“La classe non è acqua” è un modo di dire per evidenziare che è “il modo giusto di comportarsi”; qualità rarissima e, di conseguenza, non comune come l’acqua e che, spesso viene attribuita a certi personaggi sportivi o attori… come gli Zappalà, nel nostro caso che, di classe ne hanno a profusione.
Lo abbiamo notato tanti anni fa e continuiamo a notarlo tutte le volte che li vediamo sulle scene. Recentemente li abbiamo applauditi nel loro teatro-arena di Mondello, in occasione della rappresentazione della notissima commedia di Antonino Russo Giusti, “L’eredità dello zio canonico”. Vito, Graziella e Teresa Zappalà (rispettivamente nei ruoli di Antonio Favazza, Nenza e Maddalena), ottimi esperti, non danno l’impressione di recitare ma dialogano normalmente come persone comuni: ridono, piangono, scherzano, si adirano, gridano, litigano… in modo talmente naturale, aiutandosi con una efficace mimica… e il numeroso pubblico presente, palesemente divertito, li ha più volte applauditi anche a scena aperta. All’ottima riuscita dello spettacolo hanno contribuito i bravissimi comprimari, indispensabili allo svolgimento dell’intreccio drammatico: Calogero Spina (il Cav. Amore), Marco Feo (Mario), Massimo D’Aleo (Santo), Matteo Coffaro (Don Michelino, segretario del notaio), Francesco Italia (il Vicario), Rosangela Cannizzaro (Agatina), Rosa Tramuto (il Notaio Mercurio) e la piccola Martina Bisanti (la figlia della portinaia). Direzione Artistica e Regia curate da Vito Zappalà.
Franco Verruso
Com. Stam.