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Solo una bottiglia di latte su quattro è oramai prodotta in Italia

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Dal primo aprile scatta la fine del regime comunitario di regime supplementare. Dopo ben trentadue anni, si ritornerà al principio del libero mercato, un passaggio storico che segna una nuova sfida per i produttori italiani del settore agricolo. Il ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina è fiducioso: “Abbiamo istituito un piano nazionale per il latte e la Commissione europea ha accolto la nostra richiesta di rateizzare senza interessi le multe, anche per eventuali sforamenti di quote latte per la stagione 2014-2015″. Il sistema di riforma inerente le quote latte, si spera posso dare nuova linfa al settore lattiero-caseario italiano che oramai e al collasso totale. In un anno il prezzo al litro del latte crudo alla stalla è sceso del 12 per cento, passando da 41 centesimi (gennaio 2014) a 36 (gennaio 2015). Mentre quello al consumo è continuato a salire: da 1,37 a 1,49 euro/litro per il latte fresco intero e da 1,20 a 1,28 euro/litro per quello Uht parzialmente scremato. I guadagni maggiori, riguardano coloro i quali si trovano in mezzo alla filiera, ossia i commercianti. In crisi invece gli allevatori, che a stento riescono a coprire le spese di produzione, pari a 52 centesimi il litro, secondo quanto dichiarato da Daniele Sfulcini, direttore di Confagricoltura Mantova. A causa di questi aumenti dei costi di produzione, in Italia secondo i dati di coldiretti, sarebbero rimaste in piedi solo 36mila stalle da latte, di cui 19mila in zone di montagna e svantaggiate. Da quando è scoppiata la crisi sono quasi 9mila quelle che hanno chiuso. Trentaduemila posti di lavoro persi (e 180mila gli occupati attuali). Undici milioni di tonnellate di latte prodotto all’anno, di cui la metà viene trasformata in formaggi Dop.Chi resiste è con l’acqua alla gola. Un esempio, della grande crisi che avvolge il settore, lo si può riscontrare in alcuni caseifici del Mantovano, dove gli allevatori, con fabbriche esistenti da 300 anni sono costretti a razionalizzare la produzione, non riuscendo a coprire i debiti che hanno dovuto caricarsi per portare avanti le società.

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