Delle coste italiane si parla solo in occasione dell’inizio della stagione balneare. Quali sono i lidi migliori, in quali zone l’acqua è pulita, se è presente la famigerata alga rossa. Poi, passata l’estate, non se ne parla più. L’attenzione viene rivolta verso altri problemi (e, di certo, non ne mancano).
Esiste, però, un altra complicazione anche questa legata alle coste di cui si parla (troppo) poco: quasi la metà delle spiagge italiane sono interessate dal fenomeno dell’erosione costiera. A parlarne è stato il rapporto ‘Spiagge indifese: dati e storie dell’erosione costiera’ di Legambiente. Secondo i dati rilevati, il 42 per cento dei litorali italiani sono colpiti dall’erosione. Ma in alcune regioni la situazione è assolutamente drammatica: in Molise, ad esempio, questo fenomeno interessa quasi la totalità delle coste (il 91 per cento). Situazione analoga in Basilicata (78 per cento), in Puglia (65 per cento) e in Abruzzo (61 per cento). Un fenomeno le cui conseguenze sono evidenti anche in Sicilia: sulle spiagge della provincia di Messina (a Galati ma anche a Giardini di Naxos) molte spiagge, che pure esistevano fin dai tempi della Piccola Era Glaciale, oggi rischiano di scomparire per sempre. Secondo i più recenti studi, meno del 30 per cento delle coste italiane sarebbe immune da problemi di erosione.
Le cause di questo fenomeno sono molte: alcune meteorologiche e naturali (come le precipitazioni e la tipologia del terreno), altre, invece, antropiche, legate alla gestione e allo sfruttamento del territorio. La riduzione dei trasporti fluviali di materiale sabbioso, l’urbanizzazione selvaggia delle coste, la costruzione di imponenti infrastrutture (come porti, approdi, dighe foranee che alterano il profilo delle correnti marine e del moto ondoso), l’agricoltura intensiva e la deforestazione provocano la drastica riduzione degli apporti di sedimenti (sabbie, ghiaie, limi) al mare. A questo si aggiunge la decisione di modificare ben 34.000 ettari di terreno all’interno di aree protette, ma anche, per quasi il 10 per cento del totale, delle zone a pericolosità idraulica e il 5 per cento delle rive dei fiumi e dei laghi. Sì perché, come hanno dimostrato i ricercatori, il problema dell’erosione non riguarda solo il mare, ma anche laghi e fiumi. Una situazione ben nota al governo centrale e alle amministrazioni locali: a confermare i dati allarmanti, infatti, è stata Ispra nel “Rapporto sul Consumo di Suolo 2015”. Zone che fino a non molto tempo fa rivestivano un ruolo importante nell’equilibrio naturale, come la Pianura Padana, stanno cambiando: secondo lo studio dell’Ispra, il 12 per cento di questo territorio è andato perduto a causa della erosione delle coste o della cementificazione e le conseguenze si stanno già facendo sentire sul territorio. Un problema, però, che non riguarda solo l’Italia, ma tutto il vecchio continente. Già nel 2007 uno studio denominato Eurosion mise in luce gli effetti devastanti di questo fenomeno. Da allora, però, poco o niente è stato fatto per fermare questo processo. Oggi, in Europa, la situazione continua a peggiorare a ritmo preoccupante: ogni anno scompaiono 970 milioni di tonnellate di coste (pari a circa 600 milioni di metri cubi di suolo). E, secondo i ricercatori europei, il paese in cui si stanno verificando i danni maggiori è proprio l’Italia (seguita dalla Slovenia). A confermarlo l’ultimo rapporto del Joint research centre della Commissione Ue. Un problema che andrebbe affrontato e risolto in modo concreto dato che ha gravi ripercussioni non solo sull’ecosistema, ma anche sulla produzione alimentare e, in generale, sull’economia. L’erosione delle coste e della cementificazione selvaggia ha conseguenze rilevanti in molti ambiti. A cominciare dall’alimentazione: a causa della perdita di aree da destinare a coltivazioni e allevamenti, è diminuita la possibilità di produrre alimenti. Oggi 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti “italiani” (e sono costrette a ricorrere a prodotti importati – spesso con effetti negativi sulla salute e sull’economia del paese). Ma non basta. Rilevanti anche gli effetti sul turismo (siti come la spiaggia di Eraclea Minoa, la Scala dei Turchi e la spiaggia di Linguaglossa sono ormai quasi irrimediabilmente perduti), e su tutta l’economia legata alla balneazione.
Quello dell’erosione delle coste è una tematica ben conosciuta: è noto come si sta evolvendo, sono note le cause, sono noti gli effetti sul territorio, sulla popolazione e sull’economia.
L’unica cosa che non si sa è perché nessuno finora abbia fatto niente per fermarlo (a parte organizzare qualche convegno scientifico o pubblicare i risultati di qualche studio)
di C.Alessandro Mauceri
foto da Wikipedia