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Alle pendici dell’Etna, Catania diventa capitale europea del Jazz, “al buio”

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C’è una città in Italia (e ve lo diciamo subito, non è Milano) dove i più grandi jazzisti italiani, europei e internazionali sono stati almeno una volta anche quando in pochi li conoscevano, credendo in loro, più che in una scommessa, ritrovandosi un pubblico sempre numeroso e desideroso di ascoltarli.

C’è una città in Italia (e vi aiutiamo ancora di più, non si tratta di una grande metropoli, né tantomeno di una città del nord) dove da alcuni anni ormai ogni jazzista è invitato a suonare per tre sere di fila ( tutte sold-out )  all’interno di un club da 200 posti.

C’è una città in Italia (no, se state pensando Roma, non stiamo parlando neanche della capitale) dove da 35 anni, nel silenzio più totale e lontano dalle telecamere televisive, la gente si ritrova per ascoltare jazz e, in tutti questi anni, è “capitato” che sul palco siano saliti artisti come McCoy Tyner, Ornette Coleman, Chick Corea, Pat Metheny, Dizzy Gillespie, Wayne Shorter, Jaco Pastorius, Michel Petrucciani, Gerry Mulligan e centinaia ancora.

Questa città è probabilmente l’ultima a cui poter pensare, perché si trova su un’isola, alle pendici di un vulcano ancora attivo e che sempre più spesso si fa sentire. Probabilmente adesso la soluzione vi sarà arrivata in testa e quindi, sì, questa città è Catania.

Era il 24 novembre del 1983 quando l’Arkestra di Sun Ra inaugurò la prima rassegna dell’Associazione Catania Jazz e raggiunti quasi i 35 anni di attività, un’orchestra, questa volta quasi interamente siciliana, ha accompagnato il maestro del sassofono Andy Sheppard in una produzione esclusiva e in anteprima suonando una sua composizione. Ed è stato proprio in questa occasione, che qualcosa di fenomenale è avvenuto.

Perché è vero che esiste una città dove quasi ogni concerto risulta sold-out, ma esiste una città dove in nessun’altro posto c’è un così forte legame tra pubblico e organizzatori. Perché, proprio il pubblico, anni fa, salvò questa rassegna, nel momento di massima difficoltà, decidendo di abbonarsi al buio anticipatamente un anno prima, senza sapere chi sarebbe salito sul palco l’anno seguente. Il pubblico rispose alla grande e anni dopo, proprio al concerto di Sheppard, gli abbonamenti al buio sono arrivati a quota 605 (dato di fine febbraio che presumibilmente continuerà a crescere nei mesi fino alla chiusura degli abbonamenti). Numeri che non sorprendono certo Catania Jazz, ma che confrontati con qualsiasi altra rassegna jazz in Italia e in Europa, trovano difficoltà nell’individuare qualcosa di simile, tanto che, “costretti”, le serate nel famoso club dall’anno prossimo risulteranno 4, ovviamente già sold-out. Catania Jazz (e la rassegna parallela a Palermo, Nomos Jazz) si snoda principalmente su due location, il Ma (il club delle 4 serate) e un teatro da 874 posti. Gli artisti si dividono tra i due teatri, ricevendo, sempre, la giusta accoglienza.

Senza una sede effettiva e senza alcun contributo degli enti pubblici locali ma solo con l’aiuto del generoso pubblico siciliano (e da pochi anni del MIBAC)  Catania Jazz ha cercato di perseguire l’obiettivo principale della qualità, accostando a grandi nomi della musica, artisti giovani che col tempo sono diventati di fama mondiale, invitati nei più prestigiosi festival e club al mondo per suonare e racimolando giusto qualche Grammy durante la carriera (è più semplice andare direttamente sul sito www.cataniajazz.com per sfogliare l’elenco lunghissimo degli artisti che sono saliti sul palco). Ma compito della rassegna è sempre stato quello di mettersi alla prova, sapendo a volte di rischiare, proponendo una varietà di stili musicali legati al jazz, non appiattendosi sul jazz tradizionale, ma attraverso le sperimentazioni e gli eclettismi di artisti provenienti da tutte le parti del mondo, scegliendo anche la diversità, l’unione tra culture e il multilinguismo non soltanto musicale, come principi per i concerti da proporre. La stagione in corso, che ha visto salire sul palco, tra i tanti, Carmen Souza, Banda Magda, Robert Glasper, Badi Assad, Steve Coleman, Ada Montellanico, il super gruppo dei Kneebody, vedrà la sua conclusione a fine aprile, proponendo ancora in cartellone artisti come Celine Rudolph (13-14 marzo), Paolo Angeli in coppia con Oriol Roca (8-9-10 maggio) e l’attesissimo ritorno del re incontrastato dell’acid jazz James Taylor con il suo quartetto (5 aprile). Chiusura d’eccezione particolarissima con la sicula-afroamericana Tonina, per la prima volta in Europa (17-18-19 aprile).

No, non è un’autocelebrazione o qualcosa di simile, ma sono dati questi che pongono Catania come una delle capitali del jazz europeo e la rassegna musicale Catania Jazz come la più seguita stagione in Italia.

Com. Stam.

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