connivenza o collusione può essere tollerata”.
Com. Stam.

KKKKK
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