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Aiuti di Stato: la Commissione conclude l’indagine approfondita sulle misure di sostegno a favore del produttore italiano di acciaio ILVA S.p.A.


Aiuti di Stato: la Commissione conclude l’indagine approfondita sulle misure di sostegno a favore del produttore italiano di acciaio ILVA S.p.A., e per quanto riguarda due di queste, ordina il recupero degli aiuti di Stato illegali concessi

Bruxelles, 21 dicembre 2017 La Commissione europea ha completato l’indagine approfondita sulle misure di sostegno a favore del produttore di acciaio ILVA S.p.A. ed ha concluso che due prestiti che l’Italia ha concesso all’ILVA nel 2015 comportavano aiuti di Stato illegali. L’Italia deve ora procedere al recupero presso l’ILVA di tale indebito vantaggio, quantificabile in circa 84 milioni di euro.

La Commissione ha constatato che le altre misure di sostegno concesse non comportavano invece aiuti di Stato.

La presente decisione in materia di aiuti di Stato non interferisce con l’attuazione delle misure ambientali essenziali per porre rimedio all’inquinamento del sito ILVA di Taranto. Essa non interferisce nemmeno con la procedura di vendita degli attivi dell’ILVA, in relazione alla quale la Commissione sta attualmente conducendo un’altra indagine, per verificarne la compatibilità con le norme dell’UE in materia di concentrazioni.

La commissaria Margrethe Vestager, responsabile della politica della concorrenza, ha dichiarato: “La migliore garanzia di sostenibilità futura della produzione siderurgica dell’area di Taranto consiste nella cessione degli attivi dell’ILVA a condizioni di mercato; l’impresa non può dipendere dal sostegno artificiale dello Stato. La nostra indagine ha rivelato che due misure di sostegno pubblico hanno conferito all’ILVA un vantaggio indebito, grazie al quale ha potuto finanziare le proprie operazioni correnti. Ciò non altera il fatto che, se l’ILVA viene gestita oculatamente, il suo futuro è sostenibile. Come ha evidenziato la procedura di vendita gestita dal governo italiano, vi sono diversi potenziali offerenti disposti ad investire nel futuro dell’ILVA e ad adeguare lo stabilimento alle norme ambientali vigenti.

Quando la Commissione ha aperto l’indagine, abbiamo esplicitamente dichiarato che l’esame della compatibilità con le norme in materia di aiuti di Stato non avrebbe intralciato o rallentato gli interventi urgenti di bonifica ambientale nell’area di Taranto. Per proteggere la salute degli abitanti di Taranto, tali interventi essenziali di risanamento ambientale dovrebbero procedere senza ritardi.”

L’ILVA è stata posta in amministrazione straordinaria nel marzo 2015. Le norme UE sugli aiuti di Stato consentono soltanto di promuovere la competitività e l’efficienza a lungo termine delle acciaierie, ma non di sostenere i produttori che versano in difficoltà finanziarie. Tali norme sono state applicate sistematicamente in vari Stati membri dell’UE.

Nel 2014 e nel 2015 la Commissione ha ricevuto quattro denunce dai concorrenti del mercato, secondo le quali l’ILVA aveva ricevuto aiuti di Stato illegali. Nel gennaio 2016 la Commissioneha avviato un procedimento di indagine formale in materia di aiuti di Statoriguardante cinque misure di sostegno che il governo italiano ha concesso all’ILVA.

L’indagine della Commissione ha confermato che due delle cinque misure hanno conferito all’ILVA un vantaggio indebito, in violazione delle norme UE sugli aiuti di Stato. L’Italia ha concesso tale sostegno all’ILVA nel 2015, nel periodo quindi dell’apertura della procedura d’insolvenza.

  • In particolare, il sostegno riguarda le condizioni finanziarie relative ad una garanzia statale su un prestito di 400 milioni di euro e ad un prestito pubblico di 300 milioni di euro. Tali importi sono stati utilizzati per finanziare il fabbisogno di liquidità dell’ILVA relativo alle sue attività commerciali e non per sopperire ai costi della bonifica ambientale. Entrambe le misure sono state concesse a condizioni più favorevoli rispetto alle condizioni di mercato e hanno avvantaggiato l’ILVA rispetto agli altri produttori di acciaio dell’UE, che devono finanziare a proprie spese le operazioni correnti e gli interventi di ristrutturazione.
  • In quanto beneficiaria di fondi pubblici concessi dall’Italia sotto forma di garanzie o finanziamenti, l’ILVA deve ora rimborsare circa 84 milioni di euro di aiuti (interessi esclusi), corrispondenti alla differenza tra le condizioni finanziarie del prestito e della garanzia di cui l’ILVA ha beneficiato e le condizioni prevalenti sul mercato. Inoltre, per quanto riguarda il futuro, le condizioni di concessione del prestito e della garanzia dovranno essere adeguate alle condizioni di mercato.

L’obbligo di rimborsare gli aiuti illegali rimane responsabilità dell’ILVA e non se ne prevede il trasferimento all’eventuale futuro acquirente degli attivi dell’ILVA, a condizione che vi sia discontinuità economica tra l’ILVA e l’entità acquisita dal nuovo proprietario. Tale valutazione sarà definita una volta completato l’esame della compatibilità con le norme sulle concentrazioni.

La Commissione ha inoltre esaminato altre tre misure di sostegno, concludendo però che esse non si configurano come aiuti di Stato, essendo conformi alle condizioni di mercato, non risultando imputabili allo Stato italiano o non comportando fondi pubblici. È questo in particolare il caso dei fondi ammontanti ad oltre 1,1 miliardi di euro che i proprietari dell’ILVA hanno trasferito alla società nel giugno 2017 e che sono destinati a porre rimedio alle gravi carenze ambientali che caratterizzano le attività dello stabilimento di Taranto.

L’odierna decisione in materia di aiuti di Stato non incide sulle conclusioni degli altriprocedimenti d’infrazione relativi alle norme ambientali UE che la Commissione sta conducendo attualmente, né sull’indagine relativa all’acquisizione degli attivi dell’ILVA da parte di ArcelorMittal InvestCo, in merito alla quale la Commissione adotterà un’altra decisione alla luce delle norme UE sulle concentrazioni.

Vendita degli attivi dell’ILVA e controllo delle concentrazioni

Anche prima dell’apertura della procedura d’insolvenza, nel marzo 2015, l’amministrazione dell’ILVA è stata affidata a tre commissari straordinari nominati dal governo e incaricati di gestire la società e di procedere alla vendita e alla liquidazione dell’ILVA e dei suoi attivi.

L’ILVA è un importante produttore di prodotti piani di acciaio al carbonio, le cui principali risorse produttive si trovano in Italia. Lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto, in particolare, è il più grande polo siderurgico integrato dell’UE. Grazie all’importanza strategica dell’ILVA nel settore siderurgico, la procedura ha suscitato l’interesse di diversi investitori.

Sulla base delle informazioni disponibili, la procedura di vendita degli attivi dell’ILVA si è svolta in modo aperto, corretto e trasparente. Nel contesto della procedura gli attivi dell’ILVA sono stati oggetto di varie offerte. La valutazione del miglior offerente alla luce delle norme in materia di concentrazioni è attualmente in corso.

Nel giugno 2017, l’Italia ha deciso di assegnare la maggior pare degli attivi dell’ILVA ad ArcelorMittal InvestCo, un consorzio guidato da Arcelor Mittal, il principale produttore siderurgico del mondo in termini di capacità. La Commissione continua a esaminare il progetto di acquisizione ai sensi delle norme UE sul controllo delle concentrazioni e non può, in questa fase, pregiudicare l’esito di questa indagine distinta. L’attuale termine entro cui la Commissione deve adottare una decisione è il 4 aprile 2018.

Problemi ambientali e di salute pubblica nell’area di Taranto

Per molti anni l’ILVA ha disatteso le norme ambientali, causando gravi problemi all’ambiente e alla salute pubblica nell’area di Taranto. Dal 2013 la Commissione porta avanti nei confronti dell’Italia un procedimento d’infrazione per non aver garantito il rispetto da parte dell’ILVA della legislazione dell’UE in materia di norme ambientali.

Ciò significa che la Commissione verifica scrupolosamente se i vincoli ambientali vengono rispettati. La Commissione continua ad insistere sul fatto che, come è stato concordato con le autorità italiane nel 2016-2017, gli interventi di bonifica necessari per proteggere la salute degli abitanti e l’ambiente delle aree circostanti devono essere realizzati senza indugi.

Data l’urgenza della situazione, già la decisione di apertura della Commissione del 2016 – così come la decisione odierna – prevede alcune salvaguardie e la chiarezza che permettono all’Italia di procedere all’attuazione delle misure di bonifica. L’odierna decisione lascia altresì impregiudicata l’applicazione del principio “chi inquina paga”.

Nell’ambito dell’indagine in materia di aiuti di Stato e durante l’intera procedura di vendita, la Commissione ha operato in stretta collaborazione con le autorità italiane per garantire che in futuro l’impianto risulti valido sotto il profilo commerciale, offra posti di lavoro sostenibili e rispetti l’ambiente, senza indebiti vantaggi provenienti da risorse statali. Le offerte presentate durante la procedura di vendita dimostrano il notevole interesse degli investitori del mercato per la modernizzazione dello stabilimento e per il miglioramento della sua efficienza ambientale, mentre gli aiuti di Stato illegali erogati hanno avuto l’unico scopo ed effetto di mantenere in attività l’impresa, senza migliorarne le condizioni economiche e ambientali.

Guardando al futuro, sarà essenziale che il nuovo piano ambientale elaborato dai potenziali acquirenti risulti conforme al diritto dell’UE in materia, in particolare alla direttiva sulle emissioni industriali. Nel frattempo, sono stati raccolti fondi sufficienti esenti da aiuti di Stato, che rimangono a disposizione dell’ILVA per gli interventi urgenti di bonifica, necessari per proteggere la salute degli abitanti e l’ambiente delle aree circostanti.

Informazioni sulle norme UE in materia di aiuti di Stato

Gli interventi pubblici a favore delle società che svolgono attività economiche possono essere considerati privi di aiuti di Stato ai sensi delle norme UE se sono effettuati alle stesse condizioni che un investitore privato operante in condizioni di mercato avrebbe accettato (il principio dell’operatore in economia di mercato). Se tale principio viene disatteso, l’intervento pubblico costituisce un aiuto di Stato, in quanto conferisce al beneficiario un vantaggio economico su cui i suoi concorrenti non possono contare.

In linea di principio, le norme UE sugli aiuti di Stato impongono di recuperare gli aiuti di Stato illegali per eliminare la distorsione della concorrenza che hanno creato. Le norme UE sugli aiuti di Stato non prevedono ammende né puniscono la società coinvolta: esse si limitano a ripristinare la parità di trattamento con le altre imprese.

Una volta risolti eventuali problemi di riservatezza, la versione non riservata della decisione odierna sarà disponibile sul sito web della DG Concorrenza, nel Registro degli aiuti di Statocon il numero SA.38613. Le nuove decisioni in materia di aiuti di Stato pubblicate su internet e nella Gazzetta ufficiale figurano nel bollettino elettronico di informazione settimanale in materia di aiuti di Stato (State Aid Weekly e-News)

CS

KKKKK
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