Breve

Bentornati al Sud

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Ci sono due tipi di interpreti: quelli proteiformi e quelli che ripropongono sempre se stessi. Categoria, sia chiaro, non meno inclita, poiché “costringe” i personaggi al proprio – a volte acclamato – stile recitativo, lasciando che le sceneggiature e gli sfondi facciano la differenza. Se escludiamo gli intensi esordi da “ terrunciello ”, Diego Abatantuono, connotato da costante abbronzatura e barba variamente scolpita, s’inscrive senz’altro nel secondo gruppo, con esiti talvolta felici, talaltra ripetitivi (iniquamente distribuiti perlopiù tra opere di Avati e Salvatores; anche di Vanzina, ma per i “ritorni alle origini”). L’attitudine cinica e gli sguardi scettici dell’attore milanese al servizio di una buona storia funzionano a dovere, ed è quel che succede nella nuova fatica di Guido Chiesa, giunto a sorpresa alla commedia dopo pellicole quali Il partigiano Johnny e Lavorare con lentezza. Certo, a far ridere ci è arrivato per vie imprevedibili, collaborando ai copioni delle farse dirette dal comico livornese Paolo Ruffini, Tutto molto bello e prima ancora Fuga di cervelli, non esattamente dei fulgidi esempi da seguire all’interno del recente panorama nostrano. Ma pure qui si registra un dato interessante: quest’ultimo titolo – alla stregua di, per dire, Una famiglia perfetta di Paolo Genovese – era il remake di un film spagnolo; e pure Belli di papà discende da un lungometraggio preesistente, messicano stavolta: Nosostros los Nobles, realizzato nel 2013 da Gary Alazraki (cercatevi sul web la locandina e confrontatela con quella italiana…). Come dire: il genere prediletto dal pubblico nazionale tenta di estrarre linfa rivitalizzante dal cinema ispanofono.
La trama riguarda la presunta bancarotta fraudolenta di un facoltoso imprenditore meneghino (quantomeno d’adozione), che ne approfitta per trascinare i suoi viziatissimi figli – in assoluto alieni al concetto concreto di lavoro – nella dismessa casa genitoriale di Taranto, agitando lo spauracchio di uno stato di latitanza di durata imperscrutabile, da trascorrere mantenendo un profilo il più basso possibile. Grazie alla presunta emergenza – dietro alla quale si cela una menzogna, e non l’unica: non per niente la fiducia è uno dei temi centrali del soggetto – i tre rampolli dalle mani bucate sono messi di fronte alle loro personali capacità di adattamento e di reazione. Matteo (Pisani) se la vede con i rifiuti, Andrea (Di Raimondo) con la vendita porta a porta e Chiara (Gioli) con il servizio ai tavoli. Le situazioni, sebbene smussate, regalano il divertimento richiesto. Debutto per l’ex-DJ Francesco nel ruolo del fidanzato stolido e cupido.

Belli di papà (Italia, 2015) di Guido Chiesa con Diego Abatantuono, Andrea Pisani, Matilde Gioli, Francesco Di Raimondo, Francesco Facchinetti

di Massimo Arciresi

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KKKKK
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